DALLA LIBIA CON TERRORE – SALVINI FIRMA UNA DIRETTIVA PER IMPEDIRE ANCHE ALLE NAVI ITALIANE COME LA “MARE JONIO” DI SBARCARE, PERCHÉ C'E' IL RISCHIO CHE ARRIVINO "CENTINAIA DI TERRORISTI" – SUL CAMPO HAFTAR STA PERDENDO TERRENO, E LA FRANCIA È COSTRETTA A RIDIMENSIONARE IL SUO INTERVENTISMO A FAVORE DELL’UOMO FORTE DELLA CIRENAICA

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''800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE L'ITALIA''. AL SERRAJ MANDA IL SUO PIZZINO, ANZI PIZZONE AL GOVERNO CONTE, IN CASO DI VITTORIA DI HAFTAR

 

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/nbsp-39-39-800mila-migranti-pronti-invadere-201112.htm

 

luca casarini a bordo della mare jonio di mediterranea luca casarini a bordo della mare jonio di mediterranea

1 – MIGRANTI, SALVINI: "ARRIVANO I TERRORISTI DALLA LIBIA, FERMATE LA MARE JONIO"

Alessandra Ziniti per www.repubblica.it

 

Adesso per il Viminale la preoccupazione che, approfittando del caos libico, possano arrivare in Italia "centinaia di terroristi islamici" è reale. E potrebbero arrivare fin dal prossimo soccorso eventualmente operato dalla Mare Jonio, la nave umanitaria della Ong italiana Mediterranea.

SALVINI MIGRANTI SALVINI MIGRANTI

 

È questa la motivazione con la quale, come anticipato oggi su Repubblica in edicola, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha firmato una terza direttiva, ritagliata proprio sulla Mare Jonio, che getta i presupposti affinché le acque territoriali italiane possano essere chiuse persino ad una nave italiana.

 

nave mare jonio della ong mediterranea nave mare jonio della ong mediterranea

Citando l'esempio della Francia che proprio per l'emergenza terrorismo ha chiesto di prorogare per altre sei mesi la chiusura delle frontiere con l'Italia, il Viminale firma quella che viene definita una intimazione alla Mare Jonio e dà espresso ordine ai comandanti delle forze di polizia, della Guardia costiera e della Marina "di vigilare affinché il comandante e la proprietà della Mare Jonio si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati; rispettino le prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dicharate e non contestate dai paesi costieri limitrofi e non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa".

nave mare jonio della ong mediterranea al largo di lampedusa nave mare jonio della ong mediterranea al largo di lampedusa

 

Tradotto in altre parole la nuova direttiva stabilisce che se la nave dovesse operare un soccorso coordinato dall'autorità Sar competente in acque non italiane ( dunque presumibilmente i libici) non è in acque italiane che potrà entrare.

 

La replica di Mediterranea Saving Humans non si è fatta attendere: "La direttiva appare scritta come se il governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispondenti obblighi internazionali, o alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese, né a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018) in fondo al mare. Forse dovrebbero parlarsi tra ministeri: la ministra della Difesa italiana ha appena affermato infatti che 'con la guerra non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati si accolgono'".

nave mare jonio della ong mediterranea 1 nave mare jonio della ong mediterranea 1

 

La direttiva del Viminale fa riferimento alla precedente operazione di soccorso condotta dalla mare Jonio un mese fa quando 47 migranti soccorsi in zona Sar libica furono condotti a Lampedusa. In quell'occasione una motovedetta della Guardia di finanza intimò l'alt alla Mare Jonio al limite delle acque territoriali ma il comandante si rifiutò di fermare le macchine e ottenne dalla Capitaneria un punto di fonda per ripararsi dal maltempo.

 

Quel comportameto, a detta del Viminale, avrebbe violato le normative internazionali che la direttiva ora richiama dando ordine alle autorità militari e di   polizia di "curarne l'esecuzione a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessasti".

