conte merkel macron

IL “RECOVERY FUND” È L’ENNESIMO STRACCIO BAGNATO CHE CI RIFILANO FRANCIA E GERMANIA - UN’ELEMOSINA DA 500 MILIARDI COMPLESSIVI (GIA’ OGGI IL BILANCIO UE PREVEDE OGNI ANNO UNA DISTRIBUZIONE DI RISORSE PARI A CIRCA 160 MILIARDI), MA IN UN MODO O NELL’ALTRO, SONO SOLDI CHE DOVREMO RESTITUIRE ALLA UE - CI CONVIENE? IN QUESTI TERMINI, NO - FINIREMO PER RICEVERE QUELLO CHE GIA’ VERSIAMO ALL’EUROPA CON LA SUPPOSTA DI VINCOLI, CONTROLLI, CONDIZIONI E ALTRI CETRIOLI VAGANTI…

Giuseppe Liturri per https://www.startmag.it/

 

ursula von der leyen

Il Recovery Fund sarà come farsi intermediare dalla Commissione per prendere del denaro in prestito (circa 60 miliardi potrebbe essere il nostro contributo, in base al Pil, alla restituzione del debito) per poter, nella migliore delle ipotesi, spenderlo attraverso i canali del budget Ue nei prossimi 3 anni. Con annesse rilevanti condizioni in termini di destinazione della spesa e politiche economiche del Paese.

 

Nel giorno in cui il Financial Times aveva sparato a palle incatenate su Ursula Von Der Leyen e sulla sua capacità di guidare la sua neo insediata Commissione, in particolare sulla (in)capacità di proporre un Recovery fund (FD) degno di questo nome, Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno battuto un colpo per toglierla, almeno momentaneamente, dallo stallo in cui è impantanata.

 

merkel macron conte

Stavolta niente Deauville, niente Meseberg. È bastata una videoconferenza e 5 paginette di comunicato stampa per riuscire ad iniettare un po’ di entusiasmo nelle vene di chi, come Federico Fubini sul Corriere della Sera, vagava sgomento per l’assoluta incapacità della Ue di concepire soluzioni all’altezza della gravità della crisi che stiamo attraversando a causa del COVID 19.

 

Premesso che si parla di un’intesa politica che dovrà reggere all’esame in sede di Consiglio Europeo, sotto la regia del presidente Charles Michael, che già a febbraio ha però dovuto registrare il nulla di fatto per la definizione del prossimo bilancio pluriennale. Ed i primi commenti giunti dal premier austriaco Sebastien Kurz non sembrano lasciar presagire nulla di buono per il lavoro del Presidente Michel.

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

Ma vediamo per sommi capi di cosa si tratta:

 

Le risorse distribuite agli Stati membri attraverso il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (QFP), saranno aumentate con un apposito fondo di 500 miliardi, non finanziato da risorse proprie (contributi degli Stati) ma con obbligazioni a lungo termine emesse dalla Ue. Le garanzie saranno prestate dagli Stati membri in proporzione al Pil. Da notare che il bilancio UE prevede ogni anno una distribuzione di risorse pari a circa 160 miliardi. Quindi verrebbe praticamente raddoppiato il bilancio dei prossimi 3 anni.

 

charles michel

Le somme saranno spese a favore degli Stati più colpiti dalla pandemia. Non è dato sapere secondo quale base di ripartizione. Il tutto avverrà sempre nell’ambito del programma di bilancio Ue ed in linea con le priorità europee, in particolare privilegiando gli investimenti verso la tutela dell’ambiente e la digitalizzazione.

 

Le risorse saranno spese focalizzandosi sulle sfide poste dalla pandemia e saranno quindi complementari alle decisioni di spesa delle risorse proprie. Avranno una entità ed una scadenza ben definita e, soprattutto, saranno collegate ad un piano di rimborso vincolante il cui orizzonte temporale supera quello del QFP.

 

La base di partenza per i negoziati sarà lo stato di avanzamento dei lavori raggiunto a febbraio, e l’obiettivo è quello di rendere il fondo disponibile al più presto possibile.

Il RF aggiuntivo sarà complementare agli sforzi già intrapresi a livello nazionale ed al pacchetto di misure già concordato a livello di Eurogruppo (Mes, Bei e Sure) e sarà inoltre fondato su un chiaro impegno degli Stati membri a seguire un’agenda di riforme ambiziosa e sane politiche economiche.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

Migliorare il sistema impositivo della Ue resta una priorità. In particolare introdurre un’aliquota effettiva minima, un’equa tassazione dell’economia digitale ed istituire una base imponibile comune per le tasse societarie. Cosa c’è di buono per noi nel Recovery Fund?

