bernie sanders biden

OGGI È IL SUPER MARTEDÌ E OBAMA CON L'ESTABLISHMENT DEMOCRATICO SUONANO LA FINE DELLA RICREAZIONE: VIA BUTTIGIEG E KLOBUCHAR, CHE ANNUNCIANO L'ENDORSEMENT A BIDEN PER FERMARE SANDERS, PIÙ FORTE DEL PREVISTO - PROPRIO COME CON LA CLINTON 4 ANNI FA, CON L'AGGRAVANTE CHE STAVOLTA I SOSTENITORI DI BERNIE SONO INCATTIVITI E PRONTI A FAR VINCERE TRUMP SE IL LORO BENIAMINO NON INCASSA LA NOMINATION - BLOOMBERG RESTA IN CAMPO PER SALVARE LA FACCIA E PER CONSEGNARE I VOTI E MILIARDI AL VECCHIO JOE - MA LA WARREN...

bernie sanders joe biden

1.L'ESTABLISHMENT DEMOCRATICO HA SUONATO LA FINE DELLA RICREAZIONE: BASTA CAZZEGGIARE, TOCCA RIUNIRSI INTORNO A BIDEN. PROPRIO COME CON LA CLINTON

Dagonota - Obama e il partito democratico hanno suonato la fine della ricreazione: la corsa dei moderati Buttigieg e Klobuchar finisce alla vigilia del SuperTuesday: Sanders è più forte del previsto e non è più tempo di scherzare con candidature che non hanno un clear path, un percorso chiaro, verso la nomination. È una corsa a due, Biden vs Bernie, e il partito ha scelto, da quel dì che ha scelto, di fermare il socialista con tutti i mezzi.

 

BIDEN CLINTON

Lo fece nel 2016, costringendo gli elettori a sorbirsi Hillary e impedendo la corsa di chiunque altro, e lo farà anche stavolta. Non solo perché il senatore del Vermont ha idee radicali, non è iscritto al partito e vuole conquistarlo dall'esterno, cambiandone per sempre identità e obiettivi – esattamente come Trump coi repubblicani –. Il problema vero si chiama down-ballot, ovvero ''più giù sulla scheda elettorale'', e sono tutti quei candidati (435 per la Camera e 33 per il Senato) che dovranno farsi eleggere a novembre insieme al presidente.

 

Per molti politici dem, soprattutto in collegi contendibili, essere associati a Sanders viene visto come una iattura, un fatto che spingerebbe moderati e indipendenti tra le braccia dei candidati repubblicani, facendo perdere ai democratici il controllo della Camera conquistato nel 2018 e che permette loro di mettere i bastoni tra le ruote di Trump. Lo scenario-horror dell'establishment liberal vede la perdita doppia in parlamento e alla Casa Bianca.

 

joe biden vince le primarie in carolina del sud

I Sanderistas fanno invece notare che lo scenario è esattamente identico a quello di 4 anni fa: i repubblicani #NeverTrump erano convinti che il puzzone li avrebbe ammazzati, e invece conquistò sia la presidenza che la maggioranza al Congresso. Ma l'establishment democratico, come quello del GOP, non guarda tanto alla vittoria quanto alla propria sopravvivenza. Per questo alla fine si è ritrovato a puntare su un candidato, Biden, non per la sua forza ma per la debolezza degli altri, incluso l'ultimo arrivato Bloomberg, che si è schiantato alla prima curva (il primo dibattito dal vivo).

 

Ora Mike, a differenza di Buttigieg e Klobuchar, resta in campo per salvare la faccia e prendere almeno il 15% (e dunque qualche decina o centinaio di delegati) in più stati possibile, per poi consegnare i suoi voti e i suoi miliardi a Biden se l'ex vicepresidente da qui alla convention non dovesse raggiungere il 50+1 ma solo una plurality (la maggioranza relativa).

 

L'unica wild card resta Elizabeth Warren. Le sue prospettive di oggi sono da una parte migliorate, perché due candidati in meno vuol dire più possibilità di superare la soglia del 15%, dall'altra peggiorate: è ormai chiaro che siamo davanti a una corsa a due, e scatta dunque la mentalità del voto utile con la tendenza a scegliere tra i due cavalli principali. 

 

A chi darebbe i suoi delegati? La senatrice per anni è stata molto vicina a Bernie in termini di idee e proposte, sebbene nell'ultimo anno non abbia risparmiato attacchi feroci (tra tutti, quello di essere un sessista) anche per differenziarsi da lui e offrire quello che secondo lei è il giusto mix di populismo e capitalismo. I suoi fan sono più affini al socialista, ma non è sicuro che sia pronta a consegnarglieli.

 

 

elizabeth warren bernie sanders joe biden

2.SANDERS, CON BIDEN NON BATTEREMO MAI TRUMP

 (ANSA) - "Non credo che sconfiggeremo Donald Trump con un candidato come Joe Biden": lo scrive Bernie Sanders su Twitter alla vigilia del Supertuesday in cui si voterà in 14 stati Usa per le primarie democratiche. Il senatore ricorda come Biden votò per la guerra in Iraq e si complimenta poi per la corsa compiuta da Amy Klobuchar che ha annunciato il suo ritiro: "Spero ce i suoi sostenitori si uniscano a noi per sconfiggere Trump a novembre e vincere un cambiamento reale".

