MA VI RICORDATE IL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO? - LA SQUADRA DI ESPERTI ORMAI NON CONTA PIÙ NIENTE: SI TROVANO A RATIFICARE DECISIONI GIÀ PRESE, E L’ALA RIGORISTA È DIVENTATA MINORANZA. FRANCO LOCATELLI È L'UNICO CON CUI SI CONSULTA MARIO DRAGHI – L’EMERGENZA, E SOPRATTUTTO LA SUA PERCEZIONE, IN UN ANNO DI PANDEMIA È COMPLETAMENTE CAMBIATA. ORA NON È PIÙ SANITARIA, MA SOPRATTUTTO ECONOMICA…

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Paolo Russo per “la Stampa”

SILVIO BRUSAFERRO SILVIO BRUSAFERRO

 

«Suvvia professore, non vorremo mica metterci a fare distinzioni tra il golf e il calcetto». La partita dei rigoristi di quello che fu il comitato degli scienziati che "dettava la linea" è finita lì, quando Draghi ha risposto così al professor Silvio Brusaferro, presidente dell' Iss e sempre più silente portavoce del Cts.

 

Che poco prima aveva provato a dire che «sì, lo sport all' aperto poteva anche riprendere, ma non quello di contatto, visti i focolai che si sono contati in serie A». Dove poi giocatori e seguito finiscono in una bolla, mentre nella vita normale dopo la partita a calcio si torna in famiglia e tra i colleghi di lavoro.

mario draghi mario draghi

 

Ma il no di Draghi è solo l' ultimo atto di una perdita di ruolo del Cts iniziata già negli ultimi mesi del governo Conte. Perché se nella primavera terribile dell' anno 2020 era in quel conclave di esperti e scienziati che si scrivevano di fatto i Dpcm dell' emergenza pandemica, già nell' estate del liberi tutti la musica era cambiata.

 

Un po' per l' illusione di essersi lasciati il peggio alle spalle, in parte perché la litigiosità di quel parlamentino di 30 e più super esperti aveva iniziato a creare più di un malumore nel governo giallorosso.

 

gianni rezza gianni rezza

Non a caso tra i primi atti di Draghi c' è stato il taglio con l' accetta del vecchio Cts, che oramai si consulta a decisioni già prese dopo averlo ridotto a un cenacolo di 12 esperti, poi diventati 11 con le dimissioni del "matematico che le sbaglia tutte", Giovanni Gerli. Una delle tante presenze gradite a Salvini, pronto a salutare come una svolta il nuovo comitato composto con il manuale Cencelli alla mano.

 

franco locatelli franco locatelli

Con Brusaferro, il direttore della prevenzione alla Salute Gianni Rezza, il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito e l' immunologo dell' Iss Sergio Abrignani rimasti da soli a reggere la bandiera del rigore. Con tutti gli altri, o quasi, sensibili alle ragioni di chi dice che con contagi in calo e vaccinati in crescita è ora di far ripartire il Paese.

 

Due schieramenti e un grande mediatore, il professor Franco Locatelli, Coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità. I ben informati al ministero della Salute dicono che il premier oramai si consulti più spesso con lui che con Speranza prima di prendere delle decisioni. Come quelle del decreto sulle riaperture seguite dal silenzio assordante degli scienziati di punta del Cts della prima ora.

Sergio Abrignani Sergio Abrignani

 

Che tutte queste aperture le avrebbero spostate avanti di almeno un mese. Non perché ne facciano una questione personale con baristi e ristoratori. Ma perché i numeri che fanno da faro alla scienza epidemiologica dicono che con questi tassi di copertura vaccinale non solo possono riprendere a galoppare i contagi ma anche ricoveri e morti. Il ragionamento che i rigoristi hanno provato a fare nelle stanze dei bottoni è questo: ancora per un bel po' le fasce giovani della popolazione resteranno senza vaccino.

 

E se è un dato di fatto che dai 50 in giù il Covid fa meno danni, è altrettanto vero che proprio i meno anziani hanno un più alto tasso di contagiosità.

 

SILVIO BRUSAFERRO SILVIO BRUSAFERRO

Per cui lasciando il virus libero di circolare con le riaperture quelle minori percentuali di decessi e ricoveri finiranno per moltiplicare però un denominatore sempre più grande. Con il risultato di tornare punto e a capo. «Basta andare a guardare quello che è successo negli Usa. Con un 30% di vaccinati negli Stati repubblicani che hanno riaperto tutto o quasi sono aumentati morti e intubati, che negli Stati democratici dove si è tenuto sulle chiusure si contano invece sulle dita delle mani», spiega una voce autorevole del Cts che fu.

 

GIOVANNI REZZA GIOVANNI REZZA

Ragionamenti ai quali l' ala aperturista replica con i numeri che danno in calo tutti gli indicatori dell' epidemia e ricordando che, con i sempre più numerosi vaccinati e le temperature miti oramai alle porte, sarà più facile mettere la museruola al virus e permettere a tante categorie di uscire dalla depressione da bancarotta.

 

Solo che la "teoria dei climi" non convince tutti gli esperti. «Ho amato Montesquieu ma l' epidemiologia è una scienza un po' più complessa», spiega con una punta di ironia Gianni Rezza. «Pochi giorni fa negli Usa a un party all' aperto si sono infettati in 40, perché se parli da vicino con la mascherina abbassata mentre sorseggi un drink le probabilità di contagio non sono inferiori che in un bar al chiuso».

I VIROLOGI I VIROLOGI

 

Ed è proprio l' incubo di un ritorno della movida serale ad aver spinto i rigoristi del Comitato a chiedere a Speranza di non cedere sulla proroga dell' orario del coprifuoco alle 23. Anche se poi è toccato al portavoce Brusaferro dare un colpo al cerchio e uno alla botte con un laconico comunicato, dove si afferma che il Cts «ritiene opportuno che venga privilegiata una gradualità e progressività di allentamento delle misure di contenimento, ivi compreso l' orario d' inizio delle restrizioni del movimento».

 

"Gradualità e progressività", che per Salvini e i suoi governatori può anche essere accelerata. Ma che già così com' è scandita dal decreto preoccupa Speranza. «Lunedì l' Italia sarà quasi tutta gialla ma a fine mese tornerà purtroppo arancione e rossa», dicono sconsolati quelli del suo staff. Che sul tavolo hanno due grafici. Uno mostra l' effetto scuola sui contagi a settembre, dal più 343% della prima settimana al 176% di incremento solo tra il 22 e il 24 del mese.

SILVIO BRUSAFERRO FRANCO LOCATELLI SILVIO BRUSAFERRO FRANCO LOCATELLI

 

L' altro fa vedere l' effetto delle chiusure sul calo dei contagi: meno 9% con le misure da fascia arancione, -63,9% con il lockdown temperato delle zone rosse di quest' anno, meno 94,9% con quello duro della primavera scorsa. Giallo non rilevabile. «Il rischio è calcolato, il Paese deve ripartire», sostengono gli aperturisti. «Meglio riaprire un po' più tardi che farlo prima per richiudere dopo», replicano i grilli parlanti. Che nessuno ascolta più.

 

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