kissinger putin

 

“DOBBIAMO IMPEDIRE UNA ESCALATION NUCLEARE”- IL MONITO DI HENRY KISSINGER: “BISOGNAVA EVITARE UNA VITTORIA DELLA RUSSIA. A MAGGIOR RAGIONE BISOGNA EVITARE CHE CERCHI UNA RIVINCITA NUCLEARE. NON POSSIAMO PERMETTERE CHE L'USO DI QUESTE ARMI SI NORMALIZZI. I DIRIGENTI RUSSI DEVONO SAPERE CHE NEL CASO USINO ARMI NUCLEARI I TERMINI PER UN ACCORDO DI PACE DIVENTERANNO PEGGIORI PER LORO, LA RUSSIA NE USCIRÀ COME UNA NAZIONE PIÙ DEBOLE DI PRIMA…”

Federico Rampini per il "Corriere della Sera"

 

henry kissinger

«La Russia ha perso la guerra, ora dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l'intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione». Henry Kissinger parla al Council on Foreign Relations di New York, un luogo per lui denso di ricordi. In questo think tank di geopolitica nel 1957 lui pubblicò il saggio che divenne una pietra miliare del pensiero strategico americano: «Nuclear Weapons and Foreign Policy».

 

Teorizzava la nascita di armamenti nucleari tattici - destinati a essere usati solo sul campo di battaglia e contro un'aggressione di truppe nemiche - e ne soppesava tutte le conseguenze. Quello studio fu premonitore di una nuova carriera, da professore universitario a capo della diplomazia americana sotto i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford. A 99 anni, la sua saggezza e il suo acume sono interpellati per cercare una risposta alle minacce di Vladimir Putin, proprio sull'uso di armi nucleari tattiche in Ucraina.

KISSINGER COVER

 

NUOVO LIBRO Kissinger ha pubblicato un nuovo libro, «Leadership», galleria di ritratti di sei grandi statisti del Novecento. Non si tira indietro sull'escalation nucleare. «Fin dall'inizio dell'aggressione all'Ucraina - dice - bisognava evitare una vittoria della Russia. A maggior ragione bisogna evitare che cerchi una rivincita nucleare. Non possiamo permettere che l'uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi. Non solo per quello che sarebbe il tremendo risultato immediato, ma per le conseguenze sull'interpretazione e la legittimazione del potere da parte di chi le usa.

 

Non è ammissibile che la Russia raggiunga con le armi nucleari il risultato che non è stata capace di ottenere senza». L'ex segretario di Stato spiega quale tipo di risposta dovrebbe dare la Nato, se Putin usasse davvero l'atomica in Ucraina. È un tema sul quale ci sono state di recente comunicazioni tra i vertici militari Usa e quelli di Mosca. «La Nato - osserva - dovrebbe reagire il più a lungo possibile con armi convenzionali. Ma i dirigenti russi devono sapere che nel caso usino armi nucleari i termini per un accordo di pace diventeranno peggiori per loro, la Russia ne uscirà come una nazione più debole di prima».

Henry Kissinger e Vladimir Putin

 

Il cinismo Accusato talvolta di cinismo nella sua Realpolitik, Kissinger precisa che una via d'uscita non può passare sopra la testa del popolo ucraino.

«L'Ucraina non va demoralizzata. Deve avere un ruolo primario nel processo di pace».

Redige un suo elenco di tutto ciò che Kiev ha già ottenuto nei fatti da quando ha saputo resistere contro l'invasore, e che dovrebbe essere sancito in qualsiasi accordo di pace.

«Le tutele della libertà ucraina includono la sua appartenenza all'Unione europea. In quanto al suo rapporto con la Nato, è già stato risolto dagli eventi. Per questo la Russia ha perso. Nella Prima e nella Seconda guerra mondiale la Russia aveva dimostrato la sua capacità di minacciare l'Europa sul terreno degli armamenti convenzionali, ora questa sua forza è stata sovrastata».

 

HENRY KISSINGER

La diplomazia Tuttavia il più grande teorico vivente della diplomazia vuol tornare proprio a quello: la diplomazia. «Un dialogo, anche solo esplorativo, è essenziale in quest' atmosfera nucleare.

Non è rilevante se Putin ci piaccia o no. Una volta che l'arma nucleare dovesse entrare in azione, il sistema mondiale subirebbe uno stravolgimento di portata storica.

