luigi di maio

“SBAGLIAI A SALIRE SU QUEL BALCONE. E A PRONUNCIARE QUELLE PAROLE” - NEL SUO LIBRO LUIGI DI MAIO SI RIMANGIA L’ABOLIZIONE DELLA POVERTÀ E MOLTO ALTRO. “ALLA CASA BIANCA TRUMP MI CHIESE: ‘VOI STATE DALLA PARTE DI ‘GIUSEPPI’ O CONTRO DI LUI?” - LE DUE RINUNCE AL RUOLO DI PREMIER, E LE PAROLE SULL’IMPEACHMENT A MATTARELLA: “PARTE DEL MIO PROCESSO DI FORMAZIONE” - IL RAPPORTO CON IL PADRE, LA FIDANZATA VIRGINIA SABA E LA STIMA VERSO LO STAFF

LUIGI DI MAIO - UN AMORE CHIAMATO POLITICA

Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"

 

La scena è alla Casa Bianca, Washington, ottobre 2019. «"Voi state dalla parte di Giuseppi (Conte) o siete contro di lui?", chiese inarcando le sopracciglia. Trattenni un sorriso. Realizzai che non aveva la minima idea di chi avesse davanti.

 

Quando lo invitai a considerare la qualità del nostro impegno nelle missioni Nato mi rispose con sarcasmo: "Questi erano discorsi per Obama. Per me contano solo i dollari"».

 

Chi parla è Donald Trump, all'epoca presidente degli Usa. Davanti a lui Luigi Di Maio. Con loro c'è il capo dello Stato, Sergio Mattarella, in visita ufficiale accompagnato dal ministro degli Esteri.

 

Luigi di Maio sul balcone di palazzo chigi

Scorci di dietro le quinte che si intervallano a riflessioni personali sulla vita e la politica. Uno spaccato che racconta la stagione dei Cinque Stelle vista da una prospettiva inedita e privilegiata: è questo anzitutto il libro autobiografico di Luigi Di Maio - Un amore chiamato politica (edizioni Piemme, in libreria da domani) -, ma non solo.

 

augusto rubei laura luigi di maio virginia saba

Di Maio traccia una parabola del suo percorso politico partendo dall'ingresso in Parlamento, svelando aneddoti finora rimasti sconosciuti e spiegando l'evoluzione del M5S dal suo punto di vista. E nel percorso si fa largo anche il lato personale, umano, dell'uomo politico.

 

di maio e mattarella da trump. by osho

Dal rapporto conflittuale con il padre (con cui c'è «una lunga, forse eterna ed estenuante competizione»), agli anni del liceo con i due professori suoi primi mentori, al rapporto con la fidanzata Virginia Saba che lo sostiene e lo incoraggia nelle scelte (anche sul libro: «È stata lei a esortarmi»), alla stima per chi fa parte o ha fatto parte del suo staff (da Pietro Dettori, ad Augusto Rubei - che cita nei ringraziamenti- a Peppe Marici, solo per dirne alcuni).

SERGIO MATTARELLA LUIGI DI MAIO BY LUGHINO

 

Da cittadino a deputato, da vicepresidente della Camera a capo politico del Movimento, da vicepremier a ministro degli Esteri: molte tappe, molte «vite» trascorse in soli otto anni. Nelle prima fase emerge con prepotenza l'importanza, al centralità che avevano Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo tra i Cinque Stelle. Di Maio si sofferma sulla figura dello stratega scomparso nel 2016, confuta l'immagine del «guru eremita». «Era solo un uomo che aveva un progetto ben definito».

LUIGI DI MAIO PEPPE MARICI

 

Lo ricorda con affetto nei passaggi cruciali della crescita del M5S, ne svela il pragmatismo come quando voleva candidare Alessandro Di Battista a sindaco di Roma o come quando convoca i parlamentari a Milano per istruirli su come muoversi in tv. Di Grillo invece riconosce la leadership («rimane in assoluto la figura di maggiore rilievo del Movimento») e la «verve dissacratoria», come quando - verso Natale 2018 - visita gli alloggi del premier a Palazzo Chigi: «Bello qui, sembra la casa dei Casamonica».

Fico Di Battista Di Maio

 

Ma è soprattutto sugli ultimi anni, quelli dei governi targati M5S, su cui si sofferma. La rinuncia (due volte) al ruolo di premier, il pentimento per l'«abolizione della povertà» e la foto sul balcone di Palazzo Chigi («sbagliai a salire su quel balcone. E sbagliai a pronunciare quelle parole»), le parole di Mattarella dopo la richiesta di impeachment («per me negli ultimi due giorni non è successo niente») sono parte del suo processo di «formazione».

luigi di maio balcone

 

Così come il confronto con gli altri leader. Ecco allora i complimenti di Silvio Berlusconi nei corridoi di uno studio televisivo, qualche frecciata a Di Battista e i rapporti burrascosi con i due Matteo, colpevoli a suo dire di aver orchestrato le crisi dei governi Conte.

 

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

A Renzi Di Maio rinfaccia anche il fallimento di una prima trattativa per costruire un governo nel 2018. Con Salvini («una delle persone più false che abbia mai conosciuto») il rapporto è più altalenante e si conclude con una lunga telefonata nell'agosto della crisi gialloverde raccontata da Di Maio perfino nelle pause e nei silenzi. Erano poco di due anni fa, sembra passato un decennio.

il photobomb di luigi di maio dietro mattarella e trumpmattarella di maio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”