“GIULIANO, SALVACI TU” – IL PD, SEMPRE PIU' SPACCATO, VA IN GINOCCHIO DA GIULIANO PISAPIA, EX SINDACO DI MILANO, PER IMPLORARLO DI CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA – NO ALLA MORATTI, SOSTENUTA DAL TERZO POLO, DA PARTE DI ENRICO LETTA: “È STATA MINISTRA DI UN GOVERNO DI CENTRODESTRA, VICE DI FONTANA FINO ALL'ALTRO IERI, PER NOI NON È SOSTENIBILE” (MA NEL PD GUERINI E FRANCESCHINI, COME DAGO-RIVELATO, SONO PRONTI A SOSTENERLA) 

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1 - LETTA: MORATTI NON È SOSTENIBILE LAZIO, MANCA L'INTESA SU D'AMATO

Estratto di Stefania Chiale per il “Corriere della Sera”

 

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LETIZIA MORATTI LETIZIA MORATTI

È lo stesso Enrico Letta a confermare il no a Moratti in occasione della segreteria: «È stata ministra di un governo di centrodestra, vice di Fontana fino all'altro ieri, per noi non è sostenibile». Ma nel centrosinistra c'è anche chi, come il sindaco di Milano Beppe Sala, invoca un'altra via, quella di un nome unitario: il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, Giuliano Pisapia, su cui è ricominciato il pressing da parte della sinistra del partito o, pur ormai improbabile, Carlo Cottarelli.

 

enrico letta manifestazione per la pace a roma enrico letta manifestazione per la pace a roma

 

(..) nel Lazio senza un accordo con il M5S, anche nel Lazio sono pronte le primarie. In campo sarebbero schierati l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato (sostenuto anche da Calenda, che però esclude categoricamente le primarie), quello al Bilancio Daniele Leodori e Marta Bonafoni, capogruppo della lista Zingaretti in consiglio regionale. Ma nell'area del Pd che ha come punti di riferimento Bettini e D'Alema la speranza di tenere insieme l'alleanza che ha sostenuto fin qui Zingaretti è l'ultima a morire: si spinge sul nome di Enrico Gasbarra, cercando di convincere Giuseppe Conte. L'ex premier per ora resiste: lo scenario più probabile per i dem restano le primarie.

 

2 - LA COALIZIONE CHIEDE AIUTO L'EX SINDACO RIFLETTE

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Estratto di Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera”

 

Più che una suggestione è una richiesta d'aiuto. «Giuliano salvaci tu». Il pressing su Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, protagonista della vittoriosa cavalcata contro l'allora sindaca uscente Letizia Moratti, è tornato ai livelli di un anno fa, quando una pattuglia Pd si presentò a casa sua per chiedergli di rinnovare la sfida più probabile in Lombardia con Moratti candidata del centrodestra e la necessità di trovare un candidato in grado di batterla.

 

Chi meglio di Pisapia che già nel 2011 aveva salutato la sua vittoria con un doppio arcobaleno in piazza Duomo? L'avvocato ringraziò e pur non sbattendo la porta lasciò cadere le avances . Ora, dopo la decisione del Terzo polo di candidare Moratti, il campanello di casa Pisapia ha ripreso a suonare. Telefonate, richieste di incontri, gente pronta a prendere l'aereo e volare a Bruxelles per cercare di convincere l'eurodeputato. Con un obiettivo radicalmente cambiato. Non solo vincere, perché con tre o più candidati la partita è complicata, ma «salvare» quel che resta del Pd e della sinistra che rischiano di essere fagocitati dagli assalti del Terzo polo e dagli appetiti dei 5 Stelle.

pisapia pisapia

 

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MORATTI SPACCA IL PD

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

Paradossi tipici del Pd: mentre litiga sulla data delle primarie (in segreteria Peppe Provenzano si è inalberato con Enrico Borghi su un anticipo a gennaio, «perché così non sarebbe un congresso costituente») alle elezioni regionali che si terranno in parallelo, i dem vedranno rovesciati i loro auspici: avrebbero voluto allearsi con i 5stelle nel Lazio e con il Terzo polo in Lombardia. Ma succederà esattamente il contrario: alleati (forse) con il Terzo polo nel Lazio e con nessuno in Lombardia, dove i grillini contano poco.

 

CARLO CALENDA LETIZIA MORATTI CARLO CALENDA LETIZIA MORATTI

Ma il partito è lacerato. Ci sono quelli della «Moratti giammai», capofila Provenzano, che a nome della sinistra dice «chiudiamola qui». E ci sono quelli del «non chiudiamo la porta», come Michele Emiliano; e come altri big, che non escono allo scoperto, come Lorenzo Guerini o Dario Franceschini: malgrado rigettino i diktat di Calenda, hanno fatto tastare il terreno ai loro ambasciatori. Per capire se si potesse coinvolgere donna Letizia in un percorso di coalizione. Trovandosi di fronte al muro del Pd lombardo e non solo.

 

GUERINI GUERINI

Nella categoria dei «possibilisti ma silenti» ci sono però anche sindaci lombardi di peso, Beppe Sala, Giorgio Gori, Mattia Palazzi. Ma non basta. Anche perché Enrico Letta è contrario a Moratti: il segretario invia una lettera-appello per il congresso («partecipino tutti, anche i non iscritti») e guarda il lavoro degli «sfasciacarrozze», come chiamano nel Pd Renzi e Calenda. Quelli che «vogliono usare la candidatura Moratti per spaccare il centrosinistra», per dirla con Provenzano. Letta non vede un motivo per cui il suo Pd, «che governa la maggioranza dei capoluoghi lombardi, debba sostenere un candidato di destra, ex ministro di Berlusconi».

 

FRANCESCHINI CASINI E RENZI SE LA RIDONO FRANCESCHINI CASINI E RENZI SE LA RIDONO

Altri la vedono diversamente. «Chi ha senso di responsabilità dovrebbe convincere la Moratti a partecipare alle primarie in Lombardia», dicono dalle parti di Dario Franceschini. Un pressing verso Calenda e Renzi, che non ne vogliono sapere. «Lei difficilmente farebbe le primarie», spiega Calenda.

 

«Per noi, poter puntare su un candidato come lei, data al 15-20% già in partenza, è un'occasione strepitosa», spiegano dalle parti di Renzi.

 

Quindi in Lombardia sarà in campo lei contro Lorenzo Fontana e contro un candidato dem, che difficilmente sarà Carlo Cottarelli, perché l'economista puntava su un largo accordo con il Terzo polo per una sua candidatura.

 

Nel frattempo però a Roma si sta costruendo un sentiero che porti il Pd ad allearsi col Terzo polo nel Lazio. Come?

Aspettando prima un no chiaro e tondo di Conte ad un'alleanza col Pd. E poi organizzando le primarie con Daniele Leodori, vicepresidente del Lazio (area Franceschini), Marta Bonafoni, capogruppo in Consiglio regionale e Alessio D'Amato, assessore alla Sanità per dieci anni con Zingaretti, ex cossuttiano ma sostenuto da Letta e da un ampio ventaglio di forze. Il quale proprio per il suo profilo «di sinistra» non può essere considerato «il candidato di Calenda».

 

LETIZIA MORATTI LETIZIA MORATTI

Il 10 novembre, evento al teatro Brancaccio come prova generale: riceverà l'endorsement di Luigi Zanda, Gianni Cuperlo, Matteo Orfini, Valeria Fedeli, Monica Cirinnà ed Esterino Montino, Claudio Mancini (vicino a Gualtieri), Gennaro Migliore (area Renzi) e di Calenda. Ma anche nel Lazio il Pd è spaccato: Bettini e D'Alema cercano un nome che possa andar bene a Conte: Enrico Gasbarra, Massimo Braj, Marco Impagliazzo di Sant' Egidio o un civico. Ma i tempi stringono. ..

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