lucio caracciolo usa russia

“LA FINE DI QUESTA FASE BELLICA NON SARÀ DECISA DAGLI EUROPEI MA DAL DIALOGO DIRETTO FRA STATI UNITI E RUSSIA” - LUCIO CARACCIOLO VA AL SODO E “SMONTA” IL VIAGGIO DI DRAGHI, MACRON E SCHOLZ A KIEV: SE WASHINGTON NON DECIDE CHE E’ ORA DI UNA TRAGUA, SI CONTINUERA’ A SPARARE - “A OGGI SI POSSONO SOLO COGLIERE UNA CERTA STANCHEZZA DI GUERRA DA PARTE AMERICANA. C’E’ UNA SOLA CERTEZZA: QUESTO CONFLITTO È DI TALE SPESSORE CHE IN QUALSIASI MOMENTO PUÒ SLITTARE VERSO ESONDAZIONI INCONTROLLABILI…”

Lucio Caracciolo per “la Stampa”

 

lucio caracciolo a otto e mezzo 4

Quando scoppia una guerra in genere ci si divide fra chi invoca una soluzione diplomatica subito e chi la rifiuta. Pacifisti contro militaristi, nella assai discutibile vulgata corrente. La disputa regolarmente termina con la cucitura di un abito di più o meno raffinata sartoria diplomatica disegnato in base agli esiti bellici. Prima si vince o si perde e poi si tratta. Alternativa: le ostilità cessano di fatto per esaurimento delle forze in campo, sicché la linea del fuoco diventa linea armistiziale.

 

Tra guerra e pace esiste insomma una continuità logica e fattuale, almeno finché non prevalga - eminente il caso di Hitler - la follia di un capo e dei suoi seguaci decisi a combattere la guerra per la guerra. Amore della morte. Quale delle due ipotesi di scuola tende oggi a consolidarsi in Ucraina?

 

OLAF SCHOLZ - EMMANUEL MACRON - VOLODYMYR ZELENSKY - MARIO DRAGHI

Premessa: sia la sanzione protocollare della vittoria dei russi o degli ucraini sia l'eventuale cessazione delle ostilità saranno molto probabilmente provvisorie. Infatti il grado di odio e di sangue sparso che si è accumulato nei due campi "fratelli" - due forme dello stesso popolo, a sentire Putin - è tale che chiunque prevalga sul terreno e quindi nella spartizione delle spoglie nemiche si troverà ad affrontare un avversario disposto a battersi nei modi possibili finché non si riprenderà il maltolto, o presunto tale.

 

PUTIN E BIDEN

O finché crollerà schiantato dall'impossibilità delle sue pretese. Sappiamo che questa guerra è fase di un colossale scontro fra l'impero russo e alcune sue nazioni costitutive non più disposte a soccombere al dettato di Mosca (o San Pietroburgo). Storia dell'ultimo paio di secoli. Per quanto riguarda la nazione ucraina - per cui questa è guerra risorgimentale, battesimo del fuoco dopo l'indipendenza ottenuta per collasso dell'Urss - lo scontro attuale è quindi sequenza del tentativo di emancipazione avviato nel 1917-18 con la nascita di un proprio staterello sotto ombrello tedesco.

 

lucio caracciolo a otto e mezzo 1

A noi italiani, come agli altri europei che per tre generazioni si sono cullati nel mito della fine della storia e della pace garantita - sorta di diritto umano, o meglio europeo, non si sa bene da chi deliberato - scavare nelle profondità del conflitto in corso fa venire il mal di testa. Messa mano all'antidolorifico, usiamo la testa risanata per attrezzarci a una disputa destinata a durare. Non sappiamo a quale punto della parabola ci troviamo. Dovremmo però stabilire che possiamo al meglio sperare in una tregua. E che cautela vorrebbe di comunque attrezzarci al peggio.

 

PUTIN ZELENSKY

Mario Draghi sarà oggi a Kiev con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Autorevole avanguardia dei fautori di una rapida soluzione diplomatica. Tradotto: serve al più presto un cessate-il-fuoco. Per ragioni umanitarie, certo. Ma anche per la convinzione strategica che il tempo giochi per la Russia.

 

DRAGHI, SCHOLZ, MACRON E IOHANNIS INCONTRANO ZELENSKY

E siccome i leader italiani, francesi e tedeschi temono che il prolungamento del conflitto possa mettere in questione i fragili equilibri economici, sociali e politici dei rispettivi paesi, Zelensky sarà pregato di disporsi al negoziato di tregua (nominalmente di pace) prima che sia troppo tardi. Per lui e soprattutto per noi. Naturalmente confermeremo in pubblico che spetta a Kiev decidere se, come e quando negoziare con l'aggressore.

 

battaglia tra russi e ucraini a lysychansk 1

Nella sempre più eterogenea famiglia euroatlantica c'è chi parteggia invece per la continuazione della guerra fino alla sconfitta russa. Al minimo, finché Putin non sarà ricacciato nei confini ante-24 febbraio. Capofila di questo schieramento sono Polonia - per convinzione - e Regno Unito - per vocazione identitaria (il Grande Gioco non è mai finito). Sia chiaro: per ottenere questo risultato bisognerebbe non solo armare alla grande gli ucraini - i quali giustamente lamentano il divario oceanico fra armi promesse e armi consegnate - ma schierare sul campo combattenti informali (mercenari) in quantità imponenti.

 

MEME ZELENSKY PUTIN

Oppure rischiare la guerra con la Russia schierando forze ufficialmente proprie. Altre vie per la vittoria (o per la catastrofe) non esistono. La fine di questa fase bellica non sarà però decisa dagli europei dell'una o dell'altra sponda. Lo sarà dal dialogo diretto fra Stati Uniti e Russia. Strettamente riservato. Inutile perdere tempo a interpretare questa o quella pubblica dichiarazione, al massimo indicativa di umori e tendenze, oppure volta a mascherare i termini del negoziato sotterraneo, quando si deciderà di trattare sul serio.

 

OLAF SCHOLZ EMMANUEL MACRON VOLODYMYR ZELENSKY MARIO DRAGHI KLAUS IOHANNIS

Ad oggi si possono solo cogliere una certa stanchezza di guerra da parte americana e una altrettanto evidente presunzione russa di potersi spingere ben oltre il Donbas. L'allineamento delle stelle visibili non promette la cessazione ravvicinata delle ostilità. Poiché le costellazioni astronomiche vere non sono scrutabili dai nostri osservatori, tutto resta possibile. Sola certezza: questo conflitto è di tale spessore che in qualsiasi momento può slittare verso esondazioni incontrollabili. Fa male pensare che possiamo farci poco. Fa peggio pensarsi padroni del gioco.

vladimir putin volodymyr zelensky battaglia tra russi e ucraini a lysychansk 2putin zelensky

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…