“BARBARELLA” MEJO DI ANNA KULISCIOFF: DACCI LA LINEA! - LE CONDIZIONI DI ZINGARETTI (CHE OGGI VA IN TV DALLA D’URSO) PER RESTARE IN SELLA. MA PER LA SUCCESSIONE PRENDE QUOTA IL NOME DI ENRICO LETTA - COME DAGO-ANTICIPATO, IL FRATELLO DI MONTALBANO, FERITO A MORTE DALLE DICHIARAZIONI DI FRANCESCHINI, BONACCINI, CASTAGNETTI, ZANDA, TORNERA’ AL NAZARENO SE RICEVERA’ LA RICHIESTA DI RESTARE DAL 90% DEI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE (PREVISTA PER IL 13 E 14 MARZO) - I VETI SU ORLANDO. OCCHIO A ENRICHETTO…

Condividi questo articolo


https://m.dagospia.com/ma-zinga-il-giorno-dopo-ritorno-al-nazareno-se-ricevero-la-richiesta-di-restare-dal-90-263136

 

Giovanna Vitale per la Repubblica

 

ZINGARETTI BARBARA D URSO ZINGARETTI BARBARA D URSO

«Preside' hai fatto bene ad andartene». «Preside' troppo hai resistito in quel covo di vipere». Nicola Zingaretti si è appena congedato da Sergio Mattarella, cui ha fatto da Cicerone nella Nuvola di Fuksas trasformata dalla sua Regione in un grande hub vaccinale. Mancano pochi minuti alle 11, per le strade dell' Eur c' è poca gente e l' ormai ex segretario Pd sta andando a prendere un caffè al bar lì vicino.

 

Nonostante la mascherina, in tanti lo riconoscono, dai finestrini abbassati gli urlano parole di incoraggiamento. Un calore mai avvertito, neanche dopo aver vinto le primarie, che ricompensa l' amarezza delle ultime settimane, culminata nel clamoroso «mi vergogno» pronunciato per annunciare le dimissioni.

NICOLA ZINGARETTI DIMISSIONARIO IN VERSIONE DAFT PUNK NICOLA ZINGARETTI DIMISSIONARIO IN VERSIONE DAFT PUNK

 

Non ci ha ripensato, Zingaretti. O almeno «non ancora», confidano i suoi, tuttora fiduciosi di fargli cambiare idea. Convinti che il pressing dei circoli, gli appelli delle federazioni regionali, la marea di militanti che scrivono o chiamano per chiedergli di restare possano prima o poi aprire una breccia.

 

Far vacillare il muro che per adesso sembra resistere a ogni sollecitazione: «Io ho fatto il mio, ora tocca a voi», ha risposto il governatore del Lazio ai tanti che anche ieri hanno provato a sondarlo.

 

Non solo per la spericolatezza della manovra: a dieci giorni dall' addio dovrebbe farsi confermare o farsi eleggere in assemblea, come se nulla fosse successo, col rischio di perdere la faccia dopo il pesante j' accuse che ha accompagnato la sua uscita di scena. Il problema è pure che lo stato maggiore del partito non l' ha presa bene: dipingere il Pd come una sentina di veleni, popolato da dirigenti che pensano solo alle poltrone, ha fatto calare il gelo intorno a lui.

 

CECILIA D'ELIA NICOLA ZINGARETTI ANDREA ORLANDO CECILIA D'ELIA NICOLA ZINGARETTI ANDREA ORLANDO

Rendendo più complicato un eventuale ritorno. Contro il quale, però, viste le difficoltà del momento, nessuno opporrebbe resistenza. «Sarebbe una cosa positiva, forse la soluzione migliore», spiega uno fra i più autorevoli avversari interni.

 

Una delle poche strade per evitare il caos, lo scontro fra correnti che si sta già materializzando nei primi pour parler per individuare il successore. L' assemblea nazionale, che salvo rinvio si terrà sabato e domenica, ha difatti solo due opzioni davanti: eleggere il segretario che guiderà il Pd sino al 2023; oppure indire il congresso, che tuttavia la pandemia rende impraticabile. Precluso per lo meno fino alla prossima primavera: a ottobre ci sono le amministrative, nel febbraio successivo si elegge il presidente della Repubblica. Avviare un confronto di 4-5 mesi (tanto quando dura l' iter che porta alle primarie) a cavallo di scadenze tanto importanti è giudicato da tutti una follia.

dario franceschini 3 dario franceschini 3

 

Non resta dunque che concentrarsi sul post-Zingaretti, sempre che lui non decida di rientrare in campo. Come i suoi sperano, tanto da aver già predisposto una strategia per l' assemblea: proporre in apertura un ordine del giorno per chiedere al segretario di tornare. Se l' 80-90% voterà a favore, lui non potrebbe tirarsi indietro. Presenterebbe un documento politico di rottura. E nessuno potrebbe obiettare nulla. Lo dice chiaro l' ex ministro Boccia: «Ora decide l' assemblea, non quattro capicorrente». E lo lascia intendere lo stesso Zingaretti, a margine di una visita a Termini: «Nel Pd da mesi sentiamo una voglia di dibattito che però si è risolta in un martellamento quotidiano.

LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI PAOLA DE MICHELI MARINA SERENI LUIGI ZANDA NICOLA ZINGARETTI PAOLA DE MICHELI MARINA SERENI

Mi auguro che questo momento aiuterà a fare chiarezza».

