tomaso montanari aldo grasso

“MONTANARI È UN RETTORE DI LOTTA E DI GOVERNO: QUANDO NON GOVERNA, LOTTA” – ALDO GRASSO SI CUCINA LO STORICO DELL’ARTE DOPO IL CASINO SULLE FOIBE: “SVILISCE UNA PAGINA DOLOROSA DELLA STORIA DEL NOSTRO PAESE, BASANDOSI SU UNA MESCHINA CONTABILITÀ. PER LA CRONACA, MONTANARI SI È DIMESSO DAL CONSIGLIO SUPERIORE MA RESTA NEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO DELLE BELLE ARTI, “PRESIDIO DI TUTELA DELL'INTERESSE GENERALE”. RIDICOLO: È LUI CHE DEVE DECIDERE COSA CONSERVARE O NO, COSA RICORDARE O NO…”

1 - LE FOIBE E IL RETTORE DI LOTTA E DI GOVERNO

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

tomaso montanari

Un rettore agit-prop. Una settimana di lotta dura per Tomaso Montanari, rettore dell'Università per Stranieri di Siena. Prima si dimette dal Consiglio superiore dei Beni culturali per «l'arroganza dimostrata dal ministro Franceschini» nella nomina di Andrea De Pasquale alla guida dell'Archivio centrale dello Stato, reo di aver accolto il Fondo Pino Rauti.

 

aldo grasso

Poi una mascalzonata sulle foibe e sui vertici della Repubblica accusati di revisionismo storico: «La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle foibe) a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah) rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica».

 

Montanari svilisce la grande tragedia, una pagina dolorosa della storia del nostro Paese, basandosi su una meschina contabilità: «Le vittime accertate, ad oggi, furono poco più di 800 (compresi i militari)». Già che c'era, poteva ripetere l'infamia di allora: «Banditi giuliani».

 

Per la cronaca, Montanari si è dimesso dal Consiglio superiore ma resta nel Comitato tecnico scientifico delle Belle Arti, «presidio di tutela dell'interesse generale». Ridicolo: è lui che deve decidere cosa conservare o no, cosa ricordare o no. Un rettore di lotta e di governo: quando non governa (con l'ex ministro grillino Bonisoli), lotta.

tomaso montanari 4

 

2 - LA SINISTRA DIFENDE IL PROF CHE MINIMIZZA LE FOIBE

Renato Farina per “Libero quotidiano”

 

Si chiama Soccorso Rosso. Di rosso non c'è solo l'ideologia ma il sangue degli altri, stavolta quello degli italiani martirizzati a migliaia nelle foibe. Un orrore che negare non si può, stanno attenti a stare in equilibrio da acrobati sul filo delle parole ipocrite, ma come gli piacerebbe fosse stato un delitto perfetto, come la lupara bianca della mafia, cementificati nel suolo carsico, e tutti zitti e mosca. Soccorso Rosso lo si era visto all'opera negli anni '70 per tutelare brigatisti e affini.

 

foibe

Be', funziona ancora, ne fanno parte vecchi dinosauri e giovani cloni dei medesimi. Non ha più la prontezza di una volta, questa congrega dal pugno chiuso dev' essersi infiacchita nella pigra estate tipica dei compagni che riposano, ma ecco che ieri i suoi manipoli si sono finalmente stretti intorno al loro ultimo, francamente fiacco, campione, professor Tomaso Montanari.

 

Costui aveva pubblicato un articolo sulle foibe (Il Fatto, 23 agosto). In tale scritto, com' è arcinoto, il sopravvalutato storico dell'arte (dell'infoibamento) rinnegava la Giornata del Ricordo istituita per legge nel 2004 e celebrata da allora ogni 10 febbraio per onorare le migliaia di vittime italiane gettate vive in quei maledetti e abissali cunicoli carsici. Inutilmente il presidente Sergio Mattarella l'ha definita «sciagura nazionale», «orrore che colpisce le nostre coscienze».

