LIBIA, LA SPARTIZIONE E’ INIZIATA - IL GENERALE HAFTAR ANNUNCIA IL CESSATE IL FUOCO - DOPO L’INCONTRO CON CONTE, ANCHE AL SARRAJ APRE ALLA SOLUZIONE POLITICA - IL MEETING A ROMA DI HAFTAR CON GLI AMERICANI: HA INCONTRATO LA VICE CONSIGLIERA ALLA SICUREZZA NAZIONALE VICTORIA COATES, CHE HA LE DELEGHE PER LIBIA E NORD AFRICA, E RICHARD NORLAND, AMBASCIATORE AMERICANO PER LA LIBIA, DI STANZA A TUNISI…

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Da www.ansa.it

 

CONTE E SERRAJ CONTE E SERRAJ

Ahmed Al Mismari, portavoce dell' Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, ha annunciato in un video il cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte. Una dura rappresaglia, ha affermato, verrà attuata contro chi non lo rispetterà.

 

"Siamo estremamente preoccupati - ha detto Conte - per l'escalation" in Libia gli ultimi sviluppi stanno rendendo un paese una polveriera con forti ripercussioni, temiamo, sull'intera regione". Bisogna "assolutamente fermare il conflitto interno e le interferenze esterne".

 

"L'Italia ha sempre linearmente, coerentemente lavorato per una soluzione politica, per contrastare l'opzione militare, ritenendo l'opzione politica l'unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità. Non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste" ha detto il premier. "Possiamo rivendicare come Italia e governo in particolare, una posizione lineare e coerente nel linguaggio, nelle azioni e negli obiettivi". "Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto, ma ho già programmato colloqui telefonici con leader di governo e presidenti di vari Paesi che sono coinvolti nello scenario libico. Voglio continuare a tessere questa tela che deve portarci a una soluzione pacifica". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine dell'incontro con il primo ministro libico.

CONTE E SERRAJ CONTE E SERRAJ

 

Apprezzamenti per il ruolo dell'Italia sono stati espressi dal premier libico al Sarraj. "Accogliamo con piacere l'iniziativa di Russia e Turchia per un cessate il fuoco e sempre disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa possa andare in questa direzione. La condizione è il ritiro della parte che attacca, che non sembra disponibile a ciò" perché ha un altro modus operandi.

 

Lo ha detto il premier libico Fayez al Sarraj, al termine dell'incontro a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. "Siamo estremamente convinti della bontà della conferenza di Berlino che tende a ripristinare il processo politico che per noi è molto importante e apprezziamo gli sforzi in questa direzione, con il coinvolgimento della Germania ma anche di Paesi vicini a noi come l'Algeria e la Tunisia" dice il primo ministro libico Fayez Sarraj al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durato tre ore.

 

GIUSEPPE CONTE KHALIFA HAFTAR GIUSEPPE CONTE KHALIFA HAFTAR

"Confidiamo che questa iniziativa possa porre fine all'offensiva di cui soffriamo e che si traduce anche nell'invio di armi e supporto militare di Paesi terzi alla fazione che attacca. Ci auguriamo che possa aiutarci a porre fine a ciò", aggiunge. "Sappiamo che ogni Paese mira sempre a difendere i propri interessi ma ciò può essere fatto in maniera etica, morale e giusta, perciò siamo costretti ad assumere una posizione difensiva e difendere i nostri diritti".

 

2 - PASSA PER ROMA IL NEGOZIATO SEGRETO FRA HAFTAR E GLI INVIATI DI TRUMP

Jacopo Iacoboni Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

GIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGI GIUSEPPE CONTE E KHALIFA HAFTAR A PALAZZO CHIGI

Tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio di mercoledì 8 febbraio, Khalifa Haftar era a Roma non per incontrare il premier italiano Giuseppe Conte (che poi ha visto per due ore, a partire dalle 15,30, a Palazzo Chigi), ma per vedere gli americani. Il generale leader di Bengasi ha incontrato due personaggi chiave per il dossier libico nell' amministrazione degli Stati Uniti, la vice consigliera alla sicurezza nazionale Victoria Coates, che ha le deleghe per Libia e Nord Africa, e Richard Norland, ambasciatore americano per la Libia, di stanza a Tunisi. La notizia dell' incontro ci è stata data da due fonti italiane differenti e convergenti. Fonti americane al più alto livello dell' amministrazione Usa, interpellate da La Stampa per una ulteriore conferma, non hanno smentito l' incontro.

