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“SI PENSAVA CHE FRANCIA, ITALIA E GERMANIA NON SOLO DIALOGASSERO CON PUTIN, MA VOLESSERO FARCI ACCETTARE CONCESSIONI. QUEST'IDEA È STATA TOLTA DAL TAVOLO” - L'EX NEGOZIATORE DI KIEV, PAVLO KLIMKIN: “PERO’ MANCA ANCORA LA DECISIONE STRATEGICA: COSA SIAMO DISPOSTI A FARE O NON FARE PER CONTENERE MOSCA. NON C'È ALCUNA CREDIBILE DECISIONE EUROPEA SUGLI STRUMENTI DA METTERE IN CAMPO. È UNA MANCANZA BASILARE PER L'INTERO OCCIDENTE. ZELENSKY STA CAPENDO CHE DEVE TENERE TUTTI I PARTNER A BORDO. INUTILE BACCHETTARLI COL RISCHIO DI FARSELI NEMICI…”

Andrea Nicastro per “il Corriere della Sera”

 

PAVLO KLIMKIN

Comincia diplomatico, in onore dei suoi cinque anni da ministro degli Esteri ucraino, poi Pavlo Klimkin si lascia andare e boccia l'Europa che si è affacciata a Kiev: ambigua, senza visione strategica, incapace di decidere, votata al declino. E il futuro? «Attenzione, perché la guerra rischia di arrivare anche da voi».

 

Klimkin è stato protagonista delle trattative che hanno fermato, con gli Accordi di Minsk, la prima invasione del Donbass nel 2014. Per anni ha girato l'Europa urlando come Cassadra contro il gasdotto Nord Stream 2: «Vi renderà schiavi». «L'Europa scrollava le spalle, "Putin ci ascolterà". Ecco il risultato».

 

Il cancelliere Scholz non voleva venire a Kiev per una foto ricordo. Il suo viaggio con Macron e Draghi cos'è stato?

IOANNIS - DRAGHI - ZELENSKY - MACRON - SCHOLZ

«Di sicuro più di una foto. Anzitutto una dimostrazione di solidarietà. Specialmente dopo le voci sulla freddezza della vecchia Europa rispetto agli Usa, alla Gran Bretagna e alla nuova Europa dei Paesi dell'Est. Si pensava che Parigi, Roma e Berlino non solo dialogassero con Putin, ma volessero farci accettare concessioni. Quest' idea è stata tolta dal tavolo. Poi c'è la promessa dello status di Paese candidato all'ingresso nell'Ue. Per noi è un biglietto verso il futuro. Non è solo soldi, riguarda lo Stato di Diritto, il progetto di una democrazia sostenibile. Nel 2013 la rivolta di Maidan cominciò quando l'ex premier Yanukovich frenò l'integrazione con l'Ue su pressione di Putin. Dopo 9 anni finalmente lo sblocco».

 

ZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRON

Bastano solidarietà e promesse?

«Nemmeno lontanamente. Mancano un impegno serio sulle armi e le sanzioni sul gas. Ma non sappiamo cos' è stato detto in privato».

 

Di solito Zelensky non esitava a rimproverare gli interlocutori. Come mai è stato così silenzioso?

«Per la mia esperienza durante l'attacco al Donbass del 2014 so che in pubblico si dicono cose diverse. In più Zelensky sta capendo che deve tenere tutti i partner a bordo. Inutile bacchettarli col rischio di farseli nemici.Ogni alleato è utile».

 

Draghi è molto impegnato per risolvere la guerra del grano. C'è una via d'uscita?

mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2

«Sostanzialmente l'Occidente deve garantire la sicurezza nel Mar Nero occidentale. Può farlo con la flotta turca o sotto la bandiera Onu, ma per convincere Putin deve usare o minacciare sanzioni serie. Putin ascolta solo chi è in una posizione di forza. Se sei debole è meglio non rivolgergli la parola».

 

Francia e Germania aiutarono a elaborare gli Accordi di Minsk. Ora si è aggiunta l'Italia. Che differenza c'è?

«L'invasione russa ha mandato in pezzi l'illusione europea rispetto alle intenzioni russe. Quel miraggio nasceva da un mix di paura verso Mosca, l'avidità per gas e petrolio e naturalmente dall'azione propagandistica dei fiancheggiatori russi in Occidente che incoraggiavano tale passività. Ora il vaso di Pandora è aperto. Hanno capito».

 

KLAUS IOHANNIS MARIO DRAGHI VOLODYMYR ZELENSKY EMMANUEL MACRON OLAF SCHOLZ

E la risposta è lo status di Paese candidato?

«No. Manca ancora la decisione strategica: cosa siamo disposti a fare o non fare per contenere Mosca. Non c'è alcuna credibile decisione europea sugli strumenti da mettere in campo. È una mancanza basilare per l'intero Occidente. Magari al summit Nato di Madrid a fine mese emergerà un piano. Per il momento non c'è, Putin l'ha capito e ha attaccato».

 

Perché gli Accordi di Minsk non hanno funzionato?

OLAF SCHOLZ - EMMANUEL MACRON - VOLODYMYR ZELENSKY - MARIO DRAGHI

«Putin è il primo responsabile. Poi ci sono le ambiguità di Francia e Germania. Un esempio: avrebbe potuto esserci un contingente internazionale sul confine russo-ucraino, Putin disse no e i due europei stettero zitti. Chiaramente l'Europa non è oggi un attore geopolitico. Se non deciderà di diventare un blocco politico e militare, si avvierà al declino».

 

Crede che cittadini e politici europei siano pronti a reggere il peso del caro energia, recessione e guerra?

«Non si tratta solo di scegliere tra l'aria condizionata e la pace, come ha detto il vostro Draghi. È interesse dell'Europa diventare indipendente dalla Russia. Ora siete come dei tossicodipendenti, drogati da gas e petrolio, se volete potete continuare ad esserlo, ma noi, milioni di ucraini, combatteremo, che ci aiutiate o meno».

OLAF SCHOLZ EMMANUEL MACRON VOLODYMYR ZELENSKY MARIO DRAGHI KLAUS IOHANNIS

 

Da dove arriva questo coraggio?

«Non vogliamo la prigione russa e capiamo che questo è il momento per liberarci: adesso o mai più».

 

L'Ucraina può davvero vincere?

«Sono un appassionato della serie Star Wars. Ad ogni episodio succede ciò che sta accadendo all'Ucraina. Una potenza dittatoriale con armi potentissime cerca di stroncare i ribelli. La nostra "Forza" è il coraggio, la fantasia, la creatività, la solidarietà. Ci possono superare per volume di fuoco, ma noi vinceremo».

 

Ci potrebbero volere anni.

DRAGHI, SCHOLZ, MACRON E IOHANNIS INCONTRANO ZELENSKY

«Non voglio spaventare nessuno, ma sento che si avvicina il momento in cui le emozioni della guerra traboccheranno anche all'estero. Nel vostro Paese, ad esempio, ci sono migliaia di ucraini e anche di russi. Temo che ci saranno conflitti, personali e non. Succederà. È meglio prepararsi».

DRAGHI - ZELENSKY - MACRON - SCHOLZ

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