MOVIMENTO A PEZZI - DAVIDE CASALEGGIO VA CONTRO BEPPE GRILLO E “PERMETTE” AI PARLAMENTARI GRILLINI AL VOTO DI ASTENSIONE SU DRAGHI: “MOLTI PARLAMENTARI MI SEGNALANO CHE VORREBBERO VOTARE CONTRO. CHI SENTE IL DISAGIO NEL SOSTENERE QUESTO GOVERNO PERCORRA LA SCELTA DELL’ASTENSIONE” - E SUBITO VIENE AZZANNATO: “A NOME DI CHI PARLA IL NOSTRO FORNITORE DI SERVIZI?”

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M5S, I 70 RIBELLI SI ORGANIZZANO CASALEGGIO MEDIA: ASTENETEVI

Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

 

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Dopo giorni di tensione con un braccio di ferro che rischia di spaccare in due il Movimento, in tarda serata arriva la proposta di mediazione per il fronte del no portata avanti da Davide Casaleggio che punta ad «aprire» al voto di astensione. Il presidente dell'Associazione Rousseau spiega su Facebook che dagli attivisti «è arrivata in media una email al minuto sulla mancata costituzione del Superministero che sarebbe dovuto nascere dalla fusione di Mise e Ambiente, come previsto dal quesito a garanzia dell'avvio del governo (come sostenuto da Barbara Lezzi, ndr )».

 

«Se non sarà possibile sottoporre un nuovo quesito agli iscritti credo sia comunque importante non creare una divisione nel gruppo parlamentare - prosegue Casaleggio, mettendo uno scudo ai ribelli contro eventuali espulsioni -. Molti parlamentari mi segnalano che vorrebbero votare contro non essendo passibili di sanzioni disciplinari sulla base dei precedenti e delle regole attuali».

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E conclude: «Per questo motivo, auspico che chi senta il disagio nel sostenere questo governo percorra la scelta della astensione». Il post dell'imprenditore ha subito fomentato gli animi di chi lo vede come un intruso nei 5 Stelle: «A nome di chi parla il nostro fornitore di servizi?», attacca un pentastellato.

 

«Ma non aveva dichiarato di lasciare le valutazioni politiche agli organi del Movimento?», sottolinea un altro. C'è chi legge l'intervento di Casaleggio come una replica a Beppe Grillo, che poco prima era intervenuto con un post a perorare la causa del sì al governo, citando Draghi («Ora l'ambiente, ad ogni costo»). Ma anche il garante a sua volta è finito nel fuoco incrociato delle tensioni. Diversi parlamentari lo attaccano. Qualcuno anche pubblicamente, come Rosa Menga.

 

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«Sono un po' perplessa, ve lo confesso. Non vorrei che qualcuno avesse dimenticato che, in fisica, il termine "transizione" indica il passaggio di stato della materia. E non vorrei che, da democrazia "liquida", ci stesse conducendo verso il consenso "gassoso"... evaporato», scrive la deputata su Facebook. La truppa degli scontenti, intanto, si allarga: oltre ai trenta senatori ribelli, si contano anche quaranta deputati.

 

E proprio tra le file di Montecitorio i critici si iniziano a organizzare. Una novità quasi assoluta, un tassello che si aggiunge a un quadro già complesso. Nella serata di domenica è la deputata siciliana Angela Raffa a organizzare un incontro su Zoom per i malpancisti. Il fronte in realtà è più composito di quanto possa sembrare: ne fanno parte non solo i contrari al governo Draghi, ma anche i critici verso i vertici e anche chi spera di ottenere un vantaggio politico personale (magari in chiave di sottogoverno).

 

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Nel mirino di tutti c'è sempre Vito Crimi (Gianluca Castaldi ha chiesto in assemblea dei senatori le dimissioni da capo politico). Ma la partita si sta già spostando sulle prossime mosse, le prime del governo nascente. Alessandro Di Battista inizia a pungere su Facebook: «Il nuovo fantasmagorico "Governo dei Migliori" riporterà a casa i nostri militari che si trovano in Afghanistan?».

 

Anche Nicola Morra inizia a mettere dei paletti (politici) legati alla battaglia del Movimento sulla giustizia e ai prossimi scenari: «Ricordo che anche la conclusione del governo Conte I fu da molti addebitata all'approssimarsi della riforma della prescrizione. Non so perché, ma questa cosa qua fa paura a tanti. Chissà perché?». Intanto in quella che si preannuncia come una settimana decisiva per le sorti del Movimento, torna al centro della scena il voto su Rousseau: il giorno prima della fiducia ci sarà la votazione per la modifica dello statuto e l'inizio dell'era della nuova governance. Con il fronte degli scontenti che si allarga per i big attuali si preannuncia una sfida difficile riuscire a tenere le redini dei 5 Stelle. «La partita sta per iniziare», chiosa sibillino un pentastellato.

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