giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo - 11

“NON PARLO DI COMPLOTTO MA C'È UN MENEFREGHISMO RISPETTO ALLA VOLONTÀ POPOLARE” - GIORGIA MELONI, ALLA FESTA PER GLI 80 ANNI DE "IL TEMPO" ALLA GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA, FINGE DI NON AVER MAI PARLATO DI COSPIRAZIONI CONTRO IL GOVERNO E TORNA A ATTACCARE LE TOGHE SUL PROTOCOLLO ITALIA-ALBANIA: “NON CONSENTIRÒ CHE VENGA SMONTATO, LA SENTENZA È IRRAGIONEVOLE”. POI LA BUTTA IN CACIARA SULLA MANOVRA (DOVE HA TAGLIATO LA SANITÀ E LASCIATO BRICIOLE PER LE PENSIONI MINIME) DANDO LA COLPA AL…

Ilario Lombardo per “La Stampa” - Estratti

 

giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 10

La conferenza stampa annunciata da Giorgia Meloni, la prima nel formato classico dopo cinque mesi, che avrebbe dovuto coincidere con la scadenza dei primi due anni di governo e che poi è stata disertata dalla stessa premier, si è trasformata in una chiacchierata amichevole con Tommaso Cerno, ex An, ex senatore del Pd, ex direttore dell'Espresso, oggi alla guida de Il Tempo, testata di Antonio Angelucci, indomito editore di destra ma anche parlamentare della Lega.

 

giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 11

Poco meno di un'oretta di monologo, interrotto ogni tanto dai ganci ammirati di Cerno, contiene a fatica il trionfo di lodi autocelebrative sul proprio governo. Alla festa per gli 80 anni de Il Tempo, alla Galleria nazionale di arte moderna di Roma, Meloni può dire quello che le pare, come le pare. Per esempio: «Non parlerei di complotto, le poche volte che leggo i giornali, leggo di Meloni complottista, per me sono dinamiche bizzarre, non credo ci sia volontà di sovvertire la volontà popolare, ma c'è un menefreghismo rispetto alla volontà popolare, della serie: se il popolo non vota come dovrebbe votare vanno sovvertite le scelte».

giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 12

 

(...) Due mesi dopo, si apre un nuovo capitolo della battaglia della destra contro la magistratura. Meloni la cavalca, nelle stesse ore in cui Marina Berlusconi, primogenita dell'ex premier, a un paio di chilometri dalla Gnam, rispolvera il repertorio del papà contro i giudici.

 

Una sintonia ritrovata sulla giustizia, tra la premier e la manager, dopo il freddo degli ultimi mesi verso gli eredi Berlusconi e l'ipotesi di una discesa in campo di Pier Silvio. La premier rivendica la decisione di aver rilanciato sui propri social parte della mail di un magistrato, Marco Patarnello, in cui definisce Meloni «pericolosa». È stato ampiamente provato il taglia e cuci che ha manipolato lo stralcio pubblicato fuori contesto da Il Tempo, stravolgendone il senso, e poi strumentalizzato dalla destra, dalla premier e persino dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: ma nonostante questo non avviene alcun ripensamento.

giorgia meloni e tommaso cerno festa 80 anni il tempo

 

Cerno e Meloni ci tornano su come se nulla fosse: quel magistrato, riprende la leader, dice che «io agisco secondo una visione politica, ed è vero. Ma il ruolo della politica è rispettare la volontà popolare, non rincorrere interessi personali. Io non mi faccio condizionare da nessuno su quello che ritengo giusto per dare risposte ai cittadini, nel rispetto delle leggi».

 

È il perfetto assist per difendere il progetto dei centri per il rimpatrio in Albania, il cui funzionamento è stato messo a rischio dalla decisione dei magistrati di Roma.

A Meloni preme difendere due cose. Il protocollo con Tirana, che secondo la premier è diventato un modello per molti Paesi europei. E la manovra.

giorgia meloni con antonio e giampaolo angelucci festa 80 anni il tempo

Sul primo punto torna a sfidare le toghe, sminuendo la sentenza della Corte di Giustizia Ue sui Paesi da considerare sicuri per i rimpatri dei migranti, che è alla base del pronunciamento dei giudici romani.

 

Quest'ultimo è «irragionevole» secondo Meloni, «perché non riguarda il tema dell'Albania, ma tutti gli immigrati illegali che arrivano da alcune nazioni». I giudici, continua, «si rifanno a una sentenza della Corte europea, ma la mancate convalide dei trattenimenti degli irregolari sono cominciate molto prima». Fa nulla che la sentenza della Corte Ue sia del 4 ottobre.

giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 8

 

Questo particolare scompare dal ragionamento della premier. Che promette: «Avevo messo in conto che ci sarebbero stati degli ostacoli ma li supereremo: il protocollo Italia-Albania funzionerà. Non consentirò che venga smontato», da giudici che hanno «una visione molto diversa da quello che ha il governo».

 

Anche sulla manovra toni trionfalistici. E qui può tranquillamente difendersi da chi – la sinistra e il M5S – dice che ha tagliato la sanità e lasciato briciole per le pensioni minime: «Non abbiamo aumentato le risorse come avremmo voluto perché abbiamo da pagare 38 miliardi di euro di Superbonus che ci è servito per ristrutturare meno del 4% delle case degli italiani, soprattutto le seconde».

giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 2giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 3giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 4giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 1giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 6giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 7giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 5giorgia meloni alle celebrazioni per gli 80 anni del quotidiano il tempo 9

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...