giuseppe conte beppe grillo mario draghi

“E ORA DOPO TUTTO QUESTO CASINO DOVREMMO VOTARE UNA NUOVA FIDUCIA A DRAGHI? MA STIAMO SCHERZANDO? COSÌ NON CI CAPISCE PIÙ NESSUNO”, IL M5S E’ IN TOTALE CONFUSIONE E SPACCATO TRA CHI VUOLE LA RICONCILIAZIONE E CHI INVOCA LO STRAPPO – "SEMOLINO" CONTE PRONTO A COSPARGERSI IL CAPINO DI CENERE CHIEDE SEGNALI SU SUPERBONUS O SALARIO MINIMO PER DIRE DI NUOVO SI' A DRAGHI – LE BORDATE INTERNE SUL MINISTRO PATUANELLI E L'ENIGMA GRILLO...

Lorenzo De Cicco,Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

CONTE M5S

«E ora scusate, dopo tutto questo casino dovremmo votare una nuova fiducia a Mario Draghi? Ma stiamo scherzando?», è la domanda che pone ai propri colleghi riuniti in Consiglio nazionale un big del Movimento. «Così non ci capisce più nessuno...». La prima reazione è il silenzio, compreso quello di Giuseppe Conte; eppure sì, l'opzione è sul tavolo, un rinnovato appoggio ad un Draghi bis ma a determinate condizioni: in pratica una telenovela.

 

La scelta di ieri di non votare la fiducia in aula al Senato - condita però allo stesso tempo da aperture per il futuro, in pratica il gioco dell'usciamo-non usciamo dal governo - alla fine ha portato ad un esito che in realtà non era così inaspettato. Che il capo del governo ne avesse le scatole piene era risaputo ma in casa 5 Stelle il comunicato letto dal presidente del Consiglio durante il cdm è suonato durissimo, anche troppo; poi le dimissioni respinte da Sergio Mattarella e l'annuncio delle comunicazioni alle Camere mercoledì di Draghi hanno fatto capire che ci sono davanti altri cinque giorni per capire cosa fare. «Ci prenderemo tutto il tempo necessario per arrivare a una decisione», è il ragionamento che si fa in via di Campo Marzio.

GIUSEPPE CONTE

 

Ma la verità è che si tratta di un percorso al buio, perché nessuno sa cosa potrebbe dire davanti ai parlamentari Draghi.

I punti fermi di Conte sono comunque due. Il primo: le responsabilità della crisi non sono addebitabili al M5S, «sul termovalorizzatore ci eravamo astenuti in Consiglio dei ministri, abbiamo tentato diverse mediazioni, tutte rifiutate».

 

L'ultima - è il ragionamento - è stata quella messa in campo sin da ieri notte dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, che aveva proposto di non mettere la fiducia sul decreto aiuti, sminando insomma il campo. Anche quella fallita. Il secondo: l'elenco delle nove richieste portate da Conte a Draghi la scorsa settimana non decade, perlomeno per il Movimento. «Su quello vogliamo delle risposte», ripete Conte ai suoi. A conti fatti basterebbe una bella apertura sui crediti per il superbonus, o una generica promessa sul salario minimo, per accontentare i 5 Stelle.

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI MEME

 

Messa così la situazione, però, il pallino non è più davvero in mano a Conte e ai suoi. Anche perché anche senza il Movimento una maggioranza, perlomeno coi numeri, c'è. Nel frattempo, uscito Luigi Di Maio dal M5S, si è subito ricreata una nuova spaccatura interna tra chi preme per andare all'opposizione e chi invece confida in più miti consigli. Giusto ieri un'altra senatrice, Cinzia Leone, ha lasciato per accasarsi con Insieme per il futuro; due giorni fa era stato il turno di Francesco Berti, deputato.

 

Uno stillicidio. È ormai quasi fuori dai radar della disciplina di partito anche il capogruppo alla Camera Davide Crippa, che ormai manifesta apertamente il proprio disagio per la piega barricadera che sta prendendo il partito. E poi che dire delle parole di Federica Dieni, rivolte al collega di partito e ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli: «A proposito di coerenza, se uno non vota la fiducia poi si dimette». E poi: Carlo Sibilia, Alessandra Todde, Stefano Buffagni, Fabiana Dadone, tutti poco convinti che rompere, così e adesso, sia (stata) la scelta giusta. Infine Beppe Grillo, lontano e poco attento, che avrebbe dato il benestare allo strappo, ma le versioni sono discordanti e del resto il garante ha insegnato che è capace di dire tutto e il contrario di tutto nel giro di poche ore. In questo imitando Conte.

 

D INCA CONTE

Così ieri, a beneficio dei fotografi appollaiati sugli spalti di Palazzo Madama, il senatore Alberto Airola, vecchio attivista No Tav, sul blocco note, in stampatello e a caratteri cubitali, scriveva che «qui tutti hanno paura di restare soli con Draghi e con se stessi». Un po' criptico forse. Ma è lo stato d'animo generale dei 5S, fuori ma dentro, dentro ma fuori.

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI CONTE GRILLOstefano patuanelli GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

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