d'alema putin zelensky

“DOV’È FINITA LA POLITICA? SE NON CI SI FERMA, L’ESITO DEL CONFLITTO TRA UCRAINA E RUSSIA PUÒ ESSERE UNA CATASTROFE MONDIALE” – MASSIMO D’ALEMA, CHE DA PREMIER PORTO’ L’ITALIA IN GUERRA NEI BALCANI, PUNGE BLAIR E STOLTENBERG SULLA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA: “NESSUNO PUO’ VINCERE IL CONFLITTO” - "NEL DONBASS PUÒ DECIDERE IL POPOLO: IL KOSOVO NON ERA UN PEZZO DELLA SERBIA? FORSE ANCHE ORA POTREBBERO SCEGLIERE I CITTADINI, SOTTO TUTELA INTERNAZIONALE”

Francesco Verderami per il Corriere della Sera - Estratti

 

massimo d'alema

«Sono il presidente del Consiglio che portò l’Italia in guerra. La crisi del Kosovo segnò la mia esperienza alla guida del governo». Il 21 ottobre del 1998 Massimo D’Alema varcava il portone di Palazzo Chigi accompagnato dalla profezia di Francesco Cossiga, secondo cui «il leader della sinistra era indispensabile per poter fare la guerra in Kosovo».

 

Scoppiata cinque mesi dopo. C’è quindi un motivo se il primo premier post comunista della storia repubblicana esordisce dicendo che «noi siamo stati alleati leali degli americani ma, insieme ad altri europei, in un rapporto dialettico che non fu sempre facile». Ed è per questo che inizia il suo racconto sul conflitto nei Balcani partendo da un antefatto.

 

VOLODYMYR ZELENSKY VLADIMIR PUTIN

«Quando il governo di Romano Prodi cadde eravamo in una situazione prebellica. Prodi infatti aveva già deliberato l’activation order, che è l’atto con cui i governi dell’Alleanza Atlantica pongono le loro Forze armate sotto il comando unificato della Nato. Era un momento di possibile e imminente guerra. Risultò quindi evidente che l’idea di Prodi di uscire dalla crisi con il voto anticipato non fosse realistica. In questo senso sondai il presidente della Repubblica. Oscar Luigi Scalfaro fu netto: “Voi siete matti”. La strada per le urne era preclusa. Questo fatto condizionò tutto lo sviluppo della crisi. E io feci di tutto per evitare che ci si arrivasse alla guerra. Di tutto».

 

In che senso «di tutto»?

«Arrivai a incontrare, in modo informale, il presidente della Serbia Milan Milutinovic, che era uomo molto vicino al presidente della Federazione jugoslava Slobodan Milosevic. L’appuntamento fu organizzato dal mio dentista».

Il suo dentista?

massimo d'alema

«Un uomo appartenente a quel mondo “giuliano” che ha vissuto ed esercitato la professione a cavallo tra l’Italia e la ex Jugoslavia e che aveva come paziente Milutinovic. Nel suo studio di Roma organizzò il nostro incontro.

 

Fu un colloquio drammatico, perché avvenne all’indomani del massacro di Racak, dove i paramilitari serbi avevano ucciso decine di civili kosovari di etnia albanese. Gli dissi: “Voi non vi rendete conto della tragedia che avete provocato e che alimenta la spinta ad intervenire militarmente”. Mi rispose in modo cinico: “Noi non temiamo queste minacce. La Nato non avrà mai il coraggio di mettere piede da noi”. Era il segno di una classe dirigente irresponsabile che non si rendeva conto di quanto stava per accadere».

 

Fu allora che si rassegnò al conflitto?

putin zelensky macron

«Fu più avanti. Quando la pulizia etnica si fece più forte, organizzammo una missione umanitaria insieme all’Albania ai confini con il Kosovo. Trascorsi la Pasqua al valico di Kukes e vidi migliaia di profughi che fuggivano dalla guerra con le loro storie di sofferenza. A quel punto mi convinsi che non c’erano alternative ad un’azione militare. Era la vigilia dell’attacco».

 

(...)

Così il 24 febbraio del 1999 li affiancaste, iniziando l’attacco alla Jugoslavia. E senza mandato dell’Onu.

massimo d'alema

«La conduzione della guerra fu complessa. E comportò momenti di aperto dissidio tra i partecipanti al Quintetto. Noi per esempio eravamo contrari al bombardamento delle città serbe. E come noi anche i tedeschi».

Ma Belgrado venne colpita lo stesso.

«Quelle operazioni furono fatte dagli americani e dagli inglesi con missili lanciati dalle loro portaerei stanziate nell’Adriatico e con velivoli che venivano dagli Stati Uniti, riforniti in volo prima dell’attacco. La nostra aeronautica si concentrò invece sulle truppe serbe di stanza in Kosovo, che era il target fondamentale dell’operazione militare».

 

Fu l’unico passaggio delicato?

