claudio martelli giovanni falcone

“SE I PM VOGLIONO SCRIVERE LA STORIA POLITICA SI GENERANO DISASTRI” - CLAUDIO MARTELLI, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ALL'EPOCA DELLE STRAGI DI MAFIA, SPIEGA COME LEGGERE LA SENTENZA SULLA TRATTATIVA: “FU UN DISASTRO FIRMATO DA GIAN CARLO CASELLI. NASCE TUTTO DALLA PROCURA DI PALERMO CHE VOLEVA RIAFFERMARE IL PROPRIO POTERE SUI MILITARI. LA TRATTATIVA TRA ROS ED ESPONENTI DI COSA NOSTRA C’È STATA PER EVITARE NUOVE STRAGI E CATTURARE RIINA. MA QUANDO CONSO LIBERÒ 300 MAFIOSI FU UN ATTO DI CEDIMENTO…”

Anna Maria Greco per “Il Giornale”

 

claudio martelli foto di bacco (3)

Claudio Martelli, ministro della Giustizia tra il '91 e il '93, all'epoca delle stragi di mafia, e sostenitore della linea dura contro Cosa nostra, legge le vicende dei due processi di Palermo come uno scontro di potere tra pm e carabinieri e un tripudio di ambizioni personali. «Purtroppo se i pm vogliono scrivere la storia politica si generano disastri. Loro devono accertare i reati».

 

Con la sentenza d'appello crolla il teorema della trattativa Stato-mafia, affermato in primo grado nel 2018?

«No, anzi viene confermato che c'è stata una trattativa tra apparati dello Stato, nello specifico i Ros dei carabinieri, con esponenti di Cosa Nostra come Ciancimino, per avere informazioni utili per le indagini, evitare nuove stragi e catturare Totò Riina. Ma un conto è la trattativa di un privato cittadino, un conto è quella di rappresentanti delle istituzioni con mafiosi, per convincerli a collaborare con la giustizia, offrendo benefici. Qualcosa che si fa spesso, sempre...».

giovanni falcone claudio martelli

 

Lei ha sempre parlato di cedimento dello Stato, diverso da una trattativa.

 «Verissimo e lo confermo. Nel maggio e poi nell'ottobre del '93, quando il mio successore alla Giustizia Conso tolse dall'isolamento del carcere duro prima 100 poi 300 mafiosi fu un atto di cedimento, un errore politico gravissimo. Ma non è un reato pensare, sbagliando, che così sarebbero finite le stragi».

 

Conso disse di aver voluto mandare un «segnale di disponibilità all'ala moderata di Cosa nostra, guidata da Provenzano».

«Fu un errore colossale. Ma sull'iniziativa dei Ros di trattare con Ciancimino ci sono stati 5-6 processi, ingiusti, mentre sull'errore di Conso non ce ne potevano essere».

 

Lei è sempre stato contrario ai contatti con Ciancimino.

massimo ciancimino processo sulla trattativa stato mafia 2

«Mi lamentai con i superiori di Mori e Di Donno per la loro iniziativa, però al massimo si potevano individuare responsabilità professionali, disciplinari non certo penali. Avevamo appena varato la Dia e la Dna, per creare un coordinamento per i delitti di mafia tra intelligence, polizia, carabinieri e guardia di finanza. E invece Mori fece per conto suo. Chiesi perché non avesse informato i suoi superiori, lui poi spiegò di aver parlato con Subranni. Ma perché, invece, non informò il nuovo organo unitario?».

 

claudio martelli

Si seguivano le vecchie logiche....

«È così, ma trattare con la mafia è altro. Qualche mese fa è stato liberato Giovanni Brusca, l'assassino materiale di Falcone, dopo una trattativa di anni perché collaborasse in cambio di un trattamento speciale, di sconti di pena. Una trattativa, appunto. L'intelligenza di questa sentenza non è che manda assolti tutti, ma che dice: non ci sono reati».

 

L'assoluzione dell'ex ministro Mannino, considerato uno dei tramiti del ricatto mafioso, aveva già demolito il castello di carte dei pm palermitani?

«Beh sì, aveva tolto il mattone su cui avevano costruito tutto l'edificio».

 

giovanni conso

Da ex Guardasigilli come giudica un processo che per un decennio ha impegnato il sistema giudiziario, condannato militari e politici ora assolti e costruito l'immagine infamante di uno Stato che scende a patti con la mafia, mentre ora rischia il fallimento?

«Lo giudico un disastro. All'origine di tutto c'è la condotta della procura di Palermo, guidata da Gian Carlo Caselli. I carabinieri prima furono accusati di non aver perquisito il covo di Riina dopo l'arresto (risposero che volevano vedere chi andava lì), poi di aver favorito la latitanza di Provenzano. C'è una lotta infinita tra corpi dello Stato all'origine dei processi. I pm volevano riaffermare il loro potere sui carabinieri, dire noi comandiamo e voi siete sottomessi all'autorità giudiziaria».

GIAN CARLO CASELLI

 

C'era un disegno politico?

«All'epoca era questione di potere, poi che nel tempo qualcuno abbia puntato a bersagli politici...».

Berlusconi, a capo del governo?

«Non c'è dubbio, sì. Quando i pm vogliono scrivere la storia si generano disastri».

 

Con quest' ultima sentenza, come si riscrive la storia di quegli anni?

«Una storia di lotte di potere e ambizioni personali spropositate. Un episodio di cui sono testimone: Caselli era procuratore di Torino e nel dicembre 92 fu nominato a Palermo, mi chiese di posticipare l'insediamento di 30 giorni, perché aveva un importante processo, diedi l'assenso, ma pochi giorni dopo fu catturato Riina e si precipitò a Palermo, come avesse guidato l'operazione, per essere in conferenza stampa. Ambizione, vanità, il piatto era troppo gustoso per non ficcarcisi».

 

ingroia

Di ambizioni personali se ne sono viste diverse. Ingroia?

«Un magistrato che scrive un libro e lo intitola: Io so. Nelle prime pagine avverte di non poter provare ciò che dice, come se non fosse un magistrato che questo deve fare. Poi si dimette, accetta un incarico in Guatemala, torna e fonda un movimento che fa flop. Che dire: una risata lo seppellirà».

massimo ciancimino processo sulla trattativa stato mafia 1claudio martelliclaudio martelli giovanni falconeClaudio Martelli claudio martelli a servizio pubblicoClaudio Martelli massimo ciancimino processo sulla trattativa stato mafia

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…