“MARIE THERESE MUKATSINDO AVEVA TRASFORMATO SE STESSA IN UNA SPECIE DI WANNA MARCHI DELL’ACCOGLIENZA” – “LA VERITÀ”: “LA KARIBU NON SAREBBE STATA UNA COOPERATIVA, MA UNA DITTA A CONDUZIONE FAMIGLIARE O AL MASSIMO UN'ASSOCIAZIONE. CHE NEL GIRO DI POCHI ANNI AVREBBE GESTITO PIÙ DI 60 MILIONI DI EURO DI FONDI PER L'ACCOGLIENZA. UN FIUME DI DENARO EROGATO SENZA CHE NESSUNO SI ACCORGESSE DELLA REALE NATURA DELLE DUE COOP. UNA PICCOLA HOLDING CHE HA POTUTO NON PAGARE OLTRE 1 MILIONI DI EURO DI TASSE E PIÙ DI 100.000 EURO DI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI” – LO STIPENDIO DA 4.500 EURO E LETTERE CHE SMENTISCONO LA MOGLIE DI SOUMAHORO

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Giacomo Amadori per “La Verità”

 

ABOUBAKAR SOUMAHORO - MEME BY EMILIANO CARLI ABOUBAKAR SOUMAHORO - MEME BY EMILIANO CARLI

giacomo amadori Non c'era nessun miracolo, nessuna imprenditrice da premiare, nessuna cooperativa modello. Nonostante per anni Marie Therese Mukamitsindo sia stata coccolata dalla politica e dai media, evidentemente interessati a tutelare gli interessi che ruotano intorno all'accoglienza dei migranti, adesso la regina è nuda.

 

Come anticipato dalla Verità, ieri il ministro Adolfo Urso ha svelato le sanzioni applicate alla coop Karibu dalla prefettura di Latina (491.000 euro in tre anni, a seguito di 22 ispezioni) e al consorzio Aid (38.000 euro dopo 32 ispezioni); quindi ha confermato la proposta di scioglimento fatto dagli ispettori per il consorzio Aid e ha anticipato i risultati dell'ispezione alla Karibu terminata verso le 21 di martedì, dopo circa 12 ore di indagini all'interno della struttura: la richiesta in questo caso è di liquidazione coatta amministrativa.

 

Liliane Murekatete con la madre, Marie Therese Mukamitsindo Liliane Murekatete con la madre, Marie Therese Mukamitsindo

Il ministro Adolfo Urso l'ha spiegata con l'eccessivo indebitamento (circa 2 milioni di euro, un tema già ampiamente conosciuto ai nostri lettori). Il costante trend di peggioramento dei conti non lasciava intravedere vie d'uscita.

 

Urso ha dichiarato, come anticipato dalla Verità, che, dopo l'ispezione straordinaria all'Aid «le circostanze rilevate e la documentazione controllata hanno consentito agli ispettori la redazione del verbale» con la proposta di scioglimento e «la immediata notifica agli amministratori presenti».

 

Infatti gli ispettori hanno riscontrato «irregolarità non sanabili». Che, per la precisione, sono le seguenti: «Assenza di un reale scambio mutualistico, assenza di partecipazione dei soci alla vita democratica e alle decisioni dell'ente». Inoltre, per il ministro, «è stata accertata la natura di cooperativa e non di consorzio in quanto l'Aid di Latina non risulta espletare attività di coordinamento di cooperative collegate».

LILIANE MUREKATETE LILIANE MUREKATETE

 

Per lo scioglimento la procedura è un po' farraginosa: prima che diventi effettivo, la proposta dovrà passare da un comitato centrale dove vi è una rappresentanza del mondo delle cooperative che esprimerà un parere obbligatorio, ma non vincolante. Più rapidi i tempi per la liquidazione della Karibu.

 

Dopo un primo tentativo di accesso, gli ispettori sono riusciti ad acquisire la documentazione rilevante e trarre le proprie severe conclusioni. Adesso la settima divisione della direzione vigilanza dell'ex Mise dovrà certificare la regolarità del lavoro ispettivo e adottare il provvedimento sanzionatorio. Poi, forse già questa settimana, il ministro nominerà il commissario liquidatore.