«Il momento più drammatico avvenne nell’aprile del 1999, al vertice Nato di Washington, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Alleanza. La guerra in Kosovo continuava ma Milosevic non arretrava. Così durante una riunione ci dividemmo».

putin zelensky macron

Chi c’era oltre lei all’incontro?

«Clinton, il premier inglese Tony Blair, il cancelliere tedesco Schröder,il presidente francese Jacques Chirac e il primo ministro spagnolo José María Aznar, che era stato invitato a partecipare. Ovviamente c’era anche il generale americano Wesley Clark, comandante supremo delle Forze Nato».

 

Cosa accadde?

massimo d'alema

«Blair, sostenuto da Aznar, sostenne la necessità di una vera e propria invasione con truppe di terra. La discussione si fece molto aspra. L’Italia, la Francia e la Germania si opponevano alla soluzione. Clark disse: “Faremo quanto ci verrà ordinato. Abbiamo dei piani, ma non pensiate che manderemmo i nostri militari a fare la guerriglia sulle montagne del Kosovo. Se decidessimo di intervenire, dovremmo entrare in Serbia”. Formalmente rimase neutrale, ma mettendo l’accento sull’imponenza dell’operazione e sui suoi rischi, ci aiutò a far prevalere il buon senso. Contrariamente a quel che si pensa, i militari sono sempre i più prudenti a fare la guerra, perché la conoscono. Sono i politici i più guerrafondai».

 

Restava Clinton a dover parlare.

«E il presidente americano mise mirabilmente fine alla discussione, dicendo: “Non faremo nulla che divida l’Europa. Faremo solo ciò su cui siamo tutti d’accordo. Il presidente degli Stati Uniti non può dividere l’Europa”. Così l’ipotesi dell’invasione fu archiviata. Ma, esclusa l’invasione, si poneva il problema di come spingere per una soluzione politica. Nessuno durante il conflitto disse mai “Vogliamo vincere la guerra contro la Serbia”. Questa frase stupida non fu mai pronunciata. Noi ripetevamo che la pressione militare era volta a indurre la Serbia a ritirare le sue truppe dal Kosovo e a proteggere la popolazione. Bisognava dunque lavorare alla soluzione politica. Lo spiegai agli americani».

d'alema in barca

 

(...)

Ma la Russia all’Onu non aveva posto il veto all’attacco della Nato contro la Serbia?

«È vero, ma l’ex primo ministro russo Viktor Chernomyrdin venne due volte riservatamente a Roma. Cenammo insieme a palazzo Chigi e poi chiamammo Clinton per concordare quali fossero i margini per condurre la trattativa. Il giorno dopo Chernomyrdin andò a Belgrado a parlare con Milosevic. Tutto questo mentre era in corso la guerra».

 

E Clinton?

«Aveva una sola preoccupazione: “Se Milosevic libera Rugova, da pacifista potrebbe parlare contro l’azione della Nato”. Si fidò. E Rugova venne rilasciato. Ci fu qualche osservatore che all’epoca scrisse: “L’Italia ha liberato un cadavere politico”.

 

Rugova in realtà fu prezioso per una soluzione della crisi e stravinse le elezioni dopo la guerra. I nostri servizi andarono a prenderlo per portarlo a Roma. E appena arrivato disse: “Ringrazio la Nato che sta difendendo il mio popolo”. Ero per strada quando ricevetti una chiamata di Clinton, che ringraziò per il successo dell’operazione. Il terreno per una soluzione politica era stato preparato».

 

d'alema cossiga

Che vuol dire?

«Che questo lavorio contribuì a trovare uno sbocco diplomatico. Aprendo la strada all’iniziativa ufficiale del presidente finlandese Martti Ahtisaari. Quando si trovò l’accordo con la Serbia e la Serbia si ritirò, a entrare in Kosovo non fu la Nato ma un corpo militare sotto l’egida delle Nazioni Unite, di cui facevano parte anche militari russi. Così si ricompose anche quel quadro di legalità internazionale che era stato lacerato, visto che la Nato aveva agito senza l’autorizzazione dell’Onu. Se penso a ieri e guardo oggi, la cosa che mi colpisce è: dov’è finita la politica? Dov’è lo sforzo per costruire uno scenario sostenibile per il dopo?».

 

Si riferisce al conflitto in Ucraina?

«Mi riferisco a certi discorsi senza senso. A certe persone che dicono “Dobbiamo vincere la guerra”. Penso a Blair o all’ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Questa è una guerra che nessuno può vincere: da una parte c’è una potenza nucleare e dall’altra la forza militare dell’Occidente. Se non ci si ferma, l’esito può essere una catastrofe mondiale. La politica dovrebbe trovare una via d’uscita».

massimo d'alema cocn gerhard schroeder, tony blair e bill clinton

È pensabile una via d’uscita in base alla quale l’Ucraina debba accettare la perdita di un pezzo del suo territorio?

«Ma il Kosovo non era un pezzo della Serbia? A decidere fu il popolo kosovaro. Forse anche ora, sotto tutela internazionale, potrebbero alla fine essere i cittadini del Donbass a decidere».

 

Ultimi Dagoreport

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)