giorgia meloni ursula von der leyen

“GIORGIA MELONI HA ASSUNTO UNA POSIZIONE DI LOTTA E DI GOVERNO CHE PUO’ CONDURRE ALLA CATASTROFE” - GIOVANNI ORSINA: “NELLA SECONDA METÀ DEL 2024 LA SUA AMBIVALENZA POTREBBE ESSER MESSA A DURA PROVA. NEL MOMENTO IN CUI LA PARTITA DELLE EUROPEE SI SARÀ CONCLUSA, MELONI POTREBBE PERDERE LE RISORSE POLITICHE DI CUI HA GODUTO FINORA PERCHÉ IL PROSSIMO PARLAMENTO DOVREBBE RESTARE NELLE MANI DELL'ESTABLISHMENT EUROPEISTA. DEMONIZZARE UN PARTITO CHE PRENDE INTORNO AL 30% DEI VOTI E CHE GOVERNA IN ITALIA NON È AGEVOLE. MA CI SONO TANTI MODI PER INTRALCIARLO O ANCHE SOLO PER NON AIUTARLO. PER QUESTO DESTA SORPRESA LA DECISIONE DI..."

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

Estratto dell’articolo di Giovanni Orsina per “la Stampa”

 

L'incontro di Giorgia Meloni, ieri, con Javier Milei. L'ingresso del partito di Éric Zemmour e Marion Maréchal, Reconquête, fra i conservatori europei. Sullo sfondo, la possibilità che dall'anno prossimo si debba tornare a trattare con Donald Trump. Ha senso, di fronte a tutto questo, continuare a parlare di populismo come se si trattasse di un'anomalia temporanea, una sorta di "malattia morale" della democrazia?

 

giorgia meloni ursula von der leyen sergio mattarella vertice italia africa

Forse dovremmo mettere mano alle nostre griglie interpretative […] è: un processo di profonda trasformazione della vita pubblica e dei termini del conflitto politico. […] tramonto di una lunga stagione nel corso della quale i partiti tradizionali erano venuti convergendo al centro su un terreno comune fatto di economia di mercato, diritti individuali, globalizzazione commerciale, multilateralismo, correttezza politica. E l'avvento di una stagione nuova segnata dall'emergere di soggetti politici estranei e ostili a quel compromesso centrista.

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN

 

Soggetti quanto mai diversi fra di loro, per altro: di sinistra, di destra, sovranisti, ambientalisti, tecnoutopisti, no global. E da ultimo perfino anarcocapitalisti, col presidente argentino.

 

Quanti di quelli che in Europa chiamiamo nazional-populisti, del resto, sarebbero d'accordo con la dichiarazione rilasciata ieri da Milei a "Quarta Repubblica": «lo Stato è un'associazione criminale»? […] dovremmo rimettere mano anche alle strategie politiche e culturali.

 

URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA

La scelta di demonizzare questi nuovi movimenti e di sospingerli ai confini dei rispettivi sistemi politici si sta rivelando di utilità sempre più dubbia. Poteva magari avere senso, quella strategia, quando si trattava di partitini marginali […]

 

Oggi che marginali non lo sono più, anzi spesso vincono e governano, si rischia di aggiungere danno a danno: di innalzare la temperatura del conflitto politico, di rendere l'opinione pubblica ancor più isterica e polarizzata […]

 

Il catastrofismo è parte del problema democratico, non ne è certo una soluzione. Tanto più che nella loro maggioranza gli elettori dei nuovi partiti di protesta non paiono affatto ostili alla democrazia. […]

 

Sono scontenti, disorientati, preoccupati per il futuro, spesso disperati, sempre profondamente delusi dalle forze politiche tradizionali. Il loro voto non è un manifesto antidemocratico, è una richiesta d'aiuto. […]

 

giorgia meloni e ursula von der leyen bloccate dai manifestanti a lampedusa 12

Questa premessa generale aiuta a contestualizzare la strategia politica di Giorgia Meloni. Meloni vince le elezioni cavalcando la protesta contro il compromesso centrista di cui si diceva, nel nome di un'ideologia alternativa di marca nazional-conservatrice.

 

Ma quando arriva al governo […] assume posizioni assai più pragmatiche, cercando di legittimarsi sul piano internazionale – a cominciare dal presidente democratico Biden – e partecipando in maniera costruttiva al gioco europeo.

 

Chiunque governi l'Italia […] Paese […] esposto ai venti globali, gravato di un debito pubblico importante e integrato in profondità nei meccanismi dell'Unione Europea, è difficile possa comportarsi diversamente.

 

giorgia meloni e ursula von der leyen bloccate dai manifestanti a lampedusa 13

Questo doppio movimento ha collocato Meloni in una posizione bifronte, ambivalente. Di lotta e di governo, per così dire. E le posizioni ambivalenti in politica possono rappresentare una risorsa straordinaria, consentendo di trarre il meglio di due mondi o perfino di diventare il cardine che li mette in collegamento. Oppure possono condurre alla catastrofe.

 

Finora a Meloni è andata molto bene: si è accreditata a livello europeo e internazionale senza perdere voti. Ma nella seconda metà di quest'anno la sua ambivalenza potrebbe esser messa a dura prova. In questi quindici mesi di governo la Presidente del Consiglio ha trovato sponde forti in Europa soprattutto sul versante del Partito popolare. Quelle sponde non sono state offerte per buon cuore, ma in previsione della cruciale partita politica che si svolgerà all'indomani delle elezioni europee […]

giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 1

 

Nel momento in cui quella partita si sarà conclusa, tuttavia, la leader di Fratelli d'Italia potrebbe trovarsi privata di una parte non irrilevante delle risorse politiche delle quali ha goduto finora. E a quel punto bisognerà capire che forma avranno assunto in Europa i meccanismi di inclusione/esclusione. Perché è vero che le destre saranno più forti nel prossimo parlamento continentale, ma è vero pure che la maggioranza dovrebbe restare nelle mani dell'establishment europeista.

ERIC ZEMMOUR

 

Che […] continua a seguire la strategia della demonizzazione dei partiti di protesta. Demonizzare un partito che prende intorno al trenta per cento dei voti e che governa in Italia, certo, non è operazione agevole. Ma ci sono tanti modi per intralciarlo o anche solo per non aiutarlo. […] Per questo desta qualche sorpresa la decisione dei conservatori di accogliere, prima del voto europeo, il partito di Zemmour fra i propri ranghi. Decisione che i popolari paiono non aver apprezzato proprio per niente.

 

Stiamo attraversando ormai da anni una transizione politica lenta e caotica. I rappresentanti della protesta crescono, perché la protesta ha radici profonde. E crescono soprattutto a destra. Escluderli diventa sempre più difficile. Meloni vorrebbe partecipare a questa transizione, trarne vantaggio anzi esserne protagonista, diventarne uno degli ingranaggi principali. Potrebbe riuscirci. Ma il gioco resta pericoloso e pieno di incognite.

Ultimi Dagoreport

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...