JOE BIDEN FARÀ UN SOLO MANDATO: LA VICE CHE SCEGLIERÀ POTREBBE OCCUPARE LA CASA BIANCA PER 12 ANNI - IL CANDIDATO FA TRAPELARE DI ESSERE PRONTO A MOLLARE DOPO 4 ANNI, SIA PER TRANQUILLIZZARE SULL'ETÀ (78) SIA PER FAR INGOIARE IL ROSPO DELLE SUE MOLESTIE: VOTATE UN MAIALONE, MA POI LASCIO IL POSTO ALLA MIA VICE, CHE SARÀ PROBABILMENTE NERA O LATINA - L'IPOTESI MICHELLE SCALDA I CUORI DEI SOSTENITORI MA NON DEL PARTITO: GLI ATTUALI LEADER NON VOGLIONO FARE I COMPRIMARI DEGLI OBAMA PER 30 ANNI

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1. JOE BIDEN FARÀ UN SOLO MANDATO: LA VICE CHE SCEGLIERÀ POTREBBE OCCUPARE LA CASA BIANCA PER 12 ANNI

DAGONEWS

 

biden tara reid biden tara reid

Joe Biden farà un solo mandato? Questa l'ipotesi che circola tra i dem, che lo stesso candidato avrebbe fatto trapelare per convincere i più riluttanti. Un po' per l'età (ha 78 anni) un po' per lo scandalo Tara Reade che sta mettendo in difficoltà molte donne del partito.

 

Le testimonianze che corroborano la storia della ex collaboratrice aumentano ogni giorno. Con molte meno prove, il giudice Kavanaugh fu impalato dalle senatrici democratiche, pur avendo commesso i presunti crimini ai tempi del college (non da politico maturo come era Biden nel 1993) e pur essendo in corsa per una carica meno importante.

 

joe biden tara reade joe biden tara reade

Il tema della vicepresidenza diventa quindi fondamentale: colei che sarà scelta oggi (Joe ha promesso lo slot a una donna) potrebbe ''occupare'' la casella del candidato alla Casa Bianca per 12 anni. Ecco l'ipotesi: Biden vince, non si ricandida nel 2024 lasciando il posto alla sua vice, che a quel punto ha davanti altri due potenziali mandati, fino al 2032. Il tutto ovviamente considerando Trump e il partito repubblicano perdenti.

 

Il ruolo, solitamente un ripiego, diventa quindi un treno che passa una sola volta nella vita per molte delle più agguerrite candidate alle primarie, da Kamala Harris a Elizabeth Warren. Ora o mai più.

 

La statistica parla chiaro: 14 dei 45 presidenti degli Stati Uniti sono prima stati vice. Per questo anche l'ipotesi Michelle, che scalda i cuori dei supporter, raffredda le prime file del partito: le suddette signore (e pure gli altri signori) non scalpitano per finire in un'altra era geologica come quella dei Clinton, che ha dominato la sinistra per quasi un quarto di secolo, dall'elezione di Bill nel 1992 alla sconfitta di Hillary nel 2016. Gli Obamas, con questa mossa, potrebbero occupare la scena dal 2008 al 2032. Altri 24 anni.

michelle obama joe biden michelle obama joe biden

 

Tra i nomi ''caldi'', segnala il New York Times, ci sono anche quelli di Michelle Lujan Grisham (governatrice del New Mexico, ispanica) e Susan Rice (ex consigliere per la sicurezza nazionale, afroamericana), che non ha mai ricoperto una carica elettiva ma è stata un membro chiave dell'amministrazione Obama. Anche alla luce dell'ipotesi Biden out prima del tempo, nel partito preferiscono chi ha esperienza diretta di governo rispetto a congresswomen e senatrici che molto chiacchierano e poco decidono…

 

 

2. «MICHELLE OBAMA VICEPRESIDENTE»: IL COMITATO CHE «SPINGE» BIDEN (E USA LA MAILING LIST UFFICIALE DEI DEMOCRATICI)

Giuseppe Sarcina per www.corriere.it

 

joe biden michelle obama joe biden michelle obama

 

 «Draft Michelle Obama for Vp», arruoliamo Michelle Obama come vice presidente. L’e-mail è arrivata ieri, lunedì 4 maggio, ai militanti del partito democratico. «Nel giro di un paio di settimane presenteremo la nostra proposta ai media», spiega al telefono un portavoce del comitato che si è costituito in questi giorni.

 

Va subito chiarito che la ex First Lady non ne fa parte e non appoggia ufficialmente l’iniziativa. Per ora Michelle non ha mostrato alcun interesse a entrare direttamente nella sfida per le presidenziali. E forse Joe Biden sceglierà un’altra figura per il ticket presidenziale.

barack e michelle obama con jill e joe biden barack e michelle obama con jill e joe biden

 

Tuttavia questa non sembra un’operazione estemporanea, una semplice petizione online (che pure c’è). L’idea è lanciata da due importanti finanziatori del partito democratico. Uno è Mack Wilbourn, di Atlanta, in Georgia. È il proprietario e il presidente di Mack II, una società di management nel settore del Fast Food. L’altra è Nadine Hack, ceo di beCause Global Consulting, società di consulenza internazionale, con sede principale a Losanna. Completano la squadra dei promotori Tito Jackson, un politico di Boston, Sidney Topol, consigliere di amministrazione della tv Wgbh, Bill Batson, ex direttore della Civil Liberties Union di New York e infine Jada Hebra, senior vice presidente della University of New Hampshire. Il Comitato ha diverse sedi, da New York a Chicago. Anche se in questa fase, spiega ancora il portavoce, «stiamo tutti lavorando da remoto».

obama e susan rice al telefono con la homeland security advisor lisa monaco per aggiornamenti su bruxelles obama e susan rice al telefono con la homeland security advisor lisa monaco per aggiornamenti su bruxelles

 

Si legge nel messaggio spedito ai supporter democratici: «Crediamo fermamente che la Signora Obama non solo apporterebbe un grande beneficio al ticket del nostro partito nelle elezioni di novembre, ma consentirebbe di guidare questo Paese con più giustizia e più empatia... La signora Obama, la donna più ammirata in America, ha la credibilità di una leader affidabile ed è il simbolo forte dell’unità all’interno del partito democratico...».

 

Da diversi giorni si attende un’uscita ufficiale di Michelle, in appoggio alla candidatura di Biden e a sostegno dell’intensa opera di raccordo con le diverse anime del partito, compiuta negli ultimi mesi dall’ex presidente Barack Obama.

 

susan rice obama hillary clinton susan rice obama hillary clinton

Intanto ieri, 4 maggio, la «potenziale» vice presidente si è fatta viva con un appello messo in rete attraverso lo stesso circuito usato dal Comitato nazionale del partito democratico. «Appoggiate la mia petizione per il voto via mail nelle elezioni di novembre – scrive Michelle –. Come possono i repubblicani chiederci di scegliere tra il diritto di voto e il diritto alla nostra salute?».

 

Garantire la regolarità delle elezioni presidenziali di novembre: ecco il primo fronte di impegno scelto dalla «Signora Obama». Almeno per ora.

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