giampiero massolo - ali khamenei - netanyahu

“L’IRAN NON VUOLE GUERRE GLOBALI E STA VEDENDO CROLLARE IL PROPRIO SISTEMA CON HAMAS, HEZBOLLAH E HOUTHI SOTTO BOMBARDAMENTO” – L’EX AMBASCIATORE GIAMPIERO MASSOLO PARLA DELLE CONTROINDICAZIONI PER NETANYAHU DI UN EVENTUALE ATTACCO A TEHERAN: “C’È LA CONSAPEVOLEZZA CHE SIA INEFFICACE COLPIRE LE CENTRALI NUCLEARI IRANIANE E C’È IL RISCHIO DEL RITORNO DEL TERRORISMO JIHADISTA” – IL LIBRO SULLE RAGIONI DEL CONFLITTO ISRAELE-PALESTINA - C’È SPAZIO PER DUE STATI, DI CUI UNO PALESTINESE? L’IDEA DI UNA FORMA DI CONVIVENZA COSTITUZIONALE IN CUI…

Francesca Constantini per milanofinanza.it - Estratti

 

benjamin netanyahu - discorso onu

Con i raid israeliani a Beirut e l’attacco missilistico dell’Iran, la situazione in Medio Oriente si fa sempre più critica. Netanyahu valuta una risposta mirata, mentre l’Iran cerca di ristabilire la deterrenza. L’opinione di Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso, ex presidente di Ispi e attuale numero uno di Mundys

 

Mentre i raid israeliani sono arrivati nel cuore di Beirut, in Libano, il governo del premier Benjamin Netanyahu sta valutando attentamente come rispondere all’attacco dell’Iran contro il suo Paese. L’ipotesi più probabile è che la reazione di Tel Aviv sia «localizzata su obiettivi militari e infrastrutture senza colpire, per ora, la parte nucleare», dice il presidente di Mundys, Giampiero Massolo. Da entrambe le parti ci possiamo aspettare una «assunzione calcolata del rischio» di ulteriori escalation.

 

Le controindicazioni per Israele

Nonostante molti nell’establishment dicano a Netanyahu che «questo è il momento di andare giù duri, ci sono alcune controindicazioni», ha spiegato l’ex ambasciatore ai microfoni di Class Cnbc, sottolineando come gli americani non si possano «permettere una guerra totale e come gli arabi moderati gradiscano «il lavoro sporco fatto da Israele con gli sciiti» ma non vogliano «essere messi in difficoltà con le loro opinioni pubbliche». C’è poi la consapevolezza che sia inefficace colpire delle centrali nucleari iraniane e c’è, infine, il rischio del ritorno del terrorismo jihadista».

l appello agli iraniani di benjamin netanyahu

 

 

L’Iran non vuole una guerra globale

Dall’altro lato, «ora l’Iran non ha molte possibilità di ristabilire un ragionevole grado di deterrenza di fronte a Israele, che ha mostrato una netta superiorità tecnologica, di intelligence e di armamento. Teheran è indebolita e sta vedendo crollare il proprio sistema di proxy, con Hamas, Hezbollah e Houthi sotto bombardamento», ha proseguito Massolo, spiegando che in questo momento l’Iran si trova «in prima linea nei confronti degli israeliani, cosa che aveva finora accuratamente evitato. A Teheran non vogliono una guerra globale, da cui hanno la sensazione di poter uscire con un regime imploso e sconfitto. Quindi l’Iran cerca la possibilità di ristabilire deterrenza».

 

(...)

BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO ISRAELIANO SU BEIRUT

 

Le reazioni contenute dei mercati

Guardando invece all’impatto dell’escalation sui mercati, «credo che negli ultimi anni abbiano imparato a scontare l’instabilità e, infatti, come vediamo da queste guerre in atto non ci sono grandi turbative», ha detto il presidente di Mundys, sottolineando però che tra i settori più impattati c’è quello energetico, mentre «potranno essere sotto pressione anche i comparti delle commodity e dei grandi trasporti con container, per via di quello che gli Houthi possono fare per bloccare la rotta di Suez e più recentemente anche quella del Capo di Buona Speranza».

