oro lingotti

ORO, SALVACI TU - GUERRE COMMERCIALI, SANZIONI, NUOVA GUERRA FREDDA: LE BANCHE CENTRALI RIPORTANO A CASA L’ORO NAZIONALE, CONSIDERATO IL MIGLIOR BENE RIFUGIO - LA CINA HA AUMENTATO LE SUE RISERVE DI 100 TONNELLATE IN NOVE MESI - AUSTRIA E GERMANIA HANNO RIMPATRIATO IN FRETTA I LINGOTTI CONSERVATI ALL’ESTERO - L’OLANDA TRASFERISCE LA GRAN PARTE DEL SUO ORO ALL’INTERNO DI UN COMPLESSO MILITARE…

Mauro Bottarelli per https://it.businessinsider.com

 

In tempi di guerra commerciale e nuova Guerra Fredda figlia delle sanzioni e del Russiagate, non stupisce che Cina e Russia abbiano già intrapreso la strada della cosiddetta de-dollarizzazione delle loro economie.

 

lingotti d'oro

Tanto più che Pechino ha fatto coincidere il graduale disimpegno dal biglietto verde col lancio della cosiddetta “Nuova via della Seta”, mega-progetto infrastrutturale che ha favorito anche la stipula di contratti bilaterali in yuan e valute locali, bypassando la moneta benchmark globale. Insomma, naturale conseguenza di scelte geopolitiche, prima che meramente economiche. La quale ha portato con sé una dinamica di diversificazione che ha visto come principale protagonista l’oro, prima ancora che le aspettative di recessione lo trasformassero di nuovo in bene rifugio per antonomasia a livello mondiale.

 

Questi grafici mettono in prospettiva la situazione, mostrandoci da un lato come la Cina in settembre abbia acquistato 5,9 tonnellate di metallo fisico, portando il totale dell’incremento delle proprie riserve degli ultimi nove mesi a 100 tonnellate,

lingotti

 

Questo altro grafico sposta infatti l’intera vicenda su un delicato crinale di equilibrio del sistema, visto che sia Pechino sia Mosca hanno cominciato a scaricare e/o diminuire pesantemente i loro acquisti di debito statunitense.

 

Il quale, a fronte di un deficit federale destinato a questi ritmi ad andare fuori controllo entro il 2040, per essere finanziato necessita di nuovi acquirenti marginali che coprano le sempre più frequenti emissioni: problema in parte risolto con l’istituzionalizzazione strutturale dei cicli di Qe, i quali scaricano sulla Fed – ovvero, sui contribuenti – il peso di un trend altrimenti insostenibile.

 

Insomma, l’oro è visto – oltre che come bene rifugio – anche come strumento di disputa geopolitica e come base collaterale per valute e securities, il cosiddetto gold-backed. La somma garanzia. E finché sono Cina e Russia a gettarsi sulle riserve auree, tutto ha un senso. Quando però a tessere le lodi dell’oro, quale àncora di salvezza in caso di crisi strutturale, è la Banca centrale olandese, allora qualche scomodo interrogativo ha il diritto di emergere. E la questione non fa riferimento a discussioni accademiche sviluppatesi durante un seminario, bensì a un articolo dal titolo DNB’s Gold Stock pubblicato sul sito ufficiale della the De Nederlandsche Bank, ovvero la Banca centrale de l’Aja.

lingotti d'oro

 

E il senso di quanto espresso si condensa alla perfezione in questa frase: “Se il sistema collassasse, lo stock aureo potrebbe servire come base per ricostruirlo. L’oro aumenta la fiducia nella stabilità del bilancio della Banca centrale e crea un senso di sicurezza percepito”. E ancora: “Una barra d’oro mantiene il suo valore, anche in tempi di crisi. L’opposto di quanto accade con bond, titoli azionari e altre securities, le quali contengono implicitamente una componente di rischio che può portare a un deprezzamento. Per questo l’oro è l’àncora di salvezza per il sistema finanziario, poiché lo stock aureo offre un collaterale da cui ripartire”.

 

Perché proprio ora questa ode al metallo prezioso e alla sua intrinseca natura di salvezza dell’umanità dall’apocalisse dei mercati? Viene da chiederselo, più che altro perché una nazione che detiene riserve auree per un controvalore di 6,62 miliardi di dollari (615 tonnellate, stando all’ultima rilevazione dell’Fmi) vede la propria Banca centrale pubblicare un articolo fra il rassicurante e il millenaristico proprio pochi giorni dopo aver comunicato – come accaduto il 7 ottobre – che la gran parte di barre e lingotti conservati ad Amsterdam verranno ora trasferiti nel nuovo cash center della DNB all’interno del complesso militare di Zeist. Perché spostare il proprio oro all’interno di un’installazione militare, come fece la Bundesbank durante la convivenza forzata della Repubblica Federale con la DDR filo-sovietica ai tempi della Cortina di ferro? Perché costruire un cash center dentro una struttura dell’esercito? E perché proprio ora?