 

MARIE THERESE MUKAMITSINDO, LA SUOCERA DI ABOUBAKAR SOUMAHORO MARIE THERESE MUKAMITSINDO, LA SUOCERA DI ABOUBAKAR SOUMAHORO

Il quale dovrà contestare ai vecchi amministratori eventuali responsabilità patrimoniali (ammanchi, distrazioni), che potrà segnalare anche alle autorità competenti.

 

Ma la vera novità di tutta questa storia è che la Karibu non sarebbe stata una cooperativa, ma una ditta a conduzione famigliare o al massimo un'associazione. Che nel giro di pochi anni avrebbe gestito più di 60 milioni di euro di fondi per l'accoglienza. Denaro che non è stato concesso solo dal ministero dell'Interno.

Per esempio anche il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese del Mise ha concesso circa 100 mila euro di aiuti alla Karibu tra il 2020 e il 2021. Un fiume di denaro erogato senza che nessuno si accorgesse della reale natura delle due coop sotto inchiesta. Una piccola holding che ha potuto non pagare oltre 1 milioni di euro di tasse e più di 100.000 euro di contributi previdenziali, pur mantenendo il Durc (documento unico di regolarità contributiva) immacolato sino a non molto tempo fa.

 

l arrivo degli ispettori al consorzio aid l arrivo degli ispettori al consorzio aid

Eppure, come avrebbe candidamente ammesso la stessa presidente Mukamitsindo, la sua creatura non avrebbe avuto una vera struttura organizzativa. Tutto ruotava intorno all'ex profuga ruandese. Che aveva trasformato se stessa in una specie di Wanna Marchi dell'accoglienza.

 

Un'astuzia imprenditoriale ammantata di buoni sentimenti che ha potuto macinare soldi, fuori da ogni regola e controllo, sotto gli occhi distratti di istituzioni e donatori.

Insospettabile al punto che nessuno ha preso sul serio i tanti segnali di allarme che arrivavano, a partire dalle denunce dei lavoratori e dei migranti accolti nelle strutture gestite dalla Mukamitsindo.

TWEET SUL CASO SOUMAHORO TWEET SUL CASO SOUMAHORO

 

Gli unici soci lavoratori presenti nei libri della Karibu erano lei stessa e il figlio Michel Rukundo, rispettivamente presidente e consigliere della coop. La prima (che risulta essere anche un'assistente sociale) percepiva circa 4.500 euro netti al mese, il suo ragazzo più o meno la metà (ma i suoi emolumenti raddoppiavano grazie alla presidenza in Aid).

C'erano poi 17 soci non lavoratori che erano veri e propri ectoplasmi.

marie therese mukamitsindo marie therese mukamitsindo

 

Non risultavano neanche informati delle riunioni dell'assemblea dei soci. In una coop sana questi ultimi fanno molte cose, hanno scambi mutualistici, usufruiscono dei vantaggi che la coop genera, partecipano alle assemblee dove vengono prese le decisioni nell'interesse della cooperativa, vengono informati di eventuali contratti, approvano il bilancio. A Latina non accadeva niente di tutto questo.

 

Gli ispettori hanno letto dichiarazioni in cui si diceva che i soci erano stati convocati tramite posta certificata. Ma nel libro dei soci accanto ai nominativi di questi signori non c'erano gli indirizzi di pec. In Aid le convocazioni avvenivano tramite l'affissione di un foglio di carta nella sede legale del consorzio. Ma non è così che funzionano le cooperative. Sono gli organi amministrativi che devono inviare raccomandata, pec, qualcosa da cui risulti che il socio è stata raggiunto dalla comunicazione.

 

In sostanza tutti gli accertamenti hanno verificato che si trattava di assemblee farlocche che andavano completamente deserte. I soci erano figure svuotate di qualsiasi ruolo all'interno della vita democratica della coop, stavano lì per fare numero.

meme sul caso di aboubakar soumahoro 5 meme sul caso di aboubakar soumahoro 5

 

Nell'ultima assemblea della Karibu, indetta lo scorso 30 agosto per l'approvazione del bilancio, c'erano solo due nomi scritti nero su bianco: quella della Mukamitsindo e della figlia, «chiamata a fungere da segretario».