 

3.USA 2020: KLOBUCHAR E O'ROURKE APPOGGIANO BIDEN

bernie sanders, joe biden e pete buttigieg

 (ANSA) - Amy Klobuchar e Beto O'Rourke appoggiano Joe Biden. Nel corso di un comizio dell'ex vice presidente a Dallas, in Texas, Klobuchar prende la parola e scende in campo per Biden, un candidato che "può unire l'America". O'Rourke, parlando in inglese e spagnolo, si rivolge agli elettori texani e li invita a votare Biden.

 

4.TRUMP, DAI DEMOCRATICI UN ALTRO GOLPE CONTRO SANDERS

 (ANSA) - "Stanno effettuando un altro golpe contro Bernie!" dopo quello del 2016 che favorì Hillary Clinton: così su Twitter Donald Trump commenta gli ultimi sviluppi sul fronte delle primarie democratiche alla vigilia del Supertuesday. Il riferimento del tycoon è al ritiro dalla corsa alla nomination di Pete Buttigieg ed Amy Klobuchar, entrambe intenzionati a dare l'endorsement al moderato Joe Biden ai danni del socialista Bernie Sanders.

 

5. BUTTIGIEG DA ENDORSEMENT UFFICIALE A BIDEN
(ANSA) -  Pete Buttigieg, l'ex sindaco di South Bend ritiratosi dalla corsa alla nomination democratica per la Casa Bianca, ha ufficialmente dato il suo endorsement all'ex vicepresidente Joe Biden. "Lui e' il leader che puo' battere Donald Trump", ha detto parlando a Dallas, in Texas, uno degli stati in cui si votera' nelle prossime ore per il Super Tuesday. Al suo fianco proprio Biden.

 

 

 

bernie sanders joe biden

6.LA SFIDA DEL SUPERTUESDAY, SI CERCA L'ANTI-SANDERS

Ugo Caltagirone per l'ANSA

 

Frenare la corsa di Bernie Sanders prima che sia troppo tardi. Questa la missione di Joe Biden e Michael Bloomberg che nel Supertuesday non possono fallire se ancora vogliono sperare di sfidare Donald Trump. E' il tema del supermartedì delle primarie democratiche americane, la tornata più importante della stagione elettorale che porterà alle elezioni presidenziali del 3 novembre. Si vota in 14 Stati e in palio c'e un bottino di 1.357 delegati sui 1.991 necessari per conquistare la nomination nella convention di metà luglio a Milwaukee. Il 78enne senatore socialista è in testa un po' ovunque, come confermano i sondaggi dell'ultim'ora: dalla California al Texas, passando per la Virginia. Quanto basta per assicurarsi un vantaggio difficile da colmare nei mesi a seguire.

 

Così Sanders già sogna la fuga incontrastata verso la nomination, quella che gli sfuggì per un soffio nel 2016 contro Hillary Clinton. Ma tutto dipenderà da come andranno l'ex vicepresidente, resuscitato sabato dopo la vittoria boom in South Carolina, e il miliardario ex sindaco di New York, al suo debutto assoluto nelle primarie dopo aver speso di tasca propria una vera e propria fortuna per la campagna elettorale.

 

elizabeth warren vs amy klobuchar

Gli sviluppi delle ultime ore, pero', sembrerebbero far pendere l'ago della bilancia dalla parte di Biden, destinato a beneficiare dell'addio alla corsa dei moderati Pete Buttigieg ed Amy Klobuchar, entrambe intenzionati a dare l'endorsement all'ex braccio destro di Barack Obama. Proprio l'ex presidente - che avrebbe anche chiamato Buttigieg - in queste ore sarebbe molto attivo dietro le quinte, nel tentativo di indirizzare la corsa. Intanto Biden ha reso omaggio a 'Mayor Pete', non escludendo di inserirlo in una futura squadra di governo: "La sua uscita dalla corsa facilita la mia nomination", ha ammesso l'ex vicepresidente.

 

mike bloomberg elizabeth warren

La regola elettorale vuole che, Stato per Stato, per aggiudicarsi dei delegati ogni candidato deve superare una soglia di voti del 15%. E' da questo che dipenderà l'entità della vittoria di Sanders, con Biden e Bloomberg chiamati a fare il meglio possibile in California e Texas, dove la posta in gioco è rispettivamente di 415 e 228 delegati. Biden poi spera di vincere in North Carolina, dove si assegnano 110 delegati. E dopo l'exploit della South Carolina, punta a sfondare negli Stati del sud come il Tennessee e l'Alabama, grazie alla spinta dell'elettorato afroamericano che finora sembra non averlo tradito.

 

A dargli fastidio c'è però Bloomberg, che punta in particolare sull'Arkansas, lo Stato di Bill Clinton, dove ha investito moltissimo. Nubi all'orizzonte, infine, per le donne rimaste in gara. Secondo gli ultimi sondaggi la senatrice Elizabeth Warren rischia di perdere anche nel suo Massachusetts.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”