OGNUNO PER SÉ, CDB PER TUTTI - LA (EX) TESSERA N° 1 NON DELEGA PIÙ AL PD SMARRITO LA STRATEGIA PER ABBATTERE SILVIO – NON C’È PIÙ FEELING TRA LA SINISTRA E IL SUO CAPITALISTA DI RIFERIMENTO E DE BENEDETTI PRENDE LA LEADERSHIP DEGLI ANTI-BERLUSCONIANI GRAZIE ALLA SUA ARMATA EDITORIALE…

Condividi questo articolo


Peppino Caldarola per "il Riformista"

Da molti mesi Carlo De Benedetti non è più la tessera numero 1 del Partito democratico. L'ha abbandonata fragorosamente schierando i suoi giornali in prima linea nella battaglia per abbattere Silvio Berlusconi. Troppe titubanze nella opposizione parlamentare lo hanno convinto che è arrivato il momento di ritirare tutte le deleghe.

berlusconiberlusconi

Il Pd è un partito sfarinato, Veltroni, politico di riferimento del gruppo editoriale, ha abbandonato la segreteria e forse la sua stessa creatura, si profila la vittoria di Bersani, troppo D'Alema-dipendente. Altro non c'è. Il lungo innamoramento fra la sinistra e il suo capitalista di riferimento sta finendo. Ognuno per sé. Il Pd vive la contraddizione mortale. Ha ancora un cospicuo pacchetto di voti elettorali ma questa forza non si traduce in egemonia politica sulla opposizione.

berlusconi silvio debenedetti carlo imagoberlusconi silvio debenedetti carlo imago

Carlo De Benedetti non perde tempo e con la sua armata editoriale prende la leadership degli antiberlusconiani. Per chi da anni sostiene che la crisi italiana è tutta racchiusa nella contesa Berlusconi-De Benedetti siamo di fronte al disvelamento della realtà. Per la sinistra è un duro risveglio. È in discussione non solo la sua autonomia politica ma forse la sua stessa esistenza. Quanto può reggere un partito assediato da una base in ebollizione guidata da una grande catena editoriale?

WALTER VELTRONIWALTER VELTRONI

De Benedetti per la sinistra non è stato solo il più importante editore di riferimento. L'innamoramento nasce prima, negli anni in cui l'ingegnere dapprima si cimenta poi si separa dalla Fiat. L'uomo che disse no a Gianni Agnelli e fu giubilato dalla dinastia di Torino è stato il primo dei "capitani coraggiosi" incoronati dalla sinistra. Il rapporto di questa con gli Agnelli era segnato da antiche divisioni e da reciproche diffidenze.

Il Pci era ancora troppo operaista per consegnarsi nelle mani del più importante imprenditore italiano. Lama trattava con l'Avvocato ma il partito si manteneva estraneo e diffidente, anzi con Berlinguer appoggiò la più dura delle lotte operaie del dopoguerra. L'emergere di Carlo De Benedetti segnalava invece il protagonismo di un capitalista meno elitario e più disponibile a sporcarsi le mani con la politica.

L'arrivo dell'ingegnere al gruppo Espresso-Repubblica segnò una ulteriore svolta. Nel passaggio dalla direzione di Eugenio Scalfari a quella di Ezio Mauro si interruppe un ciclo nella storia dell'affiancamento del quotidiano alla sinistra. Scalfari detestava Craxi e agiva a tutto campo. Lavorava ai fianchi il Pci per immetterlo nel circuito di governo, ma assediava anche la Dc.

Con lui cresceva un grande giornale borghese che dettava l'agenda politica, favoriva e distruggeva carriere, ma lo faceva ex cathedra, non rinunciando mai alla propria separatezza. Era un monarca senza regno che si affidava alla sua capacità di interpretare gli umori profondi della politica e di creare relazioni politiche trasversali.

PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI

Il dopo-Scalfari, quando si dispiegò a tutto tondo l'egemonia dell'ingegnere, spinse il quotidiano su una linea di più netto fiancheggiamento. Il giornale partecipò in prima persona a tutte le battaglie interne alla sinistra. Era con Prodi e Veltroni contro D'Alema, spinse Rutelli per bloccare Giuliano Amato, enfatizzò la resistibile ascesa di Sergio Cofferati.