 

2 – GLI SFORZI CONGIUNTI DI ONU E UNIONE EUROPEA NON SONO STATI SUFFICIENTI A FAR TACERE LE ARMI

Francesco Sforza per “la Stampa”

 

al serraj haftar giuseppe conte al serraj haftar giuseppe conte

«La deriva militare non è la soluzione: auspichiamo un cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze della Lybian National Army». Il governo ufficiale libico chiedeva da tempo un linguaggio più assertivo da parte dell' Italia sulla necessità di un ritiro dell' uomo forte della Cirenaica Haftar, e il fatto che il premier Giuseppe Conte, ieri, al temine dell' incontro bilaterale con il vicepremier qatarino Mohammed Al Thani, sia stato molto esplicito, viene considerato a Tripoli un segnale molto positivo.

 

haftar serraj haftar serraj

Prova ne sia anche la soddisfazione di Misurata che, rivelano fonti locali, giudica «un passo avanti» la dichiarazione, perché «se Haftar non si ritira e torna a Bengasi nessun accordo è possibile».

 

Il ragionamento di Conte è diretto: «Si conferma in queste ore che chi pensava che un' opzione militare potesse favorire una soluzione alla stabilità della Libia viene smentito. Il dialogo politico si rivela ancora una volta l' unica opzione sostenibile».

 

La situazione sul terreno è in effetti ad altissimo rischio, l' ipotesi di una presa di Tripoli da parte del generale Haftar si fa di ora in ora più fragile, le sue milizie appaiono in preda a un forte scoordinamento, e - come spiegano fonti diplomatiche - il pericolo maggiore al momento è una guerra d' attrito rafforzata da interventi esterni. In particolare quelli dei Paesi arabi - dagli Emirati al Qatar, dall' Arabia Saudita alla Turchia - che sulla Libia stanno giocando una partita politica e ideologica.

 

MACRON SERRAJ HAFTAR MACRON SERRAJ HAFTAR

Ma a che punto siamo con il dialogo politico? L' interventismo francese appare ridimensionato rispetto a dieci giorni fa: attraverso la Germania si è riusciti infatti a riportare la Francia - al netto di diverse goffaggini interessata comunque a una Libia stabile e sicura - a una posizione più unitaria, che sarà ribadita oggi dall' Alto Rappresentante Federica Mogherini al Parlamento Europeo nel corso del dibattito sulla situazione libica. Il pressing tedesco si è manifestato anche nel corso di una telefonata tra la cancelliera Merkel e il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, grande sponsor di Haftar in chiave anti Fratellanza Musulmana, in cui Berlino ha auspicato che si torni «il più velocemente possibile» ai negoziati e al processo politico sotto l' egida dell' Onu.

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L' impressione, tuttavia - stando a quanto affermano osservatori autorevoli - è che gli sforzi dell' Unione Europea non possano, per quanto congiunti e incisivi, rivelarsi sufficienti a contenere lo scivolamento della Libia nel caos, soprattutto in presenza di un' oggettiva debolezza del premier riconosciuto dalla comunità internazionale al Sarraj, di una non salda posizione dell' inviato Onu Salamè (in bilico dopo la cancellazione del summit di Ghadames), e di una serie di ambiguità provenienti dal fronte russo. Il bandolo della matassa - spiegano - è adesso nelle mani degli Stati Uniti, e probabilmente solo un intervento diretto del presidente americano potrebbe cambiare il corso delle cose.

KHALIFA HAFTAR KHALIFA HAFTAR

 

Se la situazione continuerà ad essere così liquida e sfrangiata, i rischi maggiori sono sostanzialmente due: l' intensificarsi di episodi di terrorismo e la messa in crisi della produzione petrolifera, che nel corso di qualche settimana potrebbe passare da 1,2 milioni di barili al giorno a 6-700 mila, con conseguenze diffuse facilmente immaginabili.

 

mare jonio nave ong mare jonio nave ong

Si capisce, in quest' ottica, l' urgenza rappresentata al presidente Conte dal vicepresidente Ahmed Maitig, il leader della Città-Stato Misurata che può sì vantare l' efficacia della controffensiva a guida dei suoi uomini ma che, al netto delle difficoltà militari di Haftar, è anche consapevole di come l' erede di Gheddafi abbia sia riuscito a coalizzare intorno a sé diversi gruppi che non erano uniti tra loro (tra cui i salafiti). Maitig, amico personale del qatarino al Thani, ringrazia Roma, ma è preoccupato per il futuro: fino a quando si riuscirà a contrastare Haftar se viene continuamente rifornito di armi dagli altri attori regionali?

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