 

UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA

Si tratta di un evento di grande importanza per una serie di ragioni, geopolitiche innanzitutto, e di politica interna italiane. Sul primo fronte, gli Stati Uniti fino a oggi hanno sostenuto il governo di Fayez Sarraj, il leader del governo di accordo nazionale libico, l'esecutivo che si muove sotto l' egida Onu, in sintonia con la mediazione del rappresentate speciale delle Nazioni Unite per la crisi libica, Ghassan Salamé. Tuttavia, da quasi un anno, Washington ha allacciato contatti anche con Haftar.

 

Tutto cominciò con una telefonata di Donald Trump al generale di Bengasi, il 15 aprile, avvenuta dopo che il presidente egiziano Al Sisi aveva assai caldeggiato l'apertura di una sponda americana anche con Bengasi, dicendo che Haftar era un uomo chiave per la lotta al terrorismo, in particolare contro i Fratelli musulmani. Quella telefonata di Trump creò non poco sconcerto anche in ampi settori del Dipartimento di Stato, impegnati in un cauto lavoro di sostegno a Sarraj, perché diede l'impressione che gli Usa avessero cambiato linea sulla Libia.

 

sirte conquistata dalle truppe di haftar 3 sirte conquistata dalle truppe di haftar 3

Il 24 novembre c'era stato poi il primo incontro a Bengasi, Haftar aveva ricevuto una delegazione sempre con Victoria Coates e Richard Norland, più Matthew Zais, vice segretario aggiunto al Dipartimento dell'energia Usa, e il generale di brigata Steven de Milliano, vicedirettore Usafricom per la strategia.

 

Gli americani avevano espresso il sostegno Usa alla sovranità e integrità territoriale libica, lasciato capire ad Haftar che avrebbe avuto un ruolo di primo piano, ma gli avevano anche esposto un serissimo alt: tutto questo sarebbe avvenuto a patto che non si mischiasse con mercenari dalla Russia. e anche se il Cremlino lo nega sul campo ci sono mille mercenari di Mosca a stravolgere i già fragilissimi equilibri della regione.

 

sirte conquistata dalle truppe di haftar 1 sirte conquistata dalle truppe di haftar 1

L'ambasciata Usa in Libia dichiarò che il motivo dell' incontro di novembre era stato «lo sforzo per trovare una soluzione politica al conflitto alla luce dell' escalation dell' intervento militare russo». L' incontro di Roma può essere solo la conferma di questo dialogo, ma c' è anche chi ci vede un deciso passo in avanti, che attesta nei fatti un vero cambio di cavallo da parte degli Usa in Libia, non più a sostegno di Sarraj ma di Haftar.

 

Di sicuro la mattinata romana di Haftar non solo non è passata inosservata a Palazzo Chigi, ma ha scosso e movimentato la politica italiana, dando l' idea, nelle prime interpretazioni ignare di questa vicenda, di un mancato coordinamento tra le iniziative geopolitiche del premier e la Farnesina, soprattutto con il nuovo attivismo di Di Maio sulla Libia che aveva un po' oscurato il premier.

 

sirte conquistata dalle truppe di haftar sirte conquistata dalle truppe di haftar

In realtà, quel giorno, tutto è stato prodotto da una rincorsa: non appena negli uffici del presidente del Consiglio si è appresa la tempistica del meeting romano tra Haftar e gli americani - che era stato determinato dall' azione geopolitica americana - hanno fatto «il diavolo a quattro» per non restare esclusi da questa partita. Almeno dal punto di vista mediatico: di qui le telefonate con l'entourage del generale della Cirenaica, per organizzare il passaggio e le fotografie a Palazzo Chigi.

 

Con Haftar che, abbastanza imprevedibile anche in fatto di cerimoniale, ha costretto gli italiani a assecondare i suoi tempi. Il premier ha incassato di buon grado, pur di mettersi in scia degli americani. I quali gliel'hanno concesso. Pazienza se il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in quelle ore, al Cairo, stava rifiutando di firmare un documento comune con Francia, Egitto e Grecia, perché la Farnesina riteneva il testo troppo duro con Sarraj.

 

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