dino giarrusso

“NON RINUNCIO AL SOPRANNOME ‘IENA’. PERCHÉ DEVO LEVARMI DEI VOTI?” – DINO GIARRUSSO E LE POLEMICHE DELLA TRASMISSIONE MEDIASET: “SE QUALCUNO SI PRENDE MALE PAZIENZA. MI HA AUTORIZZATO QUENTIN TARANTINO IN PERSONA” – DI FATTO, SE NELLE ISOLE QUALCUNO SCRIVERÀ IENA SULLA SCHEDA, SARÀ UN VOTO PER LUI – INTANTO PERÒ NEI BIGLIETTINI E NEI MANIFESTI NON C’È IL NOME DEL COMMITTENTE RESPONSABILE, OBBLIGATORIO PER LEGGE…

Lorenzo Giarelli per “il Fatto Quotidiano”

 

I MANIFESTI ELETTORALI DI DINO GIARRUSSO

Non c' è pace per Dino Giarrusso. Neanche il tempo di passare da una campagna elettorale all' altra, da un incarico in Regione Lazio a uno al Miur, che l' ex Iena deve fare i conti col fuoco amico della sua ex redazione e con qualche equivoco normativo. A venti giorni dal voto per le Europee, in cui Giarrusso è candidato con il Movimento 5 Stelle, migliaia di persone in Sicilia e Sardegna hanno già ricevuto il classico santino elettorale col suo volto e il suo nome. Non potendo fare a meno di notare un paio di particolari.

 

Il primo, per i più acuti osservatori: nel bigliettino, così come in molti manifesti, manca il nominativo del committente responsabile, ovvero della persona che per legge ogni candidato deve scegliere per gestire spese e introiti della propria campagna elettorale. Una legge del 1993, resa ancor più stringente quest' anno, prevede infatti che "tutte le pubblicazioni di propaganda elettorale a mezzo di scritti, stampa o fotostampa, radio, televisione () debbono indicare il nome del committente responsabile". Obiettivo: rendere trasparente chi gestisce i soldi raccolti per la campagna elettorale. Che però, per legge, inizia solo trenta giorni prima del voto, motivo per cui Giarrusso minimizza la mancanza: "Per questo sui miei bigliettini non c' è il nome del committente.

Li ho stampati tempo fa e a qualcuno magari è arrivato adesso".

giarrusso litiga con un operaio del sulcis a popolo sovrano 2

 

Sui prossimi ci sarà questo nome? "Certamente, rispetto le regole al cento per cento".

dino giarrusso (2)

 

Che poi, più che "Dino Giarrusso", su quei bigliettini balza all' occhio il soprannome: "Detto Iena". Professione che si fa nickname, scandito persino nelle liste ufficiali per le Europee. I siciliani e i sardi, dunque, potranno votare Giarrusso anche solo scrivendo "Iena" sulla scheda: "Qui nelle isole in tanti mi chiamano così, mi gridano per le strade 'Ienaaa!'". Eppure alla trasmissione non l' hanno presa bene, tanto che hanno persino chiesto a Dino di cambiare look: "A Giarrusso i migliori auguri per il futuro - ha scritto la redazione in una nota - sperando però che la smetta con il vizio di vestirsi come noi, rimettendo la divisa nell' armadio, e di usare il passato a Le Iene per la sua campagna elettorale".

 

Robetta al cospetto di una campagna elettorale lanciatissima: "Mi ha autorizzato Quentin Tarantino in persona, dicendomi che vuole bene alle Iene ma ora anche basta con questa cosa di usare il nome del suo film per fare audience".

dino giarrusso

 

Giarrusso sì, la Marcuzzi e Giulio Golia no. Che poi, tutto sommato, lo smoking non porta molti voti: "Ma sì, io amo i jeans. Ho usato le foto di quando ero Iena perché erano in alta definizione". La cravatta ha stufato: "Non l' ho messa neanche alla laurea, è scomodissima. Ho imparato a fare il nodo a Italia 1". Compromesso accettabile allora, almeno per lenire i dolori del giovane Dino: divisa da Iena sui santini e sui manifesti - ma solo perché le foto d' archivio sono le migliori -, abbigliamento casual in giro per le piazze.

LORENZO FIORAMONTI DINO GIARRUSSO

 

E poi testa al futuro: "Ho un programma importantissimo per i miei territori, che dell' Europa hanno tanto bisogno. Davvero anziché parlare di cose serie dobbiamo parlare di come sono vestito?". Al nome - meglio: al soprannome - però non si rinuncia: "Perché devo levarmi dei voti? Quello me lo tengo e pazienza se qualcuno si prende male. Dino Giarrusso detto Iena". Nel segno di Quentin.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”