 

Le tensioni non favoriscono la corsa di Kamala Harris

Spostando lo sguardo oltre atlantico, e in particolare negli Stati Uniti, dove manca un mese alle votazioni per le presidenziali americane che per la prima volta si svolgono in un contesto di una guerra aperta in Medioriente oltre che una partita in corso in Ucraina. Secondo Massolo, «l’elezione statunitense sarà decisa da una manciata di voti nei cosiddetti ‘swing states’», considerando l’alto consolidamento dei due elettorati, quello democratico e quello repubblicano.

 

ALI KHAMENEI - DISCORSO CON IL FUCILE IN MANO

«È su questo - il conquistare la fascia di elettori non ancora convinti - che stanno lavorando sia Harris sia Trump. Il prolungarsi della guerra in Medio Oriente, da un lato, non favorisce Kamala Harris, perché rischia di perdere i voti dei giovani democratici che accusano Joe Biden di essere troppo conciliante nei confronti di Netanyahu. Dall’altro lato se Harris frena troppo Netanyahu, poi se ne avvantaggia Trump, che sta giocando la sua partita di filo-israeliano di ferro».

 

 

(...)

LE RAGIONI DI UN CONFLITTO

Stefano Mannoni per milanofinanza.it - Estratti

 

 

Vi è un tempo per manifestare e uno per commemorare. E il 7 ottobre 2024 è il tempo di commemorare, senza polemiche, e con un’accorata preghiera, tutti coloro che sono stati trucidati un anno fa, in un massacro che ha ecceduto di gran lunga per bestialità i peggiori pogrom della storia. Un sangue che, come era prevedibile e anzi voluto dai perpetratori di Hamas, ha portato altro sangue, a fiumi, con i 40mila morti a Gaza e gli innumerevoli in Cisgiordania e Libano.

ali khamenei prega per nasrallah a teheran

 

 

(…) Si è trattato certamente di terrorismo della natura più efferata ma che, purtroppo, si iscrive in più di cento anni di storia della Palestina che di violenza ne ha conosciuta moltissima.

 

Ce lo spiega bene uno storico israeliano autorevole, Ilan Pappé, decisamente fuori dal coro, nella misura in cui non scrive affatto su impulso dell’appartenenza etnica. Il suo libro? «Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, dal 1882 a oggi» ( Fazi).

 

(…)

giampiero massolo foto mezzelani gmt04

Ma allora c’è spazio per due Stati, di cui uno palestinese? Pappé mostra di non crederci, poiché la sua narrazione vede succedersi ministri laburisti e conservatori, tutti tacitamente convinti della massima: «una terra senza popolo, per un popolo senza terra». Ma vi è in fondo un’identità palestinese su cui innalzare la bandiera dell’autodeterminazione? Sembra proprio di sì, stando alla serrata ricostruzione, nonostante i pervicaci tentativi di soffocarla.

 

E allora? Se una critica si può muovere a Pappé è che la sua storia è disperante, atroce nella sua inesorabile logica di sopraffazione e oppressione del forte sul debole. Eppure un filo di speranza deve pure sussistere. È lecito secondo noi provare a immaginare una forma di convivenza costituzionale dove la Palestina non assurga a Stato, ma dove i palestinesi godano di quei pieni diritti di cittadinanza nonché delle libertà e della prosperità che sono state loro fino ad oggi negate. Una speranza, solo questo, appunto.

ilan pappe' coverBENJAMIN NETANYAHU CON I CARTELLI ALL ONUgiampiero massolo foto mezzelani gmt03

 

Ultimi Dagoreport

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA) , HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E EDLLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO, ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…