Non sempre era tutto lineare. Carlo De Benedetti ispirò la nascita di associazioni liberal favorevoli ai girotondi ma lui non rinunciava a invitare per le vacanze estive Piero Fassino sul suo yacht e un vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, una volta al mese, intervistava Massimo D'Alema per calmarne l'ira funesta.

La nascita del Pd avrebbe dovuto sanzionare questo passaggio d'epoca. Un giornale liberal di massa per il partito più liberal della storia italiana. Ma qualcosa si rompe. E si rompe nel Pd. L'assalto veltroniano a Berlusconi fallisce e il progetto del Pd si affloscia. Il popolo di sinistra vive la sua più acuta fase di scoramento e anche le copie di Repubblica calano. Siamo alla terza fase, quella attuale.

Il primo anno di governo di Berlusconi è travolgente. Una schiacciante maggioranza parlamentare, una opposizione inebetita, un premier che prende il centro della scena. Con il discorso del 25 aprile Berlusconi sembra aver varcato anche l'ultimo confine, quello dell'antifascismo militante. Per l'ingegnere si profila una sconfitta politica.

MASSIMO D'ALEMAMASSIMO D'ALEMA

Anni e anni di lavoro ai fianchi della sinistra, di certosina ricerca di leadership credibili, di sostegno elettorale rischiano di andare in fumo. Il campo antiberlusconiano non è presidiato da «riflessivi professori», come quelli dei girotondi, ma da un tribuno sconclusionato, quell'Antonio Di Pietro che Repubblica non ama.

GIANNI AGNELLI A SPASSO - Copyright PizziGIANNI AGNELLI A SPASSO - Copyright Pizzi

Di qui la scelta di ritirare le deleghe alla politica e di fare tutto da soli o quasi. Come ha scritto Eugenio Scalfari, nel suo fondo di domenica dedicato alla manifestazione per la libertà di stampa, è stato evocato un popolo. Il giornale non ha più solo lettori davanti a sé ma un movimento di opinione che si va strutturando. Quello che accadrà lo capiremo fra qualche tempo. Ma è facile immaginare che si farà più forte nel gruppo editoriale la tentazione di dare al popolo una guida.

Il Pd assiste attonito a questo scempio di sé. Una parte del partito ha già rinunciato alla battaglia e si è adattata alla egemonia del gruppo editoriale. Un'altra parte vive questa stagione con la sofferenza di chi si accorge che si vanno restringendo i margini per l'autonomia della politica. Lo scontro frontale fra De Benedetti e Berlusconi è all'ultimo round. La sinistra, se non ritrova un ruolo e una leadership, ha già perso.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - I GUAI SONO DAVVERO COME LE CILIEGIE: UNA NE TIRA UN’ALTRA. NON BASTAVA ALLA MELONA DI TROVARSI UNA MAGGIORANZA DI GOVERNO CHE FA IMPALLIDIRE I VORTICI DEL TRIANGOLO DELLE BERMUDE: LA RAI INFIAMMA LA LEGA CONTRO FRATELLI D’ITALIA, L’AUTONOMIA SCATENA FORZA ITALIA CONTRO LA LEGA, IL PREMIERATO FA SCHIFO SIA A FORZA ITALIA CHE LEGA, ETC.- ORA GLI SCAZZI DIVAMPANO ANCHE NEL SUO PARTITO - QUEL FUOCO DI PUGLIA DI RAFFAELE FITTO, CHE SOGNA DA TEMPO DI TROVARSI CASA A BRUXELLES E LASCIARSI ALLE SPALLE LE MILLE ROGNE DEL PNRR, È ANDATO SU TUTTE LE FURIE QUANDO OGGI HA LETTO SULLE PAGINE MELONISSIME DE “IL TEMPO” CHE IL SUO NOME POTREBBE SALTARE DALLA CASELLA DI COMMISSARIO EUROPEO (DI SECONDO PIANO). IN POLE C'E' LA TAPPABUCHI ELISABETTA BELLONI - MA “IO SO’ GIORGIA”, ORMAI CERTA CHE DA URSULA VON DER LEYEN OTTERRÀ AL MASSIMO UN COMMISSARIO-STRAPUNTINO ("MEDITERRANEO"), È SEMPRE PIÙ CONVINTA CHE FITTO È L’UNICO CHE PUÒ  PORTARE TERMINE LA SCOMMESSA DEL PNRR. E NELLO STESSO TEMPO EVITEREBBE, CON I DUE ALLEATI SUL PIEDE DI GUERRA, UN PERICOLOSO SUPER-RIMPASTO NEL GOVERNO…

