volodymyr zelensky vladimir putin russia ucraina

“L’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI È UN DIRITTO. E PROBABILMENTE INCLUDE ANCHE QUELLO AL SUICIDIO” – LUCA JOSI: “DOBBIAMO SMETTERE DI ASCOLTARE I MARCIATORI DELLA PACE, ALTERNATIVAMENTE AMBIENTALISTI, CHE NON VOGLIONO IL RIGASSIFICATORE VICINO A LORO MA PREFERISCONO COMPRARE ENERGIA NUCLEARE OLTRE IL GIARDINO” – “A COLORO CHEVI INVITERANNO AD APPROFONDIRE E A NON GENERALIZZARE, RISPONDETE CHE A UN AGGREDITO, INERME, CHE VI CHIEDE AIUTO PER DIFENDERSI NON SI OFFRE UN CEROTTO O UNA PREGHIERA, MA UNO SCUDO E UN’ARMA. POI DECIDERÀ LUI SE FARE IL GANDHIANO; È SEMPRE COMODO FARLO CON LA VITA DEGLI ALTRI..."

Luca Josi per Dagospia

 

LUCA JOSI

L’autodeterminazione dei popoli è un diritto. E probabilmente include anche quello al suicidio.

Oggi, in questo clima triste, riaffiora la dottrina “responsabile”, quella del buon padre di famiglia – buono per autocertificazione – che di fronte a uno stupro o una situazione di violenza di cui si dichiara involontario testimone decide di mostrarsi realista e s’interroga sul “che fare?”:

1.Se intervengo, il bruto, non sazio dello strazio inflitto alla vittima potrebbe irritarsi e rivalersi su di me.

2.Se non intervengo, la vittima soccomberà, ma almeno qualcuno, io e la mia famiglia, potrà continuare a vivere e potrà farlo in pace (ovviamente la sofferta decisione sarà accompagnata da abbondanti prolassi di solidarietà, orale, scritta, o modernamente digitale, ai parenti e alla memoria in generale).

 

1992. bettino craxi berlino 1 con luca josi

È evidente che l’opzione “1” non esclude la “2” in quanto il bruto, in ragione della sua natura, sfogatosi una prima volta si darà da fare una seconda, una terza e così via.

 

Si dirà: ma di quanti guai in giro per il mondo non ci siamo occupati? Quante volte abbiamo girato la testa e coperto le orecchie? Proprio queste urla dobbiamo raccogliere? Con il rischio di avere anche a che fare con un aggressore nuclearmente super dotato.

 

Si potrebbe rispondere che proprio in ragione di quest’ultima preoccupazione, nucleare, la storia regala un precedente. Basta tornare ai vituperati anni ’80, quelli in cui l’Europa aveva la tempia del proprio futuro schiacciata sotto il tiro di una vera e propria roulette russa. Da est ci spiegarono: vi abbiamo puntato i nostri missili atomici, contro; se voi rispondete armandovi, si scatenerà la guerra.

 

bettino craxi e ronald reagan

Come fini? L’Italia, Craxi, i democristiani - quella “degenerata” classe politica - approvò l’installazione dei Pershing e dei Cruise sul nostro territorio aiutando l’occidente a piazzare gli “Euromissili”.

 

Per converso una minoritaria parte del Paese li ringraziò scendendo in piazza - piazza Venezia - con colorate “marce della Pace arcobaleno” nelle quali, in modo pacifico, si bruciavano i manichini delle loro sagome (diversi di Craxi, qualcuno di Cossiga e alcuni, irrinunciabili, di Andreotti); il rogo, si sa, purifica, e soprattutto estingue le tracce delle impronte dei finanziatori di quelle manifestazioni e della loro logistica (l’autobus, il panino, le bandiere e gli striscioni costano e il lungimirante compagno Boris Ponamariov, in quota PCUS, contribuiva a versare il suo contributo; ovviamente in dollari; i rubli, già allora, non li voleva nessuno; si tratta della dottrina Munzenberg, inventore degli “ismi” umanitari, veri miasmi del populismo, che con l’artificio della solidarietà rifilavano, e rifilano, la sòla alle democrazie; ovvero facendo di cause buone – ambientali e sociali – il cavallo di Troia per scardinare il mondo avversario).

