matteo salvini vladimir putin

UNA TRAPPOLA ORCHESTRATA AD ARTE. COME AVVENUTO NEL CASO STRACHE” – UNA ILLUMINANTE LETTERA DI IGOR PELLICCIARI (DOCENTE UNIVERSITÀ DI URBINO E DELL'UNIVERSITÀ STATALE DI MOSCA PER LE RELAZIONI INTERNAZIONALI) SUL CASO SALVINI-METROPOL: “LA PARODIA DI UNO SPY MOVIE DI SERIE BCHI VIVE A MOSCA SA PERFETTAMENTE CHE..."

Igor Pellicciari

di Igor Pellicciari (docente Università di Urbino - Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali)

 

 

A commentare il famigerato (ed un po’ comico) affaire leghista in Russia c’è il rischio, come diresti tu Maestro Dagonov, che scappi alla grande la frizione.

 

Per prima cosa sarebbe il caso di analizzare i fatti certi per poi arrivare a fare qualche supposizione su cosa sia realmente avvenuto e perché.

HOTEL METROPOL MOSCA

 

Ma sappiamo che in Italia la tentazione di commentare prima ancora di raccontare e’ forte - in questo come in altri casi. 

 

Ricapitolando. 

 

Una foto del novembre 2016 tratta dal profilo Facebook di Claudio D’Amico con Salvini e Savoini

Ad oggi sappiamo che alcuni individui pare molto collegati alla Lega si sarebbero avventurati in un incontro nella lobby di un albergo a Mosca con dei partner russi, cercando di mettersi al centro di una transazione di petrolio ceduto a prezzi di favore per ottenere, nel rivenderlo, una marginalità di ben 65 milioni di Euro - da spartire in modi e forme non chiare, anche perché ad oggi pare che l’affare non sia andato in porto, nemmeno in minima parte. 

 

Le prime domande spontanee da porsi sono: 

1) e’ credibile questo incontro?

2) quale era il suo obiettivo e chi ne ha trasmesso la registrazione dei dialoghi, degni della parodia di uno spy movie di serie B? 

 

putin salvini

Sulla prima questione- la dinamica dell’episodio più che un incontro al vertice ricorda una trappola orchestrata ad arte per fare abboccare degli ingenui interlocutori stranieri, esaltati da luoghi comuni sulla Russia paese dei balocchi e calatisi nel ruolo delle spie venute dal freddo. 

 

Chi vive a Mosca sa perfettamente che seguendo una tradizione iniziata nel periodo sovietico per motivi di controllo e rafforzatasi di recente per motivi di sicurezza anti-terrorismo, tutte le lobby degli alberghi 5 stelle nella zona del Cremlino (e spesso anche quelli nelle immediate vicinanze) pullulano di telecamere di sicurezza e microfoni ad alta definizione. 

salvini maglietta putin

 

L’Hotel Metropol si trova ad un centinaio di metri dalla zona del Cremlino e a pochissima distanza dalla Lubyanka (l´ austero palazzo dove hanno sede centrale i servizi di intelligence russa dell’ ex-KGB, oggi FSB) e della omonima stazione della metropolitana dove pochi anni or sono un sanguinoso attentato terroristico riuscì a fare deflagrare una bomba. 

 

HOTEL METROPOL MOSCA 1

Insomma si tratta di una zona presidiatissima e un luogo osservato di default - non proprio un posto discreto dove discutere dei dettagli di una operazione a dir poco delicata. 

 

Inoltre, non si capisce perché’ degli interlocutori russi che giocano in  casa  scelgano un posto cosi informale ed esposto come la lobby di un Hotel centralissimo per incontrarsi - come se abbiano la necessità di nascondersi goffamente da quelle stesse istituzioni che governano e controllano stabilmente. 

salvini savoini

 

La Russia e’ paese molto istituzionale con fortissimo senso della liturgia formale nei luoghi di potere. A differenza della tradizione latina, dove regnano incontrastati “pranzi e cene di lavoro”,  le principali questioni in Russia, specie quando di parla di ‘’Aiuti di Stato’’, vengono decise  negli uffici preposti e discussi dalle persone direttamente responsabili. 

 

Non c’è’ motivo alcuno politico o funzionale di affidarsi come in Italia ad un sottobosco contiguo che operi in zone di semi-ombra e border-line.

 

SAVOINI D AMICO

Insomma la Russia non agisce né negozia così quando decide di aiutare qualcuno. 

 

Se per i locali moscoviti questa del Metropolè una location irrituale, a dir poco non credibile se non rischiosa, altro discorso e’ per gli italiani coinvolti – che si muovono in maniera molto ingenua in un contesto che dimostrano di conoscere poco a partire dalla lingua che non parlano, per nulla (??!).

 

All’epoca del PCI e dei partiti veri tradizionali vi era una generazione di politici alla Togliatti, Pajetta & Co. che a momenti si esprimevano meglio in Russo che in Italiano perché avevano studiato e vissuto per anni a Mosca. Nel contesto fluido dell’affarismo trasversale della seconda/terza repubblica, i partiti non hanno veri quadri intermedi e devono obtorto collo affidarsi a soggetti improvvisati.

GIANLUCA SAVOINI - FRANCESCO VANNUCCI - ALEKSANDR DUGIN

 

A costoro basta fare alcuni viaggi a Mosca in coda a qualche missione istituzionale e avere magari una fidanzata dell’area (russa o bielorussa, che differenza fa ?) per considerarsi già esperti tout courtdel paese.

