Estratto dell'articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
angelo canale procuratore generale della corte dei conti
«I controlli sulla spesa del Pnrr sono un obbligo europeo, e noi siamo un presidio di democrazia, nell'interesse dei cittadini», dice Angelo Canale, procuratore generale della Corte dei conti.
Che cosa pensa della proroga dello "scudo" che limita la responsabilità per danno erariale?
«Mi lascia molto perplesso. Mi sembrava di aver capito, anche con rassicurazioni informali, che i nostri argomenti, espressi ripetutamente, fossero stati compresi. Evidentemente è un mio limite, non sono stato abbastanza chiaro».
giorgia meloni e raffaele fitto
Quali sono questi argomenti?
«Uno tecnico: la norma è problematica, crea problemi sia nella ricostruzione del fatto che nell'interpretazione giuridica. L'incertezza è nemica del fare, e l'effetto è una diminuzione, già riscontrabile, dell'efficacia della nostra attività».
C'è anche un argomento, per così dire, politico?
«Lo dico in modo semplice: non si restringe il perimetro della responsabilità quando c'è bisogno di alzare la guardia. Anzi, si dovrebbe fare esattamente il contrario».
In che modo?
angelo canale procuratore generale della corte dei conti
«La storia ci fornisce esempi, senza tornare a Cavour. All'inizio degli Anni 90 si istituirono le Procure regionali della Corte, per presidiare sul campo i territori a forte presenza mafiosa. Io stesso aprii quella di Catanzaro, da un giorno all'altro. Non avevamo nemmeno un ufficio. Nella valigia un timbro e la carta intestata in bianco. Collaborai anche con un giovane Gratteri».
Il Pnrr è un'emergenza come quella?
«Si tratta di un investimento pubblico senza precedenti, e in tempi stretti. Per questo è la stessa architettura europea del piano che impone agli Stati di adottare tutte le misure sia per vigilare sulla correttezza delle spese, sia per promuovere azioni riparatorie in caso di sprechi o malversazioni. Non ci siamo inventati nulla, è un obbligo preciso».
RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI
Che cosa pensa delle iniziative legislative paventate, sia sul controllo che sulla responsabilità?
«Mi chiedo se tutto ciò sia coerente con le regole europee».
Con tempi così stretti, la paura della firma rischia di far saltare il Piano.
«Ne ho parlato fino a perdere la voce: la paura della firma è determinata da altri fattori. In primis l'incertezza normativa e l'inadeguata formazione della dirigenza con poteri di spesa. Entrambe dipendono da governo e parlamento, non dalla Corte».
Gli amministratori temono le vostre indagini, il rischio di danno da risarcire.
«Parlano i dati. Archiviamo il 98% delle denunce. L'anno scorso in materie di appalti di opere pubbliche in tutta Italia ci sono state 30 citazioni per danno erariale e 50 sentenze, a fronte di decine di migliaia di denunce da cittadini, associazioni e partiti di ogni colore, a seconda che siano in maggioranza o all'opposizione».
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato
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Non c'è però il rischio che la semplice denuncia blocchi le opere del Pnrr?
«Noi non abbiamo mai bloccato un'opera. Non ne abbiamo il potere giuridico. Lo dissi anche durante la pandemia, quando nacque lo scudo. Mi pareva improprio, a fronte di spese emergenziali. Visto quanto accaduto con le mascherine, non mi sembra di aver sbagliato».
Avete già riscontri sulla spesa del Pnrr?
«Ho dato indicazione di considerarlo la nostra priorità. È presto, per i tempi di spesa. Ma stiamo lavorando per farci trovare pronti».
angelo canale procuratore generale della corte dei conti
Crede che si arriverà a un conflitto con il governo?
«Non voglio crederci. Finora i sottosegretari Mantovano e Fazzolari hanno avuto un atteggiamento molto istituzionale e aperto».
Che cosa vorrebbe dire a chi vuole ridurre i controlli sulla spesa?
«Noi agiamo nell'interesse dei cittadini che pagano le tasse, ma non possono controllare come i loro soldi vengono spesi. Lo facciamo noi per loro, perché la Costituzione ci rende autonomi e indipendenti. Non siamo rompiscatole, ma uno strumento di legalità. È una questione di democrazia. Senza di noi chi controlla? Chi garantisce che i soldi pubblici non siano sprecati?».
Percepite una voglia di mettervi all'angolo?
«Nella Corte c'è disagio. Da decenni si pensa che la riduzione dei controlli sia la panacea per la pubblica amministrazione. Non mi pare che funzioni: si continuano ad aprire falle in un sistema che, non lo nascondo, è comunque un po' datato».
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Si può ricucire lo strappo?
«Gli equivoci vanno chiariti. Ma di qui a prendersela con la Corte, una magistratura che in un secolo e mezzo non ha mai ecceduto nei confronti di altri poteri, mi pare esagerato. Non facciamo caccia alle streghe».
Ci sono precedenti di limitazioni di poteri per decreto?
«Un conto è delimitare le competenze; un altro ricorrere a forzature».
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