 

Si tratta di contributi a fondo perduto, come ha subito sottolineato il Presidente Giuseppe Conte, o di prestiti? Premesso che si tratta comunque di una somma ben inferiore ai 1.000/1.500 miliardi di cui aveva parlato nelle settimane scorse il Commissario Paolo Gentiloni, si potrebbe affermare che formalmente sono contributi a fondo perduto, in quanto inquadrati nelle risorse distribuite dal bilancio Ue. Ma resta un aspetto meramente formale, ammesso che continui ad essere formulato in questi termini.

 

RUTTE KURZ MERKEL

La sostanza invece è quella della stretta correlazione con un piano di rimborsi. E quindi, a prescindere dalle definizioni, se ci sono dei rimborsi allora è un prestito. O peggio, potrebbero pure aggiungersi entrate proprie della Ue e cioè maggiori tasse a carico anche dei contribuenti italiani. In un modo o nell’altro, sono risorse che dovremo restituire alla UE.

 

Ci conviene il Recovery Fund? Lo sapremo definitivamente quando saranno chiarite e messe sul tavolo definitivamente le seguenti cifre:

 

Quanto ci mettiamo a garanzia per emettere quei bond, quanto e come dovremo rimborsare quelle somme raccolte sui mercati dalla Commissione emettendo obbligazioni?

giuseppe conte sebastian kurz 5

Quanto riceveremo in sussidi?

Quali condizioni ci saranno per spendere quelle somme?

Anche i bond emessi dell’EFSF a suo tempo per finanziare la Grecia al collasso non furono stati contabilizzati nel debito pubblico. Non appare quindi questo un grande pregio della soluzione odierna.

 

Non bisogna dimenticare i termini della nostra partecipazione al bilancio Ue: siamo i terzi contribuenti ed i quinti beneficiari. Nel 2018, il contributo netto al bilancio Ue è stato di circa 6 miliardi (differenza tra 16 miliardi di contributi erogati e 10 miliardi di contributi ricevuti).

 

TSIPRAS 1

Ora, pur con tutta la più buona volontà (ammesso che ci sia davvero) dei partner europei di voler riversare i contributi sui Paesi e sui settori maggiormente colpiti, è immaginabile che questa ripartizione possa subire degli stravolgimenti a nostro favore? Al punto da farci diventare beneficiari netti per una somma che abbia un qualche rilevanza a livello macroeconomico? In altre parole, qualcuno ritiene che, alla fine della fiera, l’Italia possa essere beneficiaria netta di una somma pari ad almeno 2/3 % del Pil (50 miliardi almeno)?

 

Ammesso e non concesso che ciò avvenga, pensiamo sia una buona idea quella di mettere il nostro Paese definitivamente sotto un’”ambiziosa agenda di riforme” e “sane politiche economiche”, confiscando quel minimo di agibilità della politica economica che ci è rimasta, dati i vincoli del Semestre Europeo e del Patto di Stabilità e Crescita?

 

palazzo berlaymont COMMISSIONE EUROPEA

La migliore risposta l’ha data il professor Henrik Henderlein, direttore dell’istituto Delors di Berlino, non certo un pericoloso covo di antieuropeisti. Pur sottolineando gli aspetti positivi, Henderlein annovera tra gli aspetti negativi proprio la modesta solidarietà finanziaria e fa l’esempio dell’Italia, per la quale il saldo tra contributo ricevuto e debito da rimborsare non si conosce ancora. Conclude che la simbolicità dell’operazione è sicuramente maggiore del concreto contributo che potremmo riceverne.

 

ursula von der leyen 8

In conclusione, il Recovery Fund sarà come farsi intermediare dalla Commissione per prendere del denaro in prestito (circa 60 miliardi potrebbe essere il nostro contributo, in base al Pil, alla restituzione del debito) per poter, nella migliore delle ipotesi in ugual misura, spenderlo attraverso i canali del budget Ue nei prossimi 3 anni. Con annesse rilevanti condizioni in termini di destinazione della spesa e politiche economiche del Paese. La scena delle 40.000 lire di Totò e Peppino torna prepotentemente alla memoria.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…