 

E lasciarsi trascinare in un trip mentale convinti di essere agenti che muovono le fila del gioco, soggiogati però dal narcisismo di apparire a cene ufficiali ed in prima fila a conferenze stampa ed incontri, invece di tenere un profilo bassissimo come un ruolo del genere, se interpretato seriamente, richiederebbe. 

 

GIANLUCA SAVOINI AL VERTICE FRA I MINISTRI DELL INTERNO NEL LUGLIO DEL 2018 A MOSCA

Come avvenuto nel caso del vice-cancelliere austriaco Strache, la trappola e’ scattata ed ha funzionato benissimo, giocando sull’ignoranza, narcisismo protagonista, provincialismo internazionalista delle vittime predestinate  nonché  - ma questo va dimostrato - su un senso di affarismo tutto italico, dove si parte sperando di fare un Golden Golda 65 milioni ma poi ci si accontenta male che vada anche di 65.000 euro quando si capisce che probabilmente non si quaglierà nulla. 

VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI

 

Riguardo la seconda domanda che ci siamo posti - e’ più semplice rispondere a quale fosse l’obiettivo di questa trappola rispetto a chi ne sia stato il vero mandante. 

 

Una cosa infatti è certa. Questo episodio già da ora ha dato una forte e immediata ridimensionata ad un muoversi internazionale leghista piuttosto contraddittorio, che pretendeva di applicare a russi ed americani la stessa strategia (o meglio dire, tattica) del doppio forno usata in Italia, dove si può   governare al centro con i 5Stelle restando alleati con Berlusconi a livello regionale. 

 

vladimir putin brinda con giuseppe conte e salvini con savoini sullo sfondo

I recenti viaggi di Giorgetti e Salvini negli States – seguiti dalla visita di Putin a luglio a Roma hanno fatto emergere con chiarezza imbarazzante una spregiudicatezza nel volere tenere, a seconda dei casi, posizioni a parole super trumpiane o turbo filo-russe, non curanti del fatto che USA e Russia siano in una fase dei loro rapporti non facile e delicatissima.

matteo salvini vladimir putin luigi di maio

 

Si sono dimenticati che l´Italia del secondo dopo guerra è un paese filo-atlantico a sovranità limitata e non è autorizzata a muoversi nelle relazioni Internazionali come play maker autonomo.

 

matteo salvini vladimir putin gianluca savoini

E poi c’è  l’attitudine Salviniana -tipica di un leader la cui immagine si sovrappone a quella del suo partito- di ripetere l’errore compiuto a suo tempo da Berlusconi con Forza Italia. Ovvero di cercare di essere non semplicemente in buoni rapporti con USA e Russia ma di diventare l’amico personale da pacca sulla spalla ai due Presidenti, personalizzando così proclami di amicizia ma anche contraddizioni. 

lorenzo fontana, marine le pen, matteo salvini, max ferrari e gianluca savoini

 

E’ uno split brain che ha innervosito sopratutto il versante americano, infastidito da queste accelerazioni non concordate sul versante Russo da parte del leader di un paese alleato sì – ma non di pari livello e con la nomea storica di essere inaffidabile.

 

La Russia se l´è presa di meno. 

Al Cremlino accettano benissimo che l’Italia appartenga al campo opposto atlantico e per essere amici di Mosca in questa fase basta non cadere nell’ isteria russo-fobica che ha da tempo pervaso molte delle cancellerie europee.

 

donald trump matteo salvini

E però anche Mosca è rimasta sorpresa - quando non infastidita - nel constatare che Salvini, vero campione della critica alle sanzioni alla Russia quando era all’opposizione; una volta giunto al governo ha preferito fare la voce grossa con l’Europa sulla questione dei migranti mentre si è fatto di nebbia sul cavallo di battaglia storico di alleggerire la pressione su Mosca.

 

Sul rinnovo delle sanzioni europee contro il Cremlino il governo Conte ha seguito docilmente la linea del rigore tedesca ed ha fatto molta meno opposizione in Consiglio Europeo di quando abbia fatto a suo tempo –addirittura - Renzi.

 

Pista americana e russa a parte, vi è poi una terza ipotesisul possibile mandante dell’ affaire del Metropol che sta girando in queste ore a Mosca, molto meno sofisticata e più banale delle precedenti.

 

matteo salvini gianluca savoini a mosca

E’ una ipotesi che appassiona meno gli analisti ma che risveglia l’italico interesse per il gossip in salsa politica, tanto caro alle nostre cronache. 

 

Essa vorrebbe l’esca del Metropol essere il risultato di una faida tutta interna ai salviniani che operano su Mosca, ovvero tra quanti cercano di accreditarsi come il rappresentante primo e vero del leader leghista al Cremlino.

 

E’ questa una posizione a cui in molti puntano che oltre ad uno status prestigioso politico, assicura anche di riflesso un grande potere negoziale e di indirizzo delle numerose relazioni tra Italia e Russia, in tutti i campi. 

 

salvini a mosca con gianluca savoini e claudio d'amico

Vista da questa prospettiva, il vero obiettivo iniziale della trappola della intercettazione sarebbe non tanto Salvini, quanto lo stesso Savoini – che, risvolti penali a parte, vede oramai compromesso il suo ruolo futuro di ambasciatore leghista a Mosca – a tutto vantaggio di quanti ancora puntano all’ambito ruolo.

SALVINI ALL INCONTRO CON TRUMP

 

Quale delle ipotesi riportate qui sopra è quella vera?

O forse, come nei migliori spy movie di serie B – sono un po' vere tutte e tre?

Come dici tu, Maestro Dagonov, ah saperlo...

 

Ultimi Dagoreport

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…