luigi di maio roberto gualtieri giuseppe conte mes meccanismo europeo stabilita'

MES A 5 STELLE - I GRILLINI URLANO, STREPITANO, FANNO CACIARA MA ALLA FINE IL PATTO CON LA UE VERRÀ FIRMATO (PD E RENZI SONO GIA’ D’ACCORDO) – E CONTE, CHE NON VUOLE FINIRE UCCELLATO A PIAZZALE LORETO, VUOLE AVERE UN MANDATO CHIARO DELLE CAMERE PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 23 APRILE – TANTO PER COPRIRE IL RINCULO, DI MAIO ALZA UN POLVERONE SUI PARADISI FISCALI OLANDESI - ZINGARETTI RICORDA SEMPRE: “QUESTO GOVERNO È NATO SULL'EUROPA”. TRADUZIONE: GLI STRAPPI POTREBBERO FARLO CADERE

Simone Canettieri per ''Il Messaggero''

 

LUIGI DI MAIO CON MASCHERINA

Si scrive Mes, ma si legge Vietnam. Un sentiero di guerra, disseminato di trappole per Conte e per la maggioranza. Sulla carta, con diverse sfumature, quasi tutti nell'esecutivo fanno il tifo solo per gli eurobond, bocciando il fondo Salva Stati seppur senza condizioni per le spese sanitarie.

 

Ma sono appunto posizioni doppie e triple che contengono al loro interno, messaggi in bottiglia agli alleati. Il M5S, che ha ritrovato in Luigi Di Maio il capo politico seppur senza i galloni ufficiali, dopo l'assalto di Conte a Salvini ha passato le 24 ore successive a «smascherare i signori del Mes, Giorgia Meloni e Matteo Salvini». Una campagna di propaganda martellante che passa dai social e dal blog delle Stelle.

roberto gualtieri luigi di maio

 

Allo stesso tempo, però, dietro le quinte il ministro degli Esteri teme che alla fine la trattativa con la Ue possa spingere l'Italia, grazie al pressing del Pd e a quello ancora più netto di Italia Viva, verso il Mes.

 

Luigi Di Maio ha scelto la linea della cautela in questi giorni, come ministro degli Esteri vuole dare il massimo supporto all'azione di governo. Non è un caso che in queste settimane abbia usato sempre la stessa formula: «Trovare il miglior accordo possibile in Europa».

luigi di maio vito crimi

 

In questi giorni ha molto apprezzato la chiara posizione assunta dal presidente Conte sul Mes, così come ha applaudito alla regia di Crimi nella partita interna. «Vito sta portando avanti un ottimo lavoro e Conte va sostenuto con tutte le nostre forze», ha ribadito ai suoi. «La partita in Ue è molto complessa e non bisogna abbassare la guardia, dopo di che non dimentichiamoci che in ogni caso il nuovo Mes dovrà passare per il Parlamento», dice Di Maio ai parlamentari e ai componenti grillini del governo. Da qui una considerazione netta, che suona come un avviso nei confronti della maggioranza e dunque anche di Conte che ha il compito di andare a trattare.

LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 6

 

«Quindi c'è poco da discutere, i voti non ci sono», ha ricordato Di Maio a chi in queste ore dal Movimento lo ha chiamato per esprimergli le sue preoccupazioni. D'altronde gli eurocritici - spalleggiati da Alessandro Di Battista - sono già usciti allo scoperto pronti a mettere in discussione anche la maggioranza, dunque la vita dell'esecutivo. Ma linea del M5S - da Laura Castelli a Carla Ruocco passando per ministri e sottosegretari - non cambia in quanto, come dice la presidente della commissione banche, «i prestiti sanitari non ci servono, le condizionalità del Mes restano letali».

mark rutte giuseppe conte

 

Per il ritrovato leader Di Maio, che ha già incrociato le lame con il collega dell'economia Roberto Gualtieri su Sace, c'è anche un altro fronte. Questa volta estero. Nel mirino del titolare della Farnesina c'è l'Olanda. Tre giorni fa, in una riunione ristretta con i vertici del ministero e i suoi più stretti collaboratori, ha chiesto di valutare l'ipotesi di portare sui tavoli europei il tema dei paradisi fiscali. Una provocazione per rispondere al muro olandese?

 

Dal suo staff assicurano che il ministro «vuole solo un'Europa migliore e più solidale», ma sarebbe stato lo stesso Di Maio a chiarire le sue intenzioni a qualche ministro M5S: «Il comportamenti dei Paesi Bassi è stato intollerabile. Certe chiusure tra l'altro si sono riversate anche sui quotidiani locali aprendo uno scontro tra opinioni pubbliche dei vari stati, questo è molto triste. E visto che qui in Ue ci sono problemi mai affrontati, come i paradisi fiscali, è bene che se ne inizi a discutere».

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

 

L'ALTRA GAMBA

Poi c'è il Pd, che non vuole finire schiacciato nella morsa di un M5S. Gli alleati si guardano e non si fidano l'uno dell'altro. Le polemiche durissime con le opposizioni e le tensioni interne alla maggioranza emerse sul Mes spingono Conte ad un passo formale: avere un mandato chiaro delle Camere prima del Consiglio europeo del 23 aprile.

 

zingaretti di maio

La «forma» di questo mandato è tutta da verificare. La più «classica» sarebbe quella di una risoluzione di maggioranza che accompagna, di solito, l'informativa del premier prima del consiglio Ue. Ma nel Pd la discussione è aperta e ieri, al premier, i dem non hanno evitato di porre un quesito: perché non utilizzare risorse pari al 2% del Pil per le spese sanitarie? Nicola Zingaretti, segretario del Pd, osserva la situazione ma ai suoi collaboratori ricorda sempre: «Questo governo è nato sull'Europa». Traduzione: gli strappi e le posizioni miopi potrebbe farlo cadere.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”