conte mancino de mita

MORIREMO DEMOCRISTIANI - CONTE BLANDISCE I MONDI-DC E ACCAREZZA L'IDEA DI UN PARTITO, UNA DEMOCRAZIA CRISTIANA A 5 STELLE (CHE SECONDO I SONDAGGI PUO’ VALERE IL 20%) – IL PREMIER DICE DI ISPIRARSI A MORO, SI VEDE CON LA FIGLIA DI DE GASPERI. ASCOLTA IL SEGRETARIO DI STATO VATICANO PAROLIN. E DOMANI VA AD AVELLINO, INVITATO DA ROTONDI. CI SARANNO ANCHE DE MITA E MANCINO. TUTTI UNITI NEL RICORDO DI FIORENTINO SULLO…

Fabio Martini per la Stampa

 

giuseppe conte alla global esg conference the hydrogen challenge

 La scena si preannuncia memorabile, quantomeno per la sua originalità. Lunedì mattina, alle 10,15, nel foyer del Teatro Gesualdi di Avellino, farà il suo ingresso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per tenere una lezione sul «Contributo dei cattolici nella stesura della Costituzione».

 

Dopo aver attraversato la platea tra due ali di alunni festanti, in prima fila saranno schierati ad accoglierlo i parlamentari eletti dalla provincia di Avellino, tutti Cinque stelle.

Ma a loro fianco, vicinissimi sia pure separati da un' invisibile linea d' ombra, saranno seduti Ciriaco De Mita, Nicola Mancino e Gerardo Bianco, indimenticati notabili della Dc che fu. Gli esponenti del nuovo "regime" e quelli del vecchio affiancati ad ascoltare e alla fine - c' è da scommetterlo - destinati tutti ad applaudire il professor Conte. Vecchio e nuovo, ancien regime e capo dei "rivoluzionari", festosamente affiancati nel ricordo di Fiorentino Sullo, originale figura di democristiano laico, combattivo, coraggioso.

 

mancino de mita

C' è poco di rituale nell' accoglienza che Avellino si appresta a tributare al capo del governo. Città di élites colte e di intensa partitocrazia, Avellino è stata una delle capitali democristiane negli anni della Prima Repubblica ed è restata a lungo l' ultimo bastione a cedere ai conquistatori dell' antipolitica. Ma la "notizia" non sta solo nell' accoglienza a Conte di questa città di animo democristiano, ma semmai nella prontezza con la quale il presidente del Consiglio ha risposto «sì, mi fa piacere», all' invito che qualche settimana fa gli ha inoltrato Gianfranco Rotondi, per anni cultore quasi solitario del culto democristiano in un Parlamento di "infedeli".

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

Ma non è il primo segnale "neo-democristiano" di Giuseppe Conte. Nei mesi di governo con Salvini, l' Avvocato-professore aveva centellinato sapientemente frammenti sparsi («Mi ispiro a Moro») e da qualche tempo Conte ha intensificato: senza dare nell' occhio ha iniziato a partecipare ad alcune "rimpatriate" democristiane e ha detto chiaro e tondo: «Ho una formazione da cattolico democratico». Una postura che corrisponde, almeno per ora, ad una tentazione inconfessabile del Presidente del Consiglio: quella di prendere un' iniziativa politica.

 

Una volta - spera Conte - uscito politicamente "vivo" dalla vicenda-Servizi e una volta consolidata di nuovo la propria immagine, il presidente del Consiglio sa di avere due strade sul medio termine: provare la "scalata" nell' universo Cinque stelle, ovvero dar vita ad una forza autonoma, di ispirazione cattolica, stretta alleata dei Cinque stelle. Al presidente del Consiglio non è sfuggito l' esito di un sondaggio uscito a metà settembre: secondo Emg un partito di Conte potrebbe raggiungere fino al 21% dei voti, a fronte di una fiducia nel premier che nei vari sondaggi è sempre vicina al 50 per cento.

GIUSEPPE CONTE E IL MASSAGGIO CARDIACO

 

Un amico del premier fa notare sottovoce: «Due giorni dopo la diffusione di quel sondaggio, Renzi ha rotto gli indugi e ha lasciato il Pd».

Tutto è in movimento nella politica domestica, per ora Conte non ha mosso nulla sul piano organizzativo e si limita a moltiplicare i segnali e a incassarli. Sa che in Vaticano gli vogliono bene e che è ancora appeso il richiamo del Segretario di Stato Pietro Parolin ai cattolici a «non sottrarsi dall' impegno in politica». Nel frattempo Conte sta diventando un habitué della memoria democristiana. Il 14 maggio aveva partecipato nell' aula magna dell' Università di Firenze, alla presentazione dell' Edizione Nazionale delle opere di Giorgio La Pira, già sindaco di Firenze ed esponente di punta della sinistra democristiana.

 

Intervenendo aveva definito La Pira una «figura maestosa» della politica italiana.

Poi, l' 8 agosto, giorno del suo compleanno, scoppia inattesa la crisi di governo col distacco di Salvini e lui che fa?

Prima sale al Quirinale, poi alle 18, si dilegua. Aveva un appuntamento riservato con Maria Romana De Gasperi, primogenita di Alcide, e non lo ha disdetto. Racconterà nei giorni successivi Maria Romana: «È restato per un paio d' ore, voleva sentire un po' di storie su mio padre, abbiamo parlato solo del passato, di De Gasperi giovane, della sua passione per la politica. Conte era attentissimo e molto cortese».

GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…