giorgia meloni lascia il quirinale dopo il giuramento

LA LINGUA BATTE E LA "PRESIDENTA" DUOLE - AL QUIRINALE, OGNUNA DELLE SEI DONNE ENTRATE A FAR PARTE DEL NUOVO GOVERNO È STATA CHIAMATA, COME VUOLE LA GRAMMATICA, “MINISTRA”, MA NELLE SUE COMUNICAZIONI UFFICIALI, GIORGIA MELONI HA SCELTO DI FARSI CHIAMARE “IL” PRESIDENTE E NON “LA” PRESIDENTE - LA CRUSCA: “OGNUNO E' LIBERO DI SCEGLIERE QUALE FORMA PREFERIRE” - L'ESECUTIVO USIGRAI: "IN MOLTE TESTATE RAI STIAMO ASSISTENDO A UN PERICOLOSO ARRETRAMENTO, IL MANIFESTO DI VENEZIA FA RIFERIMENTO AL LINGUAGGIO DI GENERE: VA USATO IL FEMMINILE LI' DOVE ESISTA"

ROMA (ITALPRESS) - "L'avvocato, l'avvocata. Il presidente, la presidente. Mentre l'Italia si sta faticosamente adeguando agli standard europei sull'uso del femminile negli incarichi pubblici e nelle professioni - come dimostra anche la recente scelta della Treccani, che segue le indicazioni già fornite dall'Accademia della Crusca - in molte testate della Rai stiamo assistendo ad un pericoloso arretramento. Le direzioni stanno chiedendo alle colleghe e ai colleghi di usare il maschile per indicare il nuovo incarico di Giorgia Meloni, perché è lei a chiederlo.

 

giorgia meloni ai funerali di francesco valdiserri 2

Ferma restando la libertà di ogni persona di denominarsi come meglio crede, altra cosa è il racconto giornalistico. Ricordiamo che il contratto Rai Usigrai contiene al proprio interno il Manifesto di Venezia che fa preciso riferimento al linguaggio di genere, e che la policy di genere aziendale, recentemente approvata dal consiglio di amministrazione della Rai indica di usare il femminile lì dove esista". Lo scrive in una nora l'Esecutivo dell'Usigrai. "Nessun collega può essere dunque obbligato ad usare il maschile, anzi i giornalisti Rai sono tenuti a declinare al femminile i nomi. Ordini di servizio o indicazioni in senso contrario verranno contestati dal sindacato nelle sedi opportune.

Chiediamo alle colleghe e ai colleghi di segnalarci eventuali violazioni".

 

1 - NEI COMUNICATI GIORGIA È "IL" PRESIDENTE LA SVOLTA LINGUISTICA DIVENTA UN CASO

Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

GIORGIA MELONI CON LA CAMPANELLA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

"Il" presidente del Consiglio, non "la". La prima donna capo del governo nelle sue comunicazioni ufficiali sceglie il maschile. «Lo comunica l'ufficio stampa del presidente Giorgia Meloni», «è quanto dichiara il presidente del Consiglio dei ministri», si legge nei primi dispacci. In realtà nulla di nuovo, anche da presidente di Fratelli d'Italia la scelta cadeva sempre su "il". Il passaggio a Palazzo Chigi conferma quindi questa impostazione politico- culturale.

 

Intanto bisogna dire che ad esempio ancora oggi sul sito governativo della Funzione pubblica si possono trovare ampi stralci di una pubblicazione del 1987, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, a cura di Alma Sabatini e redatto proprio per la presidenza del Consiglio e per la commissione nazionale per le Pari opportunità tra uomo e donna di allora. A pagina 112, ben 35 anni fa, si specificava: no a "il" presidente Maria Rossi, sì invece a "la" presidente Maria Rossi.

giorgia meloni dopo il giuramento 1

 

Non è specificata la data di pubblicazione, comunque in quell'anno si alternarono presidenti Bettino Craxi (Psi), Amintore Fanfani (Dc) e Giovanni Goria (Dc). «Un margine con la preferenza individuale c'è sempre, volere il maschile non è un errore di grammatica. Però la forma legittima è al femminile e se pure Meloni chiedesse di utilizzare la sua carica al maschile ognuno dovrebbe essere libero di scegliere quale forma preferire», dice il presidente dell'Accademia della Crusca Claudio Marazzini. 

 

giorgia meloni dopo il giuramento 2

Da presidente della Camera, Laura Boldrini imbastì una vera e propria battaglia culturale - spesso irrisa da politici e commentatori di destra - per questa attenzione, opposta, affinché si declinassero le cariche al femminile. «Non mi meraviglia - dice la deputata del Pd - il partito si chiama Fratelli d'Italia, il tutto è rivolto al maschile, non c'è un riconoscimento vero nelle sue politiche del femminile, nel linguaggio e nel concreto. Come si dice "operaia", o "contadina", cioè con lavori che non hanno pretese, perché non si dovrebbe fare lo stesso scalendo la scala sociale? - si domanda Boldrini - La forma è sostanza: per arrivare a questi traguardi ci sono state battaglie e sacrifici, alle donne nulla è stato regalato».

 

2 - LA PRESIDENTE, LA MINISTRA? SÌ DELLA CRUSCA AI FEMMINILI

Monica Ricci Sargentini per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni dopo il giuramento 3

Sono sei le donne entrate a far parte del nuovo governo e, ieri mattina al Quirinale, ognuna di loro è stata chiamata, come vuole la grammatica, «ministra». D'altra parte anche nell'elenco dei membri dell'esecutivo, reso pubblico venerdì, venivano usati correttamente i titoli al femminile: «La presidente del Consiglio incaricata onorevole Giorgia Meloni», «La senatrice Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca» e così via. 

giorgia meloni dopo il giuramento 4

 

Persino Maria Elisabetta Alberti Casellati, strenua sostenitrice del maschile non marcato da presidente del Senato, ha dovuto capitolare alla regola del genere grammaticale che ormai da anni è in uso al Quirinale. Una linea confermata ieri anche dal presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini: «I titoli al femminile sono legittimi sempre». Ma a confondere le acque è arrivato in serata un lancio dell'agenzia Agi in cui si sosteneva che la neo premier userà il maschile nelle comunicazioni ufficiali.

sergio mattarella giorgia meloni

 

 Quindi nel cerimoniale si dirà «il presidente del Consiglio con il consorte», due uomini, secondo la lingua italiana. «È un'assurdità - spiega Cecilia Robustelli, linguista dell'Università di Modena e Reggio Emilia che si è occupata a lungo di questo tema - . Certe regole di grammatica non si possono scegliere. 

 

Nessuno ti chiede se vuoi essere chiamata signore o signora, né definisce Dacia Maraini "scrittore" o Federica Pellegrini "campione". Perché fare eccezione per i nomi che indicano una carica istituzionale? Tanto più che Nilde Iotti si ricorda come senatrice e Angela Merkel come cancelliera».

giuramento governo meloni IL GIURAMENTO DI GIORGIA MELONI

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