meloni nordio

“LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO? RESTA DA VEDERE SE I FATTI SEGUIRANNO LE INTENZIONI…” - STEFANO FOLLI: “UNA RIFORMA COSÌ AMPIA IMPLICA LA CAPACITÀ DI REGGERE UN CONFRONTO POLITICO CHE SARÀ ASPRO IN PARLAMENTO E NEL PAESE. E SARÀ DURO CON ALCUNI SETTORI DELLA MAGISTRATURA - MELONI HA DICHIARATO IL SOSTEGNO ALLA LINEA DEL SUO MINISTRO: LE SERVIVA UN TEMA FORTE SU CUI RIUNIRE LA SUA MAGGIORANZA. PARLARE DI "POS" E DI USO DEL CONTANTE PUÒ ANDAR BENE PER 24 ORE, MA POI DIVENTA STUCCHEVOLE PER GLI STESSI SOSTENITORI DELLA RIFORMETTA, PERALTRO GIÀ SEMI-BOCCIATA DALL'UNIONE EUROPEA. LA GIUSTIZIA È QUESTIONE CHE TOCCA IN MODO DIRETTO LA VITA DI MILIONI DI ITALIANI”

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

nordio meloni

Nel merito l'intervento del ministro Guardasigilli al Senato può essere condiviso o no, come è ovvio, tuttavia il suo significato politico è molto chiaro. È un cambio di passo del governo sul terreno più scivoloso, quello della riforma della giustizia. Nordio è stato esplicito, quasi sferzante, su tutti i temi più controversi: l'abuso delle intercettazioni "usate per delegittimare", l'obbligatorietà dell'azione penale "diventata arbitrio", gli eccessi della custodia cautelare e in particolare il nodo rovente: la separazione delle carriere in magistratura.

 

Questo punto è accennato, ma in modo tale da non lasciare dubbi: "Non ha senso che il pubblico ministero appartenga allo stesso ordine del giudice perché svolge un ruolo diverso". Qualcuno ha subito parlato di "rivoluzione garantista" e certo Nordio ha tenuto fede alla sua impostazione liberale, testimoniata negli anni da decine di articoli e interventi nel dibattito pubblico.

 

carlo nordio al quirinale

Resta da vedere se i fatti seguiranno le intenzioni: una riforma così ampia e profonda, ieri solo intravista, implica non solo alcune correzioni alla Costituzione, ma soprattutto la capacità di reggere un confronto politico che sarà aspro in Parlamento e nel Paese. E sarà altrettanto duro - è facile prevederlo - con alcuni settori della magistratura, gli stessi che già avevano protestato contro la riforma Cartabia, peraltro assai meno radicale di quella prospettata da Nordio.

 

carlo nordio al quirinale

Ci sarà tempo per parlarne. Ora prevale il risvolto politico e non stupisce che la premier Meloni abbia subito dichiarato il sostegno alla linea del suo ministro, da lei tenacemente voluto a via Arenula. La presidente del Consiglio ha bisogno di allargare il respiro dell'esecutivo. Le serviva un tema forte su cui riunire la sua maggioranza, da Berlusconi a Salvini, indicando una prospettiva di lavoro che nella migliore delle ipotesi abbraccerà un paio d'anni e forse più. In due parole, occorreva uscire dalla difensiva.

 

DRAGHI MELONI

Parlare di "Pos" e di uso del contante può andar bene per ventiquattro ore, ma poi diventa un po' stucchevole per gli stessi sostenitori della riformetta, peraltro già semi-bocciata dall'Unione europea. E il terreno si stava facendo sdrucciolevole per diversi motivi.

 

La polemica contro la Banca d'Italia, accesa da uno dei più stretti collaboratori della premier, si è subito rivelato un errore, magari solo di ingenuità. E la tentazione di attribuire a Mario Draghi le difficoltà rispetto al Pnrr (ritardi e alcune incoerenze nelle richieste) è un'altra trappola in cui qualcuno del centrodestra rischia di cadere. Lo stesso presidente della Repubblica ha consigliato, tra le righe ma non troppo, di fare attenzione. Solo chi ignora il credito di cui Draghi continua a godere sul piano internazionale può commettere un simile passo falso.

carlo nordio giorgia meloni

 

La premier è persona abile e senza dubbio ha avvertito il pericolo. Ma appunto per non essere costretta ogni giorno sulla difensiva, ha capito di dover giocare anche su altri tavoli. Niente come il funzionamento o il non funzionamento della giustizia suscita interesse e apre discussioni.

 

È questione che tocca in modo diretto la vita di milioni di italiani, molti dei quali hanno sperimentato sulla loro pelle il costo di un sistema inefficiente. Senza contare che tale inefficienza si riflette sul terreno economico, disincentiva gli investimenti in Italia, respinge in molti casi i capitali stranieri. In breve, ce n'è abbastanza per giustificare un nuovo progetto di riforma, stavolta nella chiave liberale scelta dal centrodestra al governo. Poi si valuteranno nel merito le proposte e anche l'opposizione in cerca di se stessa potrà giovarsi di una battaglia ideale su temi concreti. Magari sottraendosi allo scenario manicheo di "garantisti" contro "giustizialisti".

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...