 

Di quella serata è dato sapere che erano «presenti tanti soci in rappresentanza della maggioranza del capitale sociale» e «il consiglio di amministrazione al completo».

Ma per gli ispettori a quell'assemblea probabilmente non c'era nessuno se Marie Therese con i figli Liliane e Michel.

 

Il capitolo più interessante riguarda proprio la compagna di Aboubakar Soumahoro, la quale, ieri, attraverso l'Adnkronos ha rilasciato dichiarazioni in «giuridichese». Denunciando presunte campagne diffamatorie e rivendicando la regolarità dell'acquisto del villino di Casalpalocco in cui vive con il deputato con gli stivali, ha fatto sapere di non far «più parte della cooperativa né come membro del Cda, né come socia né tantomeno come dipendente». E, dopo aver precisato di non essere più consigliera da settembre, ha aggiunto di essere «in aspettativa dall'aprile 2022» e di essere «in attesa della corresponsione degli arretrati».

ABOUBAKAR SOUMAHORO NICOLA FRATOIANNI ABOUBAKAR SOUMAHORO NICOLA FRATOIANNI

 

Insomma turlupinata tra i turlupinati, sebbene dalla propria madre o forse per colpa degli enti cattivi che non liquidano il dovuto (anche se al momento non risultano pagate poche decine di migliaia di euro a fronte di milioni di finanziamenti regolarmente incassati negli anni).

 

Ma gli ispettori, nelle carte della Karibu, hanno trovato due lettere che in parte smentiscono le dichiarazioni della donna. Si tratta di due scritture private vergate a mano dalla signora, con una grafia molto ordinata ed elegante. Una è datata 14 aprile (era giovedì santo), l'altra 13 maggio.

meme sul caso di aboubakar soumahoro 1 meme sul caso di aboubakar soumahoro 1

 

Con la prima Liliane annunciava le sue dimissioni dal Cda, nella seconda esprimeva la volontà di lasciare anche il ruolo di socio lavoratore della cooperativa. In entrambe le missive ringraziava e salutava. In calce la sua firma. Per gli ispettori si tratta di documenti che non avrebbero nessun valore giuridico perché le dimissioni avrebbero dovuto essere ratificate e ufficializzate dagli organi amministrativi e avrebbero dovuto essere comunicate alla Camera di commercio.

 

Per questo lei risulta ancora a tutti gli effetti essere un membro del consiglio di amministrazione. «Ha preso e si è messa da una parte. Ma in una coop si entra e si esce attraverso atti ufficiali» commenta una nostra fonte . Comunque, nonostante avesse espresso la volontà di lasciare dopo essersi una breve aspettativa, ha continuato a percepire il suo stipendio netto di oltre 2.000 euro sino al luglio scorso.

 

meme sul caso di aboubakar soumahoro 3 meme sul caso di aboubakar soumahoro 3

Ovvero sino a quando (era il 30 giugno) ha firmato il rogito e ha ottenuto il mutuo per il villino. Un finanziamento concesso probabilmente anche grazie anche alle buste paga della Karibu, da cui aveva già deciso di andar via. Prima di incassare 266.000 euro da rifondere in 360 rate mensili da 1.078 euro l'una, per un totale di 388.080 euro, aveva comunicato alla banca che da lì a pochi giorni avrebbe rinunciato allo stipendio e sarebbe diventata una «disoccupata»? Gli ispettori hanno verificato che l'ultimo cedolino è di luglio e conteneva anche il trattamento di fine rapporto. Alla fine ispettori e collaboratori hanno avuto l'impressione che Marie Therese e il figlio Michel abbiano vissuto gli accertamenti quasi come una liberazione. Di fronte alla tempesta mediatica e alle indagini penali, avrebbero manifestato quasi sollievo di fronte alla prospettiva di essere privati del controllo due società che sono diventate autentici fardelli.

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