MACRON, SE CI SEI BATTI UN GOLPE! - GILET GIALLI, SCONTRI IN TUTTA LA FRANCIA. LA POLIZIA FA INGINOCCHIARE GLI STUDENTI DEL LICEO, POLEMICHE SULLE TECNICHE DA ARABIA SAUDITA. PARIGI SI PREPARA A UN ALTRO SABATO NERO E L'INTELLIGENCE VUOLE SPAVENTARE LA POPOLAZIONE: ''C'È ARIA DI GOLPE''. MINACCE ALLA FAMIGLIA DI BRIGITTE

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  1. GILET GIALLI: POLIZIA FA INGINOCCHIARE STUDENTI, POLEMICHE

 (ANSA) - Le forze dell'ordine che fanno mettere in ginocchio un centinaio di studenti di un liceo di Mantes-la-Jolie, ieri, obbligandone alcuni a tenere le mani sulla testa: il video con queste immagini, che sono state girate al termine di scene di grande violenza durate ore nella cittadina di banlieue parigina, sta suscitando molte proteste in Francia.

gilet gialli studenti inginocchiati gilet gialli studenti inginocchiati

 

La sommossa davanti ai licei Saint-Exupery e Jean-Rostand di Mantes-la-Jolie ha portato ieri a 153 fermi sul totale di oltre 700 in tutta la Francia. Due auto e decine di cassonetti sono stati incendiati, il rettorato ha parlato di "bombole di gas" che erano state portate davanti alla scuola e di bottiglie Molotov. I poliziotti hanno affermato di essersi ritrovati in 15 di fronte a 122 giovani con atteggiamento "ostile" in possesso di "pietre, armi improprie, bastoni e mazze da baseball".

 

  1. GILET GIALLI: PREMIER, 'LA REPUBBLICA È SOLIDA'

(ANSA) - "La repubblica è solida, le istituzioni sono forti, difese dalle forze dell'ordine": lo ha detto il primo ministro, Edouard Philippe, in diretta al tg delle 20 di Tf1. "Quando i gilet gialli che devono venire a trattare con il governo ricevono minacce di morte, quando le famiglie di dirigenti dello stato vengono minacciate di morte, quando la gente che ha dato fuoco alla prefettura di Puy-en-Velay gridava agli impiegati 'arrostirete come maiali', io dico che questa non è la Francia".

 

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  1. SCONTRI IN TUTTA LA FRANCIA GLI 007: «C' È ARIA DI GOLPE»

Francesca Pierantozzi per “il Messaggero

 

«Sabato arriviamo alla meta finale, sabato siamo all' Eliseo». Eric Drouet, 33 anni, camionista di Melun, una sessantina di chilometri a sud di Parigi, ormai va in tv a dire che domani i Gilets Jaunes marceranno sull' Eliseo. E l' Eliseo ci crede. Ieri una fonte della Presidenza citata dal Figaro avrebbe dichiarato che «ci troviamo davanti a un tentativo di golpe». Le informazioni raccolte dai servizi sul campo (ma basta avventurarsi anche poco su Facebook) parlano di «appelli a uccidere», di inviti «a munirsi di armi per attaccare i deputati, al governo, all' esecutivo, alle forze dell' ordine».

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RIVENDICAZIONI

Macron ha chiesto a tutti, responsabili politici, sindacati, associazioni, di lanciare «un appello chiaro e esplicito alla calma». Lo hanno fatto, i politici di destra e sinistra (perfino Marine Le Pen, ma non Mélenchon), i sindacati, François Hollande.

 

Ma non è facile restare calmi in questa Francia che sembra essere sull' orlo dell' insurrezione, in cui la politica appare impotente, sbalordita, in cui qualsiasi concessione del governo è stata considerata briciole, in cui un popolo di pensionati, madri di famiglia, infermieri, agricoltori, artigiani, disoccupati, ma anche di casseurs, estremisti di destra e sinistra, anarchici, radicali giurano che non si fermeranno, che non si accontenteranno dell' annullamento delle tasse sui carburanti (che non sarà una sospensione di sei mesi come annunciato dal premier, ma una cancellazione definitiva, come voluto ieri da Macron), che vogliono di più, vogliono l' aumento del salario minimo, delle pensioni, delle allocazioni studentesche, vogliono essere ascoltati, vogliono rispetto, vogliono lo scioglimento dell' Assemblée Nationale, del Senato, le dimissioni di Macron, la fine della Quinta Republique, in un crescendo di rivendicazioni che rischia di travolgere tutto.

gilet gialli gilet gialli

 

Nonostante gli appelli a non venire a Parigi per il quarto sabato della rivolta, l' Eliseo si aspetta domani «un movimento di una grande violenza», con la mobilitazione «di un nucleo di diverse migliaia di persone» determinate «a distruggere e anche a uccidere». Un clima raramente visto in Francia. Siamo oltre il '68: «nessuno minacciava nessuno di morte» ha detto Daniel Cohn Bendit.

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Adesso le minacce di morte corrono sui social, e sono arrivate al telefono anche a persone vicine al Presidente. In questo clima, è suonata preoccupante perfino l' assicurazione che: «La Repubblica è solida», come ha detto ieri in tv Edouard Philippe. Il premier continua a credere «in un tavolo di negoziati che si aprirà a dicembre», ha immaginato un aumento del salario minimo, ma ha anche confermato che domani ci saranno i blindati della gendarmeria (una dozzina) a difendere Parigi.

 

SICUREZZA

 

Tutte le forze di polizia saranno mobilitate: saranno 8mila a Parigi, 89 mila in tutta la Francia.

studenti in francia studenti in francia

Dal ministero dell' Interno si parla di un dispositivo che userà non meglio precisati mezzi speciali e che gli agenti non si limiteranno più, come sabato scorso, ad arginare i casseurs o a confinarli in alcune strade, ma «andranno al contatto» con il rischio di un bilancio più grave, di feriti e «anche di morti». A Parigi ci si prepara a una sorta di coprifuoco: chiusi tutti i musei, chiuso il Louvre e il Grand Palais, chiusa la Tour Eiffel, chiusa la cripta di Notre Dame, chiusi molti teatri, chiusa l' Opera Bastille e il Palais Garnier, chiusi i negozi sugli Champs Elysées, chiuso lo stadio, con molte partite di serie rinviate anche in altre città.

 

La rivolta intanto ha contagiato i licei e comincia a estendersi alle università. Ieri ci sono state proteste in 280 istituti in tutto il Paese, 45 sono stati bloccati, oltre 700 gli studenti fermati, guerriglie polizia-studenti a Mantes-la-Jolie, banlieue di Parigi e nel nord dove due studenti sono rimasti feriti, gravi scontri con la polizia a Nizza e a Marsiglia.

 

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I sondaggi fotografano un presidente sempre più impopolare e un paese spaccato: 6 francesi su dieci pensano che il movimento dei Gilets Jaunes sia diventato preoccupante, ma sempre sei francesi su dieci giudicano che le concessioni del governo alla protesta siano state insufficienti e tardive.

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