giuseppe conte luigi di maio

DI MAIO VS CONTE, CHI LA SPUNTERÀ? CRESCE IL DUALISMO TRA LUIGINO E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PER LA LEADERSHIP NEL MOVIMENTO - DI MAIO FA IL BASTIAN CONTRARIO SU TUTTI I DOSSIER, DAGLI F35 AL RUSSIAGATE - L’INCONTRO SEGRETO ANCHE CON IL MINISTRO LAMORGESE SULLA GESTIONE DEI MIGRANTI: CHIESTA LA CHIUSURA DEI PORTI ALLE ONG...

Monica Guerzoni per il “Corriere della sera”

 

luigi di maio giuseppe conte

Nel lungo sguardo di ghiaccio che Luigi Di Maio e Giuseppe Conte si scambiarono il 5 settembre, giorno del giuramento al Quirinale, c'era il presagio di una competizione inevitabile tra i due leader del Movimento. Una sfida sottotraccia che si fa ogni giorno più evidente, su tutti i dossier o quasi. Anche ieri, nel vertice a tre sui migranti che ha visto riuniti a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e la ministra dell' Interno, Luciana Lamorgese, il capo della diplomazia italiana si è smarcato dalla linea del governo. E ha vestito ancora una volta i panni che, fino a poche settimane fa, amava indossare Matteo Salvini.

LUCIANA LAMORGESE

 

«Sui porti chiusi non possiamo abbassare la guardia - ha ammonito Di Maio -.

Dobbiamo tenere la barra dritta e stare attenti a non lanciarci in dichiarazioni di eccessiva apertura». Altrimenti, è l'avvertimento del ministro degli Esteri, «c'è il rischio che ripartano nuove ondate di sbarchi». E che la maggioranza giallorossa finisca per fare un grosso favore a Salvini.

 

«Stiamo attenti - è l'avviso di Di Maio, che sembra tornato ai tempi della battaglia contro i "taxi del mare" -. Non dobbiamo consentire ad altre navi Ong di entrare nelle acque italiane. Sarebbe inaccettabile consentirgli di violare il codice Minniti». E qui il capo politico del M5S, che già nei giorni scorsi si era smarcato affermando che i ricollocamenti non bastano e che bisogna fermare le partenze, ha chiesto a Conte di imporre il rispetto del Codice di condotta voluto dall' ex ministro dell' Interno del governo Gentiloni.

 

luigi di maio giuseppe conte

E di vigilare sugli alleati. «Mi aspetto fermezza anche dal Pd», ha insistito Di Maio, preoccupato che il premier possa cedere alla «linea morbida» di Pd e Leu. Non che alla Farnesina non si fidino del capo dell'esecutivo, ma il ministro teme che alcune dichiarazioni di Palazzo Chigi possano rivelarsi un «pull factor», un fattore di attrazione per i trafficanti di vite umane.

 

Il vertice riservato per fare il punto sulla strategia è durato il tempo di una partita di calcio. Novanta minuti, prima del Consiglio dei ministri, in cui Di Maio ha cercato la sponda di Lamorgese, con la quale, raccontano ai vertici del Movimento, sarebbe scattata la scintilla dell'empatia: a dimostrazione di quanto i due ministri siano «affiatati», Di Maio ha deciso di riattivare al più presto il tavolo tecnico tra Esteri e Interno. Con Conte invece, al di là delle rassicurazioni dei rispettivi staff, i rapporti sono difficili su tutti i fronti.

luciana lamorgese marco minniti

 

Come ammette un ministro che li vede da vicino, «sono obbligati a collaborare, ma la competizione tra i due è forte». E non solo a causa dell' asse che si va saldando tra Di Maio e Matteo Renzi. Dopo i vertici con i ministri del M5S convocati al gran completo alla Farnesina - che avevano fatto pensare a una sorta di governo parallelo - e dopo lo scontro sull'Iva, gli ultimi giorni hanno registrato una sfida via l'altra, con l'inevitabile corollario di malumori e sospetti. L'ira di Di Maio per le rivelazioni del Corriere sugli aerei da guerra F-35 ha fatto notizia.

 

lorenzo guerini

Il ministro dem Lorenzo Guerini ha dato ragione al premier invocando «il rispetto dei patti» con gli Usa, mentre il capogruppo dei 5 Stelle in commissione Esteri, Gianluca Ferrara, ha criticato duramente l' acquisto di 90 aerei da guerra e chiesto al premier di rinegoziare gli accordi con gli Stati Uniti. La tensione resta forte anche sul caso Russiagate e servizi segreti. Conte cammina su un terreno minato e Di Maio non sembra intenzionato a difenderlo. E l' effetto è paradossale, perché il giurista pugliese appare sempre più vicino al Pd e sempre più lontano dal capo dei 5 Stelle, il partito che nel 2018 lo mandò a Palazzo Chigi.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…