roberto fico

LE NOZZE COL FICO SECCO – SECONDO VERDERAMI IL PRESIDENTE DELLA CAMERA NELL’INCONTRO CON IL PD HA CHIESTO DI PARLARE “ANCHE DEGLI ASSETTI” COME SE FOSSE IL PREMIER INCARICATO. LUI SMENTISCE: RICOSTRUZIONE PRIVA DI FONDAMENTO – MA RESTA IL NODO POLITICO: COME FARÀ A FARE IN 96 ORE QUELLO CHE NON HA FATTO CONTE IN DUE MESI? È TUTTO IN MANO A RENZI – NONOSTANTE LO SPIN DI CASALINO, LE ELEZIONI ANTICIPATE NON CI SARANNO

1 – PORTAVOCE FICO, SU INCONTRO CON IL PD RICOSTRUZIONE NON VERA

NICOLA ZINGARETTI ROBERTO FICO

(ANSA) - ROMA, 31 GEN - "La ricostruzione dell'incontro fra il presidente Fico e la delegazione del Partito democratico fatta da Francesco Verderami sul Corriere della Sera non risponde al vero. Sono altresì prive di fondamento le affermazioni attribuite al presidente della Camera". Lo precisa il portavoce del presidente della Camera.

 

 

2 – FICO SORPRENDE I DEM: PARLIAMO DEGLI ASSETTI LO STOP DI ZINGARETTI

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

matteo renzi maria elena boschi

 

«... E poi dobbiamo parlare anche degli assetti». Quando ieri il presidente della Camera ha pronunciato questa frase, la delegazione dem si è pietrificata. «Roberto, è prerogativa di un presidente del Consiglio incaricato discutere di assetti», gli ha risposto con un filo di voce Zingaretti.

LA DELEGAZIONE M5S ALLE CONSULTAZIONI CON ROBERTO FICO

 

Sul volto del leader pd e su quello degli altri dirigenti del suo partito si è materializzato il panico: «Tu hai un mandato esplorativo. Se dicessi fra poco a Renzi una cosa del genere, quello scatenerebbe l'inferno». «Ah, va bene... Devo aver inteso male al Quirinale». E mentre ascoltavano la spiegazione di Fico, gli ospiti si chiedevano come avesse gestito poco prima l'incontro con la delegazione grillina.

 

delegazione di italia viva alle consultazioni con fico

E, terrorizzati, immaginavano avesse affrontato il tema delle poltrone: un'arma letale, se fosse caduta nelle mani del «nemico». Era proprio quello che al Nazareno temevano quando il presidente della Camera ha ricevuto l'incarico. L'altra sera, appena il capo dello Stato gli ha delegato quattro giorni di «esplorazione», un dirigente del Pd è sbottato: «Il primo giorno servirà a capire che Conte per Renzi è già superato. Gli altri tre serviranno a noi e ai Cinque Stelle per metterci d'accordo su chi dovrà fare il premier».

giuseppe conte e roberto fico

 

Anche perché in 96 ore - senza più divagare sugli «assetti» - Fico dovrebbe fare quello che il presidente del Consiglio non ha fatto in due mesi. I nodi programmatici di cui da ieri si discute, sono infatti gli stessi rimasti a marcire sul famoso «tavolo del programma» organizzato a Palazzo Chigi e (come al solito) archiviato con un nulla di fatto.

maria elena boschi

Ecco a cosa si riferiva ieri Renzi quando ha risposto alla richiesta di «lealtà» avanzata da Zingaretti: «Lealtà è anche ripetere in pubblico ciò che si dice in privato». E se due mesi fa gli ex compagni di partito convenivano sulla pessima gestione dei dossier da parte di Conte, due mesi (e una crisi) dopo il leader di Iv può decidere la sorte del premier, della coalizione e della legislatura.

 

la delegazione pd alla camera per le consultazioni

«Abbiamo consegnato tutto nelle sue mani e ora ci dobbiamo affidare alla sua misericordia», commenta uno dei notabili dem. Ed è una valutazione collettiva nel Pd, se è vero che al termine dell'incontro con Fico si cercava di prevedere «come si muoverà Matteo» e «fino a che punto si spingerà».

SERGIO MATTARELLA ROBERTO FICO

 

In fondo anche Renzi - che ha un enorme vantaggio di posizionamento - comprende di avere margini limitati e una sola mossa a disposizione. Se ieri non si è sbilanciato è perché non ha ancora deciso. È vero però che non c'è (quasi) nulla di personale nella disputa con Conte: il punto è che oggi il premier dimissionario si pone come un competitor molto insidioso nell'area politica di centro, e quindi va neutralizzato.

 

ROBERTO FICO ESPLORATORE

Ché poi è lo stesso disegno di una parte rilevante del Pd, quella post democristiana, decisa a non finire soffocata nella morsa tra «Giuseppi» e i compagni post comunisti. Basti ricordare che né Franceschini né Guerini hanno aderito alla campagna «mai più con Renzi» scatenata come un'ordalia nei giorni in cui Conte sognava di poter fare a meno di Iv. Verrà il momento del «chiarimento» tra i democrat per come è stata gestita questa fase, già si avvertono le avvisaglie.

ROBERTO FICO

 

È chiaro però che prima va superata la crisi, limitando quanto più possibile i danni. Così com' è altrettanto chiaro - dopo il dialogo naif di ieri a Montecitorio - che la soluzione non passa certo attraverso l'«esplorazione» di Fico. La trattativa vera si fa da un'altra parte. E per quanto Pd e Cinque Stelle si mostrino al momento tetragoni su Conte, cercheranno al dunque un compromesso con Renzi mettendo in preventivo l'eventuale sacrificio del premier dimissionario.

 

ROBERTO FICO CON IL PUGNO CHIUSO ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO

Se costretti - lo ammettono sottovoce - prenderebbero in considerazione persino il «male minore», cioè il governo istituzionale. L'«avvocato del popolo» lo sa e aspetta la sentenza, privo ormai dell'unica arma di difesa: il voto anticipato. L'altro giorno un esponente del Pd si è rivolto a Franceschini: «Dario, ma non avevamo detto che se entrava in crisi il governo saremmo andati alle elezioni?». Risposta sfolgorante: «È vero, ma mica avevamo detto quando».

roberto gualtieri teresa bellanova giuseppe conte roberto fico elena bonetti suonano il tamburo 9

 

conte fico

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…