MISSILE PERSHING

 

Accadde che il deplorato riarmo anziché produrre la corsa all’apocalisse generò la corsa al negoziato e l’Unione Sovietica, pochi anni dopo, cominciò a franare. La vicenda verrà ben raccontata dai diari di Shevardnadze: non potendo più reggere la produzione di SS-20 e 22, al posto di burro e pane – provate voi a mangiare una testata atomica, o anche semplicemente convenzionale, e poi mi direte – l’impero dell’est collassò.

 

Così quella società rovinò rappresentando un mondo che era stato capace di mandare uomini nello spazio, ma poche salsicce sulla terra e il cui popolo amava vedere, anche a Mosca, la serie “Dallas” mentre a Washington nessuno si sognava di guardare “Togliattigrad” (unico elemento rassicurante è il Made in Italy; se per l’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin, l’Occidente è l’anticristo – e non a caso “Il diavolo veste Prada” – il suo leader maximo indossa platealmente piumoni Loro Piana confermando, nella titanica e secolare lotta tra il bene il male, il saldo protagonismo della moda italiana).

 

Alexander Dugin

Quindi se vogliamo la nostra libertà, la conservazione dei diritti che abbiamo conquistato, lo stile di vita in cui siamo cresciuti, dobbiamo smettere di ascoltare i marciatori della pace, alternativamente ambientalisti (un tanto al kilowattora), che non vogliono il rigassificatore vicino a loro ma preferiscono comprare energia nucleare oltre il giardino, o che urlano la loro indignazione verso la corruzione del costume occidentale, mentre aprono le porte di casa a tecnologie, infrastrutture e capitali, che quei diritti se li mangiano a colazione e i loro concittadini li concimano in testa, forti dei soldi con cui fanno cassa nel nostro occidente.

 

putin zelensky

E tutto questo, manco a dirlo, per buttare nel water sessant’anni di retoriche e tante lacrime sull’ignominia degli stermini nazisti (su quelli comunisti, purtroppo, neanche quelle).

ronald reagan bettino craxi

 

Confermando che un minuto di aiuti sul campo vale più di una vita di commemorazioni a posteriori e che si può essere solidali nella memoria storica, ma claudicanti nella cronaca (se avessimo sommato i fascisti, reali, agli antifascisti, postumi, con il numero di arruolati, per esempio, avremmo vinto la seconda guerra mondiale a mani basse). 

 

Al mondo russo che dice che sono entrati in Ucraina, a casa d’altri, distruggendo intere città, massacrando e ammazzando migliaia di cittadini, deportandone ancor più e tutto questo per il loro bene si risponde banalmente: “ma se gli volevate male, cosa gli facevate?”.

 

1996. bettino craxi medina hammamet con buttafuoco con luca josi

E a coloro che, interdetti e pensosi, vi inviteranno ad approfondire e a non generalizzare, rispondete che a un aggredito, inerme, che vi chiede aiuto per difendersi non si offre un cerotto o una preghiera, ma uno scudo e un’arma. Poi deciderà lui se fare il gandhiano; è sempre comodo farlo con la vita degli altri, ma provate a farlo con voi stessi e con la vita dei vostri figli.

 

PS: oggi, 25 aprile, c’è notizia che imprese marchigiane avrebbero aggirato l’embargo verso la Russia per rifornire il prezioso mercato e non far morire le loro aziende. Ora: la data è, pacificamente, inopportuna, ma le calzature non sono armi – possono essere sì nocive per eccesso di sudorazione, ma faticherei a equipararle ad armi chimiche e ancor più balistiche (a parte che per alcuni tacchi) – e in realtà non si avvantaggia l’infida nomenklatura oligarca, bensì se ne alleggerisce il portafoglio.

vladimir putin alla veglia di pasqua a mosca 2

 

Avrebbero potuto, semplicemente, rivenderla come una subdola operazione di svuotamento finanziario del fronte occupante: “Potevamo lasciarli a piedi, scalzi. Hanno bisogno di noi e con il pagamento delle nostre suole contribuiremo a crescere il nostro PIL per poter finanziare la resistenza Ucraina e il mondo, un po’, più libero”. Non sarebbe stata la nostra “Linea Maginot” ma una dignitosa e scaltra “Linea mocassino”, sì.

 

luca@josi.it

 

luca josi foto di bacco

MEME ZELENSKY PUTINputin zelensky bidenvladimir putin volodymyr zelenskyLA VIGNETTA DI VAURO SU ZELENSKY E PUTIN

 

 

 

reagan bettino craxi

 

CRAXI REAGAN

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…