 

INDOTTRINAMENTO

tomaso montanari a otto e mezzo 5

Macché, per Montanari è stata un cedimento al fascismo, e dunque è degna di abiura. Era la prima uscita solenne da neo eletto rettore dell'Università di Siena per stranieri, individuati come ottimo materiale umano da indottrinare dal suo pulpito. Un chiaro saggio di come intenda piegare l'università degli Studi a spugna da imbevere delle sue bischerate ideologiche.

 

Ovvio gli sia stato chiesto di farsi da parte, e pure con disonore. Figuriamoci. Per cinque, sei giorni Montanari è stato protetto dal silenzio di compagni e affini. Nessun quotidiano di quelli che il "suo" Fatto chiama giornaloni lo ha graffiato neppure con una unghietta. Però voleva di più, il nostro eroe.

 

tomaso montanari

Dopo tre giorni, il Manifesto, quotidiano comunista, ha suonato l'esile ma rossissima trombetta con Francesco Pallante: ha ragione Montanari, contro di lui «isterismo», bisogna «smascherare le balle dei colonialisti, dei fascisti e dei loro epigoni». Ieri si sono palesate con lingua di plastica alcune guardie rosse. Nicola Fratoianni, capo della Sinistra Italiana, che sarebbe ciò che è rimasto di Rifondazione comunista. In questo caso siamo in pieno revisionismo del revisionismo.

 

Nel 2003, in un memorabile convegno a Venezia, Fausto Bertinotti definì quella delle foibe «tragedia irreparabile e senza giustificazione». Fratoianni, aduso a raccogliere l'osso che gli getta Travaglio, si scaglia invece che contro i boia rossi contro «la destra urlante» che «non ha fatto i conti con il nazifascismo».

foibe

 

Gianni Barbacetto, pistolero stanco del Fatto, si lamenta che «il revisionismo» sia diventato festa «di Stato». Non è il revisionismo, ma la realtà delle cose e dei cadaveri tirata fuori mummificata, con il filo di ferro sotto le mandibole calcinate. Ma che cazzo di uomini siete? Tralasciamo Sandro Ruotolo, e luogotenenti dei Vopos. Eccoci al messaggio del presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, un soccorso che fa urlare di gioia Tomaso Montanari.

 

tomaso montanari 3

Accidenti, il signore deve aver sbagliato Montanari. Quello giusto si chiamava Otello, ed era partigiano, denunciò eccidi comunisti in Emilia. L'Anpi ci mise 26 anni a riabilitarlo perché aveva avuto il torto di confessare la verità. Con Tomaso, che invece di inchinarsi davanti a quei disgraziati atrocemente liquidati dai comunisti, vuole disperderne il sangue nel fiume Lete della dimenticanza, si è sveltita in cinque giorni a mandare benedizioni.

 

MENZOGNA

SCRITTA CONTRO DRAGHI SU UN MURO PUBBLICATA SU INSTAGRAM DA TOMASO MONTANARI

Dove sta la menzogna in cui nuota Montanari, fingendosi protetto dai libri di storia? Certo che la Shoah è un orrore senza pari, e i numeri dicono sei milioni. Ma qui non c'è da fare una gara a chi è il più cattivo e se un morto è più vittima di un altro morto. Ma di riconoscere che la strage di italiani infoibati non è stata un infortunio, un eccesso di zelo rivoluzionario, in un cammino di gloria partigiana.

 

anna falcone tomaso montanari

Essa è stata il fiore naturale e malvagio di una strategia per eliminare ogni ostacolo all'instaurazione di un regime totalitario. Ebbe anche il consenso del Pci, almeno nel 1943: eliminare gli italiani non comunisti per favorire l'annessione alla nascente Jugoslavia dell'Italia orientale.

tomaso montanari 2

 

All'unanimità, non la Lega o Fratelli d'Italia, ma la commissione storica italoslovena ha stabilito che la strage «partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani». Soccorso Rosso a Montanari? Soccorso fognario.

foibefoibeFOIBE-3foibefoibeTomaso Montanari

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…