Non dobbiamo legare l'azione diplomatica alla personalità di chi ci sta di fronte. Sta a noi concepire un dialogo che preservi la nostra sicurezza ma ci riporti allo spirito della coesistenza. Il rovesciamento del leader avversario non deve apparire come una pre-condizione».

 

Non è tenero con i suoi, non fa sconti sugli errori commessi in passato. «Quando cadde il Muro di Berlino e cominciò la grande ristrutturazione dell'Est europeo, gli Stati Uniti cercarono di integrare tutta l'area in un ordine sotto la loro guida. Non fu saggio cercare di includere l'Ucraina nella Nato. Questa non è una scusa per l'aggressione di Putin. Ma il problema ora è se sia possibile una pace con lui. E questa va affrontata in un quadro più ampio: il futuro di lungo termine nelle relazioni fra la Russia e l'Europa, fra la Russia e l'Occidente.

nixon e kissinger

 

Una Russia che sia più consapevole dei propri limiti, vorrà essere parte dell'Europa oppure sceglierà l'Asia? Su questo dovremmo impostare il dialogo».

Il disgelo con la Cina Il suo posto negli annali del Novecento, lui se lo è conquistato come regista del disgelo Usa-Cina nel 1971-72. Quella relazione è rimasta al centro della sua attenzione. Rispetto al celebre summit Nixon-Mao, oggi i rapporti fra Washington e Pechino sono ai minimi storici.

 

henry kissinger

«La Cina - riflette Kissinger - è sempre stata una sfida speciale per l'America, a causa delle sue dimensioni, oggi più formidabili che mai sul piano economico tecnologico e militare. Non abbiamo mai avuto a che fare con un Paese così imponente e la cui filosofia è praticamente opposta alla nostra. I cinesi considerano la storia come un processo continuo che si dipana su migliaia di anni. I singoli problemi - che noi affrontiamo uno per uno - li vedono come espressioni di quel processo». Oggi che i rapporti di forze sono quasi paritetici, la ricerca di un modus vivendi sembra difficile. Eppure è essenziale, ne va del futuro dell'umanità.

 

«Durante le ultime due amministrazioni americane - osserva Kissinger che ha continuato ad essere consultato dai presidenti sia a Washington che a Pechino - è prevalso lo scontro. Occorre ristabilire un dialogo sul tema soverchiante: una guerra tra le superpotenze avrebbe conseguenze peggiori della Prima e Seconda guerra mondiale. Come minimo i dirigenti americani e cinesi riconoscano che questo pericolo esiste, che loro sono gli unici ad avere la possibilità di superarlo. Di conseguenza mettano a punto dei meccanismi preliminari per parlarsi nei primi stadi di una crisi.

 

henry kissinger in cina

E poi ci sono i grandi temi su cui la cooperazione bilaterale è indispensabile: dal cambiamento climatico al futuro delle tecnologie». Conclude con un richiamo a Winston Churchill, su quali fossero i tre requisiti fondamentali per fare politica estera: «Studiare la storia. Studiare la storia. Studiare la storia». E con una riflessione sul ruolo dell'America: «Le condizioni per una nostra leadership mondiale si sono deteriorate, in particolare per la diffusione delle armi nucleari. Più che mai, oggi occorre essere creativi».

HENRY KISSINGER E JOE BIDENRICHARD NIXON HENRY KISSINGERmoro kissingerfederico rampini a piazzapulita 1federico rampini fa la maratonafrancesco cossiga henry kissingerhenry kissinger con xi jinping

Ultimi Dagoreport

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" VIENE SEMPRE MAZZIATO DA "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...

conte appendino taverna bettini fassino roberto fico lorusso

INVECE DI COMPORTARSI DA "LADY MACBETH DEI MURAZZI", QUALCHE ANIMA PIA RICORDI A CHIARA APPENDINO CHE DIVENTÒ SINDACA DI TORINO GRAZIE NON SOLO AI GRILLONZI MA SOPRATTUTTO ANCHE AI TANTI VOTI DEL CENTRODESTRA CHE, DETESTANDO FASSINO, VOTARONO LA SPILUNGONA - QUELLA MIRACOLATA DELLA APPENDINO SI DEVE SCIACQUARE LA BOCCA PRIMA DI PARLARE DI GOFFREDO BETTINI COME “IL MALE DEL M5S” PERCHÉ, COME DICE CONTE, MERITEREBBE “UN MONUMENTO”– LO SCAZZO CON LA TAVERNA CHE LE HA RICORDATO COME SE FOSSERO STATE IN VIGORE LE REGOLE DI GRILLO “LEI NON AVREBBE AVUTO CARICHE…”

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"