matteo salvini matteo renzi luigi di maio

“NON VORREI CHE QUESTO TAVOLO FINISSE PER DIVENTARE UNA VETRINA PER RENZI E SALVINI” - LUIGI DI MAIO HA DEI GROSSI DUBBI SULLA BUONA RIUSCITA DELLA PROPOSTA DI ENRICO LETTA E SUL DIALOGO CON BERLUSCONI INVOCATO DA CONTE, CHE POTREBBE RIVELARSI UN BOOMERANG – CHE FARE? PER LUIGINO CI SONO DUE DIREZIONI: RAFFORZARE IL RAPPORTO CON GIORGETTI E I GOVERNISTI DELLA LEGA, E DALL’ALTRA DARE VOCE AI GRUPPI PARLAMENTARI (E COSÌ IN UN COLPO SOLO STRAPPARE ANCHE LA POCHETTE DI CONTE)

Annalisa Cuzzocrea per "la Stampa"

 

LA CENA GIORGETTI-DI MAIO VISTA DA OSHO

Quanto possono essere lunghi quarantacinque mesi? Quanti strascichi possono lasciare tre anni e mezzo di trattative, strategie, cambi repentini di governi e di alleanze? Avvicendamenti di leadership, scontri dopo i quali si dice: mai più, di te non mi fiderò mai più. È contro tutto questo che la proposta di Enrico Letta fa fatica a passare. Non si tratta solo di mettere insieme i leader di forze politiche che su tutto, non solo sulla manovra di bilancio, vogliono cose diversissime.

 

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

Si tratta di chiedere loro di fidarsi l'uno dell'altro. Perché se ti siedi a un tavolo da gioco, di una cosa vuoi essere certo: che nessuno, una volta distribuite le carte e allineate le fiches, sia pronto a barare. Così Giuseppe Conte può anche rilanciare, e tentare di allargare un dialogo che ancora non c'è alle riforme costituzionali. Ma la verità è che dentro il suo stesso Movimento maturano dubbi non detti e autentiche paure. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - in una riunione fatta con un gruppo di parlamentari - ha riconosciuto al segretario pd la volontà di tenere unita la maggioranza e di voler agevolare il lavoro del governo.

salvini renzi

 

Allo stesso tempo, però, ha espresso tutti i suoi dubbi sulla riuscita dell'operazione. «Non vorrei che questo tavolo finisse per diventare solo una vetrina per Renzi e Salvini». Il leader di Italia Viva è il responsabile della fine del governo giallo-rosso e, come ha ricordato lo stesso ex capo M5S nel suo libro Un amore chiamato politica, è colui che già nel 2018 aveva fatto saltare il tavolo già avviato col Pd andando a Che tempo che fa a dire «con i grillini mai».

 

ENRICO LETTA E GIUSEPPE CONTE

Non è quindi solo per quel che è emerso in questi giorni dalle carte dell'inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open, che il capo della Farnesina non pensa sia una buona idea ridare centralità a Matteo Renzi. Basta vedere quel che è accaduto ieri in Senato, dove si sono scontrati in aula la capogruppo M5S Maria Domenica Castellone e quello di Italia Viva Davide Faraone - con le relative curve a urlare e fare «buuu» - per capire che non c'è aria di dialogo.

 

Quanto a Salvini, è stato sempre Di Maio a definirlo «una delle persone più false che abbia mai incontrato». Non ha cambiato idea: «Conosciamo entrambi i due Matteo - è il ragionamento fatto in queste ore - sappiamo bene che anche se prendono un impegno, poi non lo mantengono.

 

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI

La storia lo testimonia: quando si sono seduti attorno a un tavolo in questi anni, l'hanno fatto solo per dare scossoni al governo, aprendo poi una crisi». Non è solo il fallimento del patto sulla manovra o sulle riforme, o addirittura sul presidente della Repubblica, che teme il ministro degli Esteri. Ma una fine disordinata e drammatica della legislatura: «Questo tavolo con loro due rischia di essere un pericoloso boomerang. La scusa per dire: non siamo d'accordo, allora stacchiamo la spina».

 

conte di maio

Che creda o no a un'eventualità di questo tipo, Di Maio lavora da tempo in due direzioni. La prima vede rafforzarsi il suo rapporto con l'ala governativa della Lega. E quindi, con quel Giancarlo Giorgetti il cui viaggio negli Stati Uniti ha aiutato a preparare e con cui va a mangiare periodicamente una pizza. La cosa che più li accomuna, in un match che dovrebbe vederli agli angoli opposti del ring, è la volontà di proteggere il governo di Mario Draghi. Che a loro parere deve continuare per mettere al sicuro i fondi del Recovery e avviare la trattativa in Europa sul Patto di stabilità.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

È improbabile che Salvini la pensi allo stesso modo e anche per questo il dirigente M5S non vorrebbe che fosse lui a sedersi al tavolo. Preferendo, come forse lo stesso premier, che a gestire le trattative siano le delegazioni dei partiti al governo. La seconda parte della strategia di Di Maio riguarda i gruppi parlamentari: il Movimento ha ancora - nonostante decine e decine di defezioni - il numero più grande di elettori del prossimo capo dello Stato. Una golden share che nella testa del ministro degli Esteri deve essere usata al meglio. «Il Parlamento deve rimanere centrale - dice - anche Giuseppe (Conte, ndr) ha espresso dubbi sul fatto che un tavolo di leader sulla manovra potrebbe essere percepito come lesivo della prerogative delle Camere».

 

SALVINI E RENZI

E quindi: «Sarebbe fondamentale, piuttosto, che ci fosse la massima sintonia tra i capigruppo in Parlamento, bisogna fidarsi di deputati e senatori. In occasione delle ultime manovre hanno dimostrato di saper trovare la quadra, accogliendo al massimo anche le iniziative delle opposizioni». C'è insomma la volontà di farsi alfiere degli eletti, che ribollono di frustrazione e scontento: per essere stati estromessi dalle apparizioni tv, riservate ai vicepresidenti scelti da Conte.

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

E per sentirsi sempre ai margini delle scelte, mentre vedono il loro leader andare a far festa con il dem Goffredo Bettini. A misurare la temperatura dentro il Movimento sarà l'elezione del prossimo capogruppo alla Camera: che Conte sta cercando di sminare, probabilmente rinunciando a un suo candidato forte come l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ma che potrebbe dimostrargli, ancora una volta, come guidare i 5 stelle sia più difficile di quanto pensasse.

ENRICO LETTA E GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)