zaia salvini giorgetti draghi

“NON SIAMO ARRIVATI ALLE PAROLACCE TRA DI NOI IN CHAT SOLTANTO PERCHÉ TUTTI SAPPIAMO CHE SALVINI LA LEGGE” - LA TENSIONE TRA I LEGHISTI E’ ALLE STELLE PER LA PARTECIPAZIONE DI UNA FETTA DEL PARTITO ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO IL GREEN PASS E PER LA “LIBERTÀ DI SCELTA” SUI VACCINI - NON L’HANNO APPREZZATA I GOVERNATORI DEL CARROCCIO CHE HANNO COMBATTUTO IL VIRUS NELLE REGIONI - PRENDE CORPO UNA “CORRENTE GIORGETTI” CHE RAGIONA SUL MODO PER TENERE MARIO DRAGHI A PALAZZO CHIGI PERSINO DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 2023 - GIORGETTI, CHE SOGNA LA LEGA NEL PPE, NON HA MAI PERDONATO A SALVINI LA FIRMA DEL DOCUMENTO SOVRANISTA (SIGLATO SOLO PER FREGARE LA MELONI)

zaia salvini

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

La chat dei deputati leghisti non era mai stata così incandescente: «Non siamo arrivati alle parolacce tra di noi soltanto perché tutti sappiamo che Salvini la legge», ammette uno dei partecipanti. Il problema è ancora quello della manifestazione organizzata mercoledì scorso a Roma sulla «libertà di scelta» vaccinale e contro il green pass dai deputati leghisti Armando Siri e Claudio Borghi.

 

claudio borghi

La grande maggioranza dei leghisti non ha affatto gradito che il partito, sia pure in maniera indiretta, sia stato accostato a quella piazza. Certamente non i governatori leghisti Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti e Luca Zaia, che da mesi combattono la loro battaglia per la vaccinazione degli amministrati. E pochissimi hanno apprezzato i cori anti Draghi («che alla fine sono cori contro di noi») sentiti in piazza del Popolo. Per tacere del poter essere accostati a posizioni no vax.

 

armando siri. 2

Da questo punto di vista, il più criticato è stato Simone Pillon con la sua frase: «Non permetteremo le sperimentazioni sui nostri bambini» che echeggia posizioni assai frequenti tra gli antivaccinisti. Cosa che fa decisamente girare le scatole ai leghisti più governisti, che non sono affatto pochi. La faglia, come spesso accade nella Lega, passa sotto il livello del mare e riguarda anche il rapporto con Mario Draghi. Giancarlo Giorgetti non perde occasione di ribadire la sua stima nel premier: «È un fuoriclasse» ripete spesso a chi gli parla. «Alla fine la chiude sempre lui» ha detto venerdì al Festival di Giffoni.

 

SIMONE PILLON

Anche Salvini non perde occasioni per ribadire la stima e il sostegno al premier, e non soltanto perché la decisione di sostenerlo sia costata alla Lega il rimangiarsi il vecchio «mai al governo con il Pd». Ciononostante, nel partito in molti temono il ripetersi di vicende come quella della manifestazione romana, con un'ambiguità di fondo che a molti disturba: «Non possiamo - dice un senatore - essere quelli che sui territori vaccinano e alle manifestazioni seminiamo dubbi».

 

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Ma anche sul green pass molti sono convinti che sia materia da maneggiare con molta attenzione: «Non possiamo permettere che la questione sia posta come una battaglia di libertà. Perché se ti tolgono la libertà, non ci sono mediazioni possibili. E dunque, ci mettiamo da soli in un vicolo cieco». Il tutto potrebbe risultare amplificato, da qui a due giorni, con la partenza del semestre bianco, i sei mesi in cui le Camere non possono essere sciolte.

 

MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

«Molti temono che i 5 Stelle ne approfittino per rifarsi una verginità - sbuffa un leghista di lungo corso - ma non vorrei che anche noi cogliessimo l'occasione per distanziarci dal governo». Per giunta in autunno - probabilmente il 3 ottobre - ci saranno elezioni amministrative cruciali: più di 1.300 comuni tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna. Tutti Comuni in cui il centrodestra - e la Lega - sulla carta devono rimontare rispetto agli avversari. Cosa che predispone all'alzare i toni.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

Sarà certamente vero che Giancarlo Giorgetti non ha intenzione di dare l'addio alla politica deluso dal corso ondivago del partito. Ma è altrettanto vero che in parecchi guardano a lui come a una garanzia di barra dritta rispetto a diversi temi sensibili. E tra i giorgettiani di una corrente Giorgetti che non esiste, già si ascoltano ragionamenti sul modo per tenere Mario Draghi a Palazzo Chigi persino dopo le elezioni politiche del 2023: «Con il sistema elettorale attuale, che premia le coalizioni, sarebbe impossibile. Con un proporzionale, sarebbe molto più semplice».

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