paolo damilano giancarlo giorgetti matteo salvini

“LA LEGA HA BISOGNO DI UN RESET, E DI RICONNETTERSI CON IL SUO ELETTORATO” – PAOLO DAMILANO, EX CANDIDATO SINDACO DI TORINO, SPIEGA PERCHÉ HA SFANCULATO IL CENTRODESTRA: “CIASCUNO SCEGLIE LA SUA LINEA. MA LA MIA È QUESTA: SONO UN MODERATO, ATLANTISTA, E GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE MI È SPIACIUTO VEDERE UNA COALIZIONE IN CUI LA MANO DESTRA NON SAPEVA COSA FACESSE LA SINISTRA, CONFUSA SULLA PROSPETTIVA DA DARE A QUESTO PAESE, SULLA SUA COLLOCAZIONE, SUL TEMA DEI DIRITTI. COSÌ NON SI GUADAGNA CONSENSO: SI CONFONDONO I CITTADINI” – “SALVINI A MOSCA? LE TRATTATIVE SPETTANO AI CAPI DI GOVERNO…”

Andrea Rossi per “La Stampa”

 

paolo damilano dopo la sconfitta 2

Paolo Damilano, lei è un ingrato come dicono i suoi ex soci di Lega e Forza Italia?

«No. Sono una persona libera che non ha mai chiesto niente a nessuno. Che ha avviato un progetto autonomo, accolto il sostegno di alcune forze politiche, che ho sempre ringraziato, e poi capito che non si poteva più proseguire sulla stessa strada».

 

Il giorno dopo Paolo Damilano si definisce una persona leggera.

«Libera, anche, ma lo sono sempre stato».

 

PAOLO DAMILANO CON MATTEO SALVINI

L'imprenditore delle acque minerali e del vino, candidato sindaco di Torino lo scorso ottobre, per raccontare lo strappo con il centrodestra - torinese e nazionale - appena consumato fa ricorso al suo mondo d'origine: «È come quando apri un'attività con alcuni soci pensando di avere un progetto comune; poi ti accorgi che le visioni sono incompatibili e allora è giusto separarsi. Senza rancore».

 

SALVINI PUTIN

Lo dice lei, senza rancore. I suoi ex alleati non l'hanno presa bene.

«Io ho creato un progetto autonomo che i partiti del centrodestra hanno sostenuto ma nel quale ho messo i soldi dall'inizio alla fine. Ho dimostrato serietà, forza, tenacia.

 

I miei soci non hanno messo nulla dal punto vista economico salvo godere di un risultato nettamente migliore rispetto ad altre città, a cominciare da Milano: a Torino il centrodestra non andava al ballottaggio da oltre vent' anni.

 

Comunque sto al gioco: io non ho tessere di partito, non rispondo ai diktat delle segreterie e posso anche capire chi oggi recita una parte e deve dire cose che magari nemmeno pensa».

PAOLO DAMILANO GIANCARLO GIORGETTI

 

Lei invece che cosa pensa?

«Che avevo bisogno di tornare alle origini, all'assoluta indipendenza e ai miei valori e riferimenti culturali: io sono un liberale moderato, convintamente atlantista».

 

Insomma, ce l'ha con il Salvini populista che strizza l'occhio a Putin.

«Io con Salvini ho sempre avuto un ottimo rapporto».

 

L'ha sentito?

«No. Con alcuni leader del centrodestra ho scambiato alcuni messaggi in cui ho spiegato la mia scelta».

 

Torniamo a Salvini.

«Io non critico nessuno, ciascuno sceglie la sua linea. Ma la mia è questa: sono un moderato, e già in campagna elettorale mi è spiaciuto vedere una coalizione in cui la mano destra non sapeva cosa facesse la sinistra, confusa sulla prospettiva da dare a questo Paese, sulla sua collocazione, sul tema dei diritti».

salvini putin

 

La Lega è in crisi d'identità e leadership: parole sue.