 

In attesa di capire come finirà, i big del Pd stanno tuttavia organizzando un' alternativa. D' accordo sul fatto che il prossimo leader non potrà essere debole né di transizione, ma una figura autorevole, capace di parlare con Draghi, fare il controcanto a Salvini, reggere la competizione con Conte. Pescare fra le seconde file sarebbe un suicidio.

 

Spiega Dario Franceschini ai suoi: «Non possiamo pensare a soluzioni ballerine, provvisorie, serve un segretario forte, con la maggioranza più larga possibile, che guidi il partito almeno per un anno». Meglio ancora «se condiviso», aggiungono da Base riformista. Identikit che per molti corrisponde a quello di Enrico Letta. Il quale avrebbe un' unica controindicazione: non è una donna, come i più vorrebbero.

 

 

IL SEGRETARIO USCENTE OGGI OSPITE IN TV AL PROGRAMMA DELLA D'URSO

Alessandro Di Matteo per La Stampa

 

BARBARA D'URSS - CARLI BARBARA D'URSS - CARLI

È un partito frastornato il Pd scaricato da Nicola Zingaretti. La mossa del leader dimissionario fa saltare anche gli equilibri tra le correnti, va in fibrillazione la stessa maggioranza che ha guidato il partito in questi due anni ed è ancora lontana un' intesa sul nome da eleggere all' assemblea in programma per il prossimo fine settimana.

 

L' accordo va trovato innanzitutto tra l' area di Andrea Orlando e quella di Dario Franceschini, ma non potrà nemmeno essere una figura ostile a Base riformista di Lorenzo Guerini, e ogni possibile candidato viene bloccato in partenza dai veti incrociati. Tanto che l' ipotesi di rimandare l' assemblea continua a circolare tra i dirigenti Pd, nonostante al momento l' appuntamento resti per il 13 e 14 marzo.

 

LE DIMISSIONI DI NICOLA ZINGARETTI BY OSHO LE DIMISSIONI DI NICOLA ZINGARETTI BY OSHO

Zingaretti, che oggi dovrebbe dire la sua in trasmissione da Barbara D' Urso, anche ieri ha ribadito le ragioni che lo hanno portato a lasciare: «Il Pd non è un partito del leader ma con il leader. Io ho sollecitato un momento di chiarezza. Nel Pd da mesi, settimane è nata una voglia di dibattito che si è concretizzato in un martellamento quotidiano». Qualcuno, come il capodelegazione Pd al Parlamento Ue Brando Benifei, ripete l' appello a restare: «Spero che Nicola Zingaretti raccolga l' invito della grandissima maggioranza dei nostri militanti a farsi riconfermare». Ma, insistono i dirigenti più vicini al segretario uscente, «quella partita è chiusa».

enrico letta lascia palazzo chigi tra gli applausi enrico letta lascia palazzo chigi tra gli applausi

 

Il punto è che si è rotto qualcosa nella maggioranza che sosteneva il segretario: il problema non è stato solo con quella che gli zingarettiani chiamano "la quinta colonna renziana". Spiega uno dei principali dirigenti del partito: «La mossa di Zingaretti è stata anche una reazione a Orlando, che con la sua intervista di qualche giorno fa ha provocato Base riformista, e a Franceschini, accusato di non aver preso le sue difese nel momento in cui partivano gli attacchi».

 

enrico letta enrico letta

Un clima di sospetti incrociati che ripercuote sui nomi dei possibili successori. Orlando, dicono, avrebbe addirittura provato a proporsi, in quanto vice-segretario uscente, ma il suo nome «è troppo divisivo, e poi fa il ministro». Il ministro del Lavoro starebbe allora spingendo Giuseppe Provenzano, sul quale però ci sarebbe il no dei franceschiniani e anche di Base riformista. Per questo starebbe allora circolando l' ipotesi di un ticket, con Provenzano segretario e Roberta Pinotti vice (ma si fanno anche i nomi di Debora Serracchiani e di Alessia Morani). Altro schema sarebbe quello di portare un giovane sindaco alla guida del partito.

 

BARBARA DURSO E NICOLA ZINGARETTI BARBARA DURSO E NICOLA ZINGARETTI

Perde quota, invece, l' ipotesi dei "padri nobili", da Piero Fassino a Walter Veltroni. Intanto, nel dibattito irrompono anche le Sardine e persino Beppe Grillo, che provocatoriamente si propone come segretario. Le Sardine manifestano davanti alla sede del partito e per diverse ore sono anche ricevute dalla presidente Cuppi. «L' assemblea confermi il progetto Piazza Grande di Zingaretti - avvertono - altrimenti lo faremo noi fuori dal Pd».

orlando orlando

BARBARA D URSO ZINGARETTI BARBARA D URSO ZINGARETTI MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO ENRICO LETTA SERGIO MATTARELLA FEDERICA GUIDI CON L ASSOCIAZIONE ITALIA ASEAN ENRICO LETTA SERGIO MATTARELLA FEDERICA GUIDI CON L ASSOCIAZIONE ITALIA ASEAN enrico letta enrico letta di maio zingaretti conte di maio zingaretti conte zingaretti di maio zingaretti di maio LANDINI ZANDA ZINGARETTI LANDINI ZANDA ZINGARETTI dario franceschini dario franceschini ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO MEME SUL SOSTEGNO DI NICOLA ZINGARETTI A BARBARA DURSO

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...