renzi conte salvini

“NO AL GOVERNO AMUCHINA” - PD E CINQUESTELLE BLINDANO CONTE NEL MOMENTO IN CUI RENZI E SALVINI TRAMANO PER SILURARLO: L’INTERO CENTRODESTRA E ITALIA VIVA NON AVREBBERO LA MAGGIORANZA ALLA CAMERA - AL NAZARENO SONO TRANQUILLI: CIRCOLANO SONDAGGI CHE DANNO IN CALO LA LEGA E RENZI FERMO AL 3%, TALLONATO DA AZIONE DI CARLO CALENDA…

Da www.lastampa.it

 

nicola zingaretti giuseppe conte

Viene subito in aiuto l’aritmetica. Se in nome del governissimo si riunisse l’intero centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) più Matteo Renzi, comunque non avrebbero i numeri alla Camera. Pd-Leu-M5S più la gran parte del Gruppo Misto avrebbero ancora la maggioranza. A Palazzo Chigi, tra i grillini e i dem questo conto dà una prima certezza.

 

Renzi dovrebbe trasformarsi in un’appendice di quei sovranisti che ha giurato di combattere e sperare in una deflagrazione dentro la maggioranza. Solo così il governo di emergenza, che un po’ guarda all’esperienza di Mario Monti nata sulle macerie economiche del Paese, potrebbe avere una speranza di vita. Il «governo Amuchina» lo ha ribattezzato Nicola Zingaretti usando la sponda del consigliere comunale dem Giovanni Zannola per ironizzare sulla febbre igienizzante che è stata uno degli effetti collaterali della psicosi sul Covid19.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

A Giuseppe Conte bastano poche considerazioni per dirsi «tranquillo». Dovrebbero allinearsi una serie di condizioni prima di mettere seriamente nei guai il suo governo. Il coronavirus dovrebbe mietere molte vittime, accendere focolai in altre parti d’Italia, la situazione diventare incontrollabile, lo spread impennarsi, la Borsa crollare, l’economia scivolare in recessione, Renzi rompere gli indugi e sposare la proposta di un governo a tempo con la destra, trascinare con sé un pezzo di Pd e di M5S.

goffredo bettini

 

Insomma, una catastrofe. In base al principio di realtà, tutto è possibile. Ma Conte si è convinto che non sia così probabile. Prima di tutto, il M5S ancora ieri dava garanzia di opporsi a qualsiasi ipotesi di sostenere un esecutivo che non fosse guidato da Conte. Anche nel Pd il coro di reazioni sembra senza appello. Di buon mattino è ancora una volta Goffredo Bettini, stratega politico molto ascoltato da Zingaretti a sentenziare: «Non si utilizzi cinicamente il dramma di tante famiglie per manovre politiche tese a coprire le difficoltà di alcuni leader e partiti».

 

Traduciamo. Nelle conversazioni tra Conte e i ministri di Pd e M5S circolano sondaggi che danno in calo la Lega e Renzi fermo al 3%, tallonato da Azione di Carlo Calenda. Non solo: al Nazareno Zingaretti festeggia una rilevazione che dà la forbice con Salvini ridotta al 6%. Sul virus, Conte scommette sul contenimento e, con l’aiuto europeo, su un piano poderoso di messa in sicurezza dell’economia italiana.

 

MATTEO RENZI L'ARIA CHE TIRA

Il premier rivendica la gestione del contagio ma più volte in queste 48 ore ha ammesso a collaboratori e ministri di aver sbagliato a pronunciare quella frase sul potere delle Regioni in materia di Sanità e a puntare il dito sull’ospedale di Codogno, senza pensare a medici e infermieri in trincea, per il pasticcio sul protocollo che non sarebbe stato seguito sul paziente 1. La passeggiata per Napoli con il presidente francese Emmanuel Macron, serve a Conte per ridare dell’Italia l’immagine di un Paese non ammalato. Mentre per rispondere a Salvini aspetta la conferenza stampa: «Oggi ci viene proposto di aprire tutto ma questi stessi che ce lo dicono, ieri ci dicevano di chiudere tutto, ci è stato proposto anche di chiudere Schengen...». Il colloquio del leghista con Sergio Mattarella non lo preoccupa. I canali di comunicazione con il Colle sono sempre aperti e il premier sente di avere intatta la fiducia del presidente. «C’è chi cambia idea dalla mattina al pomeriggio, ma noi abbiamo il dovere di tenere unito il governo» sostiene il premier.

salvini renzi

 

E il governo reggerà finché reggeranno i numeri in Parlamento. Nella maggioranza tutti sanno che, passata l’emergenza, Renzi tornerà prepotentemente a picconare. La pattuglia dei responsabili è sempre pronta in caso di crisi. La faccenda è stata presa in mano da Dario Franceschini, anche perché il premier considera improprio occuparsene direttamente. Se Renzi dovesse strappare, è stato spiegato, si libererebbero due ministeri in quota Iv. Nel rimpasto si libererebbero caselle di sottogoverno e partecipate. Un posto da ministro potrebbe finire a Vincenzo De Luca.

 

CARLO CALENDA OSPITE DI DIMARTEDI

Vorrebbe dire che il governatore della Campania avrebbe accettato di fare un passo indietro per lasciare al Pd aperta la strada di un’alleanza con il M5S alle regionali. E questa è la vera grande incognita che agita i sonni di Franceschini, da sempre sostenitore del governo in chiave anti-Salvini. Ma il primo anche a sapere che il governo sarebbe spacciato se, per la riluttanza dei grillini in Campania e Liguria, dovesse fallire l’intesa e a maggio la destra conquistasse tutte le regioni tranne la Toscana.

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