«Credo abbia bisogno di un vero reset e di riconnettersi con il proprio elettorato. La Lega è un partito che sta al governo ma con alcune frange che fanno opposizione. Un po' con il Movimento 5 Stelle. Così non si guadagna consenso: si confondono i cittadini e si indebolisce un governo che deve affrontare una situazione drammatica».

 

Sembra pensarla come Giorgetti. E dare ragione a chi sostiene che ci sia il suo zampino dietro la sua decisione.

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

«Con Giorgetti ho un rapporto di grande stima reciproca ma francamente non conosco i suoi pensieri attuali né le sue intenzioni».

 

Ma sul governo la vedete allo stesso modo.

«Draghi si è assunto l'onere di traghettare l'Italia fuori dalla pandemia ma se adesso, oltre alla crisi scatenata dalla guerra, deve trattare con azionisti che litigano guardando già alle prossime elezioni, la navigazione diventa ardua».

 

paolo damilano 1

Ha sbagliato Salvini a proporsi come mediatore con la Russia?

«Le trattative spettano ai capi di governo e ai leader europei. S' immagini che caos se ogni leader di partito volasse a Mosca o a Kiev per fare da paciere».

 

Favorevole all'invio di armi all'Ucraina?

«Non si poteva fare altro che metterla nelle condizioni di difendersi. Ma questa situazione è l'ennesimo fallimento dell'Europa, una comunità che ha consegnato a un leader come Putin le chiavi di casa propria. Noi stiamo combattendo uno a cui abbiamo affidato la nostra sopravvivenza energetica e dunque il nostro benessere».

MATTEO SALVINI E I FONDI RUSSI BY VUKIC

 

E quindi come se ne esce?

«L'Europa ha la sua ultima chance. Si affranchi dagli interessi di Stati Uniti e Cina e la sfrutti».

 

Ma lei si è allontanato da Salvini per questioni politiche o perché non gli garantirà un seggio sicuro alle prossime elezioni?

«Io non bisogno di nulla e credo di averlo dimostrato. Non sono un imprenditore annoiato in cerca di emozioni. Sono uno che ha messo faccia, tempo, energia, denaro nel momento del bisogno ricevendo un consenso secondo solo al Pd, che a Torino è il primo partito da decenni. Il guaio è che continuano a pensare che io ragioni con le loro logiche».

PRESENTAZIONE LISTA PROGRESSO TORINO PER PAOLO DAMILANO

 

Qual è il male del centrodestra?

«Essere una comunità piena di persone di grande qualità che purtroppo non sempre possono esprimersi, costrette a rispettare una linea anche quando non la condividono e recitare una parte che talvolta non è la loro».

 

Troppo verticismo?

«Se la mia azienda dipende in tutto e per tutto da me è un'azienda debole perché se io sono fuori gioco per qualunque motivo non sa andare avanti. Se invece la si dota di una struttura è in grado di camminare da sé».

 

E adesso? Anche lei è al lavoro per un Grande Centro?

«Non mi appassionano le formule politiche. Ma, ed è un parere piuttosto diffuso mi sembra, si avverte l'esigenza fortissima di costruire un'area liberale fatta di persone serie che abbiano ben chiari i problemi del Paese.

mario draghi giancarlo giorgetti

I prossimi anni saranno durissimi: il Pnrr era la medicina giusta per il post pandemia ma la guerra e la crisi delle materie prime hanno vanificato tutto. Il debito pubblico sta esplodendo, i redditi non vanno di pari passo: l'Italia rischia di trovarsi in una situazionale analoga alla Grecia del 2009, con un rapporto debito-Pil insostenibile.

 

Serviranno condizioni di governabilità e stabilità oltre a persone credibili e affidabili come lo è Draghi oggi. E nel sistema politico, con qualunque legge elettorale, un centro serio sarà determinante».

PAOLO DAMILANO PAOLO DAMILANO

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO