roberto gualtieri

MEF, CHE BEL POLLAIO - IL MINISTRO ROBERTO GUALTIERI HA TANTI PESANTISSIMI PROBLEMI (RECESSIONE, IRPEF, IVA, CORONAVIRUS, ETC), MA QUALCUNO ARRIVA ANCHE DAL POLLAIO CHE DIVENTATO IL SUO MINISTERO (MISIANI, CASTELLI) CON ALESSANDRO RIVERA CHE CERCA DI TENERE ALTA LA BANDIERA DI DIRETTORE GENERALE DEL TESORO - GUALTIERI È RIMASTO UN COMUNISTA IN MODALITÀ ISTITUTO GRAMSCI (CONSIDERA RICCO CHI GUADAGNA 70 MILA EURO L’ANNO)

ROBERTO GUALTIERI

DAGONEWS

Il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, ha tanti difficilissimi problemi (vedi articolo che segue), ma qualcuno arriva anche da pollaio che diventato il suo ministero. Intanto Gualtieri, che è del PD, rimasto un comunista in modalità Istituto Gramsci (chi guadagna 70 mila euro l’anno lo considera un ricco), ha una relazione speciale con Massimo D’Alema (vedi le nomine in CDP dell’avvocato Errore e del neo presidente di Impregilo Donato Iacovone) ed è sorvegliato a vista dal suo vice Nicola Misiani, che risponde a Zingaretti in quanto PD, anche lui very ortodosso.

Sottosegretario al Mef è la grillina Laura Castelli che cerca di sorvegliare, con il suo braccio destro Stefano Scalera, quello che combinano Gualtieri-Misiani.

 

antonio misiani

Poi c’è il capo di gabinetto del ministro, Luigi Carbone, già alle dipendenze di Tria, e noto soprattutto perché animatore di una jazz band. Infine c’è l’ottimo Alessandro Rivera che cerca di tenere alta la bandiera di direttore generale del Tesoro, guardingo sulle vicende che accadono fuori dalla sua direzione, tentando di evitare eventuali “contaminazioni” politiche. Insomma, un bel pollaio.

 

GUALTIERI GIURA: «RIPRESA IN ARRIVO» UE E CONFCOMMERCIO LO SMENTISCONO

Camilla Conti per “la Verità”

 

ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG

«Tutti i nostri indicatori ci danno per gennaio una situazione di ripresa. A gennaio la produzione industriale e il Pil dovrebbero salire, siamo fiduciosi che l' economia possa ripartire». Il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri, ha dato così ieri il buongiorno all' Italia dal salotto televisivo di Omnibus. Con una ventata di grande ottimismo e fiducia su quello che sarà - parafrasando il suo capo, Giuseppe Conte - un altro anno bellissimo.

LAURA CASTELLI

 

Nemmeno il tempo di arrivare all' ora di pranzo ed ecco che sulla testa dell' inguaribile ottimista è arrivata la doccia fredda da Bruxelles: la Commissione europea ha, infatti, rivisto al ribasso allo 0,3% nel 2020 e allo 0,6% nel 2021 le previsioni di crescita dell' Italia che finisce così fanalino di coda nell' Eurozona. «La fiducia nell' industria è migliorata a gennaio, ma non suggerisce ancora un rimbalzo imminente nella produzione industriale», scrive Bruxelles.

Luigi Carbone

 

Quest' anno e il prossimo il Pil del nostro Paese sarà dunque l' unico a crescere dello zero virgola, mantenendosi abbondantemente sotto l' 1%. La Germania e la Francia sono le penultime in classifica, però con aumenti per entrambe pari quest' anno all' 1,1%. Il tasso di crescita più alto è previsto per Malta a +4% nel 2020, seguita dall' Irlanda a +3,6%, mentre la Grecia dovrebbe crescere del 2,4% e la Spagna dell' 1,6%.

 

Prima che calasse la scure della Commissione europea, erano arrivate altre due smentite all' ottimista Gualtieri: nella sua nota congiunturale Confcommercio ipotizza, infatti, a febbraio una variazione del Pil mensile del -0,1%, dato che porterebbe a una decrescita di -0,6% rispetto allo stesso mese del 2018. Non solo. La paventata recessione (tecnica) dell' economia italiana potrebbe essere certificata già nel primo quarto dell' anno in corso: il Pil mensile indica, infatti, in -0,4% e -0,6% le variazioni tendenziali di gennaio e febbraio, rispettivamente.

ALESSANDRO RIVERA

 

Nelle stesse ore a delineare uno scenario dalle tinte più fosche è stato il presidente della Corte dei conti Angelo Buscema che chiede una maggiore spinta agli investimenti pubblici e soprattutto invoca la prevenzione del rischio di deviazioni del debito per gli effetti del coronavirus.

Tutto questo grande ottimismo di Gualtieri non sembra stare quindi in piedi. Né sembrano così intensi i rapporti con l' amico Paolo Gentiloni, ora commissario Ue per gli Affari economici, considerando lo scarso tempismo con cui ieri mattina presto il ministro ha fatto certe dichiarazioni. Tanto più che sempre a Omnibus lo stesso Gualtieri non ha escluso qualche ritocco alle tasse.

 

«Piccole rimodulazioni» sull' Iva, ha detto a Omnibus parlando della riforma fiscale, il cui perno - ha spiegato - è la revisione dell' Irpef. Precisando, però, subito dopo: «Quanto la ridurremo, e le aree dei beneficiari, è prematuro dirlo, dipenderà anche dal quadro economico». Appunto.

roberto gualtieri e dario franceschini all'abbazia di contigliano

Che l' entusiasmo sia prematuro lo dimostra, inoltre, la risposta a Bruxelles filtrata da «fonti» del Mef alle agenzie di stampa nel pomeriggio. «Pur essendo innegabile che i dati sul quarto trimestre dello scorso anno siano stati nel complesso deludenti, è ancora presto per valutare l' impatto dei recenti dati macroeconomici sulla crescita del Pil nel 2020», hanno detto dal Tesoro.

 

Sottolineando comunque che «per una valutazione più equilibrata è opportuno attendere quantomeno i dati sull' attività dei servizi nel quarto trimestre e sulla produzione industriale di gennaio». Tradotto: meglio tenere le bocche cucite a microfoni accesi e aspettare le previsioni aggiornate sulla crescita del Pil che verranno comunicate con la pubblicazione del Def a inizio aprile.

giuseppe conte roberto gualtieri mes

 

L' unica, magra, consolazione per l' ottimista Gualtieri è arrivata dall' agenzia americana Moody' s che con l' Italia dimostra clemenza lasciando l' outlook stabile sul rating definendolo «appropriato» in quanto sintetizza bene i punti di forza e debolezza del nostro Paese. Moody' s non vede ragioni per tagliare «adesso» le stime di crescita del Pil dell' Italia nel 2020, attualmente fissate a +0,5%, ha spiegato il senior vice presidente dell' agenzia Kathrin Muehlbronner, ieri a Milano.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…