 

lingotti oro

Oltretutto, dopo che proprio la Banca centrale tedesca e poi quella austriaca hanno accelerato le proprie operazioni di rimpatrio delle riserve auree detenute in caveau esteri, alla Fed di New York come alla Bank of England o alla Banque de France. Anche in questo caso, senza apparente ragione, se non quella abbastanza protocollare del controllo della qualità e dei parametri dei lingotti (per espletare la quale, sarebbe bastato inviare dei funzionari in loco, piuttosto che caricare tonnellate d’oro su voli charter). Ma in modo drastico, quasi emergenziale.

 

Perché come mostrano questi due grafici, la connessione nella gestione delle riserve auree fra Germania e Olanda non è casuale, né tantomeno limitata all’ultimo periodo. La prima tabella mostra come nel dicembre 2016 (mese in cui fu pubblicato il prospetto), la Bundesbank avesse rimpatriato tutto l’oro detenuto a New York con tre anni di anticipo sul piano originario e anche quello a Londra e Parigi fosse pressoché tutto già tornato a casa.

 

banca centrale europea

Bundesbank/Die Welt

Il secondo grafico, invece, mostra come sia stata proprio la Banca centrale olandese nel novembre 2014 a far partire le danze del rimpatrio in gran carriera delle proprie riserve auree detenute all’estero, visto che in quel mese ritirò tutte le 122 tonnellate dai caveau newyorchesi.

 

Zerohedge/New York Fed

Seguita a ruota da qualcuno, visto che quel mese segnò un -166,3 tonnellate di oro nei conteggi della Fed di New York.

 

Da allora, Berlino ha pesantemente accelerato il passo delle proprie operazioni, affiancata poco dopo da Vienna. Fu la crisi dei debiti sovrani del 2011 e la messa in discussione plastica della tenuta stessa dell’Eurozona – sistema di pagamento Target2 compreso, anzi in primis – a spaventare i “falchi” del Nord?

 

deutsche bundesbank

Ma non basta. Perché tornando all’oggi, le coincidenze temporali proseguono, visto che sempre la DNB ha reso noto come stia lavorando di gran carriera a un giro di vite su attività di cambio e portafogli focalizzati in criptovalute, tanto che “le aziende che offrono servizi legati allo scambio fra valuta regolare e cripto, così come i provider di portfolio cripto, dovranno registrarsi obbligatoriamente presso De Nederlandsche Bank per proseguire le loro attività”. Cosa temono nella terra che diede i natali alla prima, grande bolla speculativa della storia moderna, la Tulipomania del 1637 che con il suo utilizzo dei bulbi come assets “sui fiori futuri” inventò il concetto di contratto future? Al netto delle coincidenze temporali e della decisione drastica e molto austera di rinchiudere l’oro in un complesso militare, a mandare segnali poco tranquillizzanti sono due fatti di recente accadimento.

 

Primo, l’acclarata frattura in seno all’ultimo board della Bce riguardo la riattivazione degli acquisti diretti, con proprio i Paesi del Nord in netto contrasto con la posizione di Mario Draghi e la conseguente perdita di coesione operativa che Christine Lagarde dovrà sanare il prima possibile, pena un forte danno reputazionale e di perdita di fiducia. Cui, implicitamente, Mario Draghi ha voluto rispondere con il suo recente discorso all’Università Cattolica di Milano.

 

Secondo e più direttamente connesso, il fatto che non più tardi dello scorso 26 luglio e senza una ragione apparente, proprio le Banche centrali europee hanno disdetto il Central Bank Gold Agreement del 1999, accordo nato per coordinare le vendite auree delle varie entità monetarie e stabilizzare così il mercato dell’oro. Di fatto, ora ognuno potrà vendere o comprare oro fisico come asset per le proprie riserve senza più dover coordinare la mossa con le controparti. Insomma, liberi tutti. Con la benedizione della Bce.

ORO LINGOTTO

 

Forse, al netto di tutto questo, sarebbe il caso di ri-ascoltare con maggior attenzione la strana intervista rilasciata a Cnbc da Mark Carney, governatore della Bank of England, nel corso dell’ultimo simposio Fed a Jackson Hole, quando parlò di superamento dell’ordine monetario basato sullo status benchmark del dollaro, necessità di una valuta-paniere sullo stile di Libra e, soprattutto, di Great financial reset ormai quasi ineluttabile. O, quantomeno, in quanto Paese detentore delle quarte riserve auree al mondo (dopo Usa, Germania e Fmi), porsi delle domande su cosa stia accadendo in Europa, senza precipitare automaticamente nel dietrologico. O, come accaduto recentemente, quasi nel macchiettistico.

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?