DAGOREPORT - IL SISTEMA, PIÙ SECCO DI UN COLPO DI MANGANELLO, CON IL QUALE LA DUCETTA STA OCCUPANDO TUTTE LE CASELLE DEL POTERE NON S’ERA MAI VISTO, SOTTO NESSUN GOVERNO - UN'ABBUFFATA COMPULSIVA DI INCARICHI PER AMICI E FEDELISSIMI, SPESSO SENZA ALCUNA COMPETENZA, RIVINCITA DI UN'ESTREMA DESTRA SVEZZATA A PANE, LIVORE E IRRILEVANZA - LA PRESIDENZA DI FINCANTIERI, SEMPRE IN MANO A MILITARI O AMBASCIATORI, È STATA OFFERTA A BIAGIO MAZZOTTA SOLO PER RIMUOVERLO DALLA RAGIONERIA DELLO STATO - FABRIZIO CURCIO E' STATO SOSTITUITO ALLA PROTEZIONE CIVILE PER FAR POSTO A FABIO CICILIANO, DIRIGENTE MEDICO DELLA POLIZIA DI STATO, CHE GIORGIA MELONI HA MOLTO APPREZZATO NEL SUO RUOLO DI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER L’EMERGENZA DI CAIVANO - A SETTEMBRE GIUSEPPE DE MITA, CARO AD ARIANNA E A MEZZAROMA, SARÀ PRONTO AD APPRODARE COME DG A SPORT E SALUTE, LA SOCIETÀ PUBBLICA CASSAFORTE DELLO SPORT 

DAGOREPORT - EIA EIA ALALA’, VENEZIA ECCOLA QUA: "IL POTERE ORACOLARE DEL CINEMA… SETTIMA ARTE O... DECIMA MUSA?" - CON L’AMPOLLOSISSIMA PRESENTAZIONE (CON PAUSE RITARDANTI E ACCELERAZIONI IMPROVVISE, PIÙ DA TURI PANDOLFINI CHE DA TURI FERRO), ABBIAMO FINALMENTE CAPITO PERCHÉ LA MELONA HA SPEDITO PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA PRESIDENZA DELLA BIENNALE D'ARTE: SODDISFARE IL SUO ERUDITO TROMBONISMO DA MEGALOMANE D’ANNUNZIO SICULO-MUSULMANO - SEMMAI, CI CHIEDIAMO: PERCHÉ L’OTTIMO BARBERA, UNO DEI POCHI DIRETTORI DI SINISTRA CAPACE DI ORGANIZZARE UNA MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA PIENA DI STAR E OTTIMI FILM, SI PIEGA AD ACCETTARE DI REGGERE PER DUE ANNI LA RASSEGNA VENEZIANA PRESIEDUTA DAL FILODRAMMATICO AEDO DELLA FUFFA CULTURALE DI DESTRA? – VIDEO STRACULT!

FLASH! – QUANTI VITTORIO FELTRI CI SONO IN CIRCOLAZIONE? DUE GIORNI FA, SU “IL TEMPO”, FELTRI1 HA ELOGIATO ROBERTO D’AGOSTINO PER IL SUO DOCU-FILM “ROMA SANTA E DANNATA”. PASSANO 48 ORE E SU “IL GIORNALE” SPUNTA IL FELTRI2 CHE, RISPONDENDO A UN LETTORE, ATTACCA DAGO PER LA POSIZIONE CRITICA DI DAGOSPIA VERSO IL GOVERNO MELONI: “SEDICENTE ESPERTI DI ARIA FRITTA”, “CORBELLERIE”, “RICOSTRUZIONI COMICHE”, “SULLA PAGINA SI RIVERSA BILE” – QUALE SARA’ IL FELTRI APOCRIFO: IL PRIMO O IL SECONDO? (MAGARI E’ SOLO UN CASO DI BIPOLARISMO SENILE)…