taverna conte

“OGGI LI SFONNAMO DE BRUTTO” – PAOLA TAVERNA E IL RACCONTO BY RONCONE DELLA GIORNATA CHE HA APERTO LA CRISI DI GOVERNO – “TANTO NUN C'È TRIPPA PE' GATTI, JE VOTAMO CONTRO” – CALDEROLI SPREZZANTE SUL M5S: “HANNO CAPITO DI AVER FATTO UN CASINO. SONO DEI POVERACCI” - IL DADAISMO DEL MINISTRO PATUANELLI: “IL GOVERNO? SIAMO DENTRO, SIAMO FUORI, NON SI CAPISCE” - LA CHIOSA DI MARCO FOLLINI: "CONTE SI ERA CAPITO CHE NON FOSSE ALDO MORO"

conte taverna

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

Un caffè in piazza Sant' Eustachio, prima della broda amara che servono alla buvette di Palazzo Madama.

«Come butta la giornata?».

 

Barcolla.

«Ma chi?».

Lei. La senatrice grillina Paola Taverna. È venuta in bilico su zatteroni bianchi da spiaggia tipo Kursaal di Ostia. Sguardo spiritato, soffia perfida. «Oggi li sfonnamo de brutto» - traduzione: oggi li metteremo in grande difficoltà.

 

Cronaca battente. Con le porte dell'ascensore che si aprono sul corridoio dei Busti.

 

mario turco giuseppe conte paola taverna

Avviarsi circospetti verso l'abisso possibile di una tragica crisi di governo. Qui, al Senato: tra ricatti e minacce, sicofanti sistemici, tonfi, miserabili calcoli elettorali, comici pretesti - «Il termovalorizzatore di Roma ci farà morire tutti avvelenati» - e Giuseppe Conte ancora mezzo dentro e mezzo fuori (è terrorizzato: come dice Marco Follini su Twitter, «si era capito non fosse Aldo Moro»; però, insomma, un po' di grammatica.

 

Invece: non è riuscito a controllare le sue bande ribelli, ha dovuto promettergli il peggio e ora - pressioni del Quirinale, del Vaticano, dei mercati - cerca una via d'uscita).

 

Ma guarda: è già arrivato il ministro a cinque stelle Federico D'Incà. Per forza: su incarico dell'avvocato di Volturara Appula si sta lavorando - aumm aumm - i capigruppo dei partiti.

Vuole convincerli a eliminare il voto di fiducia.

 

PAOLA TAVERNA GIUSEPPE CONTE

Passa il leghista Roberto Calderoli, sprezzante: «Hanno capito di aver fatto un casino. Sono dei poveracci». Risbuca la Taverna, e ringhia: « Tanto nun c'è trippa pe' gatti, je votamo contro »; traduzione: c'è poco da brigare, voteremo contro il governo. Infatti. Solo che a bocciare il piano di mediazione è Mario Draghi. «La fiducia resta».

 

Sulla Moleskine, un appunto: ricordarsi di spiegare il clima di sostanziale allegria/incoscienza con cui i senatori grillini spingono il governo nel pozzo. Guerra, pandemia, crisi energetica, inflazione alle stelle, recessione in arrivo: ignorano tutto. Pensano solo ai loro sondaggi (già in picchiata). Ecco il senatore Gianluca Castaldi (arbitro di beach soccer, prima di salire sul carrozzone del Vaffa e ritrovarsi con un sostanzioso conto corrente): «Usciamo subito da questa melma». Ecco Vito «orsacchiotto» Crimi: «Adesso, o mai più». Alberto Airola: «Le fragole sono ormai marce».

FEDERICO DINCA

Sghignazzano. Passeggiano tronfi nel salone Garibaldi. Maurizio Gasparri, autorevole esponente di FI, li osserva severo. «Sono preoccupato. Conte ragiona da sughero: è abituato a galleggiare, senza battere ciglio ha fatto il premier gialloverde e poi giallorosso.

Non capisce che Draghi è un uomo diverso. Quello, se si arrabbia, se ne va». Il sito Dagospia batte la notizia che, in caso Draghi si dimettesse, Giuliano Amato potrebbe traghettare il Paese fino alle elezioni (abbastanza surreale che a sondare Conte e Salvini sarebbe stato Massimo D'Alema).

 

calderoli

A proposito: Salvini? Non pervenuto; anche perché i governatori leghisti, da Zaia a Fedriga, pensano ai soldi del Pnrr che gli imprenditori dei loro territori aspettano, e che solo Draghi può garantire. Quelli del Pd li riconosci perché camminano chini, muro muro, con addosso lugubri presagi. Avevano individuato in Conte il «riferimento riformista del futuro». Adesso, in caso di voto, il M5S sarebbe un alleato impossibile. Matteo Renzi: «Il Pd avrebbe una sola opzione: allearsi con me, Calenda, Brugnaro, Toti... però pure così, e ve lo dice uno che notoriamente ha un'altissima considerazione di se stesso, il centrodestra vincerebbe in carrozza» (cinico, ma lucido).

 

federico dinca stefano patuanelli

Intanto, dentro, nell'emiciclo: dichiarazioni di voto. Adesso è il turno della capogruppo grillina, Mariolina Castellone. Ripete il copione che le hanno scritto. Voce roca, aggressiva. Mentre parla annuisce ingrugnito un tipo che le siede accanto: indossa una giacca rossa di quelle che usa il Mago Forest (un altro grillino, prima, si aggirava con un paio di sandali francescani: boh). Quando la Castellone conclude il discorso, i suoi si scatenano: una standing ovation covata da mesi.

 

Inizia la conta e i grillini escono (due cronisti salutano, i loro direttori gli hanno chiesto di andare a Palombara Sabina da Giorgia Meloni, alla Festa dei Patrioti: ciambelline al vino e porchetta, seduta tra la gente; poi non chiedetevi perché vola nei sondaggi). Voto finale: 172 sì, 39 no. Colpisce la botta di puro dadaismo politico del ministro grillino Stefano Patuanelli che non ha votato la fiducia a se stesso (lo sentono andar via che ragiona incerto: «Il governo? Siamo dentro, siamo fuori, non si capisce»). Avvertite i familiari.

fabrizio roncone

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…