italia coronavirus politica

PARTITI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI -  GUERRA APERTA TRA SALVINI E MELONI - NEL PD ZINGA SALVO GRAZIE ALL'ACCORDO CHE SIGLÒ CON FRANCESCHINI ALLA NASCITA DEL GOVERNO - MES+SOCCORSO DI BERLUSCONI: IL MOVIMENTO 5 STELLE SI SPACCA PER NON MORIRE CASTA? - DOPO LE REGIONALI, ZAIA È PRONTO: HA IL SOSTEGNO DEI LEGHISTI IN VENETO, OVVIAMENTE, MA ANCHE IN LOMBARDIA, DOVE FONTANA È TOTALMENTE IN QUOTA DEL TRUCE PERDENTE - SLITTA IL VOTO A LUGLIO SUL MES. MERKEL E MACRON NEGOZIANO CON RUTTE IL RECOVERY - AMORALE DELLA FAVA: IN TALE CAOS, CHI GODE È SOLO CONTE. E NE HA TANTO BISOGNO VISTO IL RAPPORTO GELIDO CHE HA CON MATTARELLA

DAGONEWS

 

IL PD TRA IL GRILLINO ZINGARETTI E L'ETERNO FRANCESCHINI

dario franceschini e nicola zingaretti alla finestra dell'abbazia di contigliano 5

È in atto un grande riposizionamento nei partiti. Nel Pd la debolezza di Zingaretti la vedono tutti, ma fanno finta di non ''vedere'' l'accordo che il segretario siglò con Franceschini alla nascita del governo Conte-bis, ben conoscendo la capacità della volpe democristiana di fare fuori tutti i galletti del pollaio democratico.

 

Il patto, in soldoni: Zingaretti si occupa del partito, Franceschini comanda dentro al governo. Se poi ci sarà aria di promozione al colle più alto, l'ambizione malcelata di Su-Dario, il segretario non mancherà di dare tutto il suo sostegno.

 

franceschini zingaretti

Non a caso quando è partito il missile da Bergamo, con Giorgio Gori che chiedeva la defenestrazione di Zingaretti, Franceschini ha subito offerto il suo corpo a difesa del leader per mancanza di leadership.

 

Ma non è solo il marito di Cristina Parodi a credere che il partito si stia suicidando, con Zingaretti che ormai si fa sentire solo quando bisogna difendere Conte (mentre nel M5s sono decisamente più tiepidi), e il Pd che non cresce di mezzo punto nei consensi, anzi ne fa guadagnare agli alleati.

NICOLA ZINGARETTI GIORGIO GORI

 

Anche l'ala degli ex renziani, i Lotti e i Marcucci, rumoreggia: possibile che più stiamo al governo e più portiamo acqua al mulino grillino, che era invece stato prosciugato da Salvini? Persino tra gli ex DS come Gualtieri, Amendola, Fassino, l'idea è che va benissimo l'alleanza (ti credo, li fa governare col 18%), ma qualche critica a Conte ogni tanto si potrebbe anche sussurrare.

 

IL MOVIMENTO 5 STELLE SI SPACCA PER NON MORIRE CASTA?

fico grillo di maio

Nel Movimento il riposizionamento è ancora più netto: gli attacchi del redivivo Dibba e la reazione fortissima di Beppe Grillo hanno convinto i parlamentari a serrare i ranghi. Ormai le fazioni di Di Maio e Fico sono unite in vista del voto del MES, pronte a tenere in piedi il governo con il pronto soccorso azzurrino di Forza Italia. Mes più Berlusconi Un'alleanza renderà ancor più indigesto il voto a molti grillini, che Conte cerca di rimandare il più possibile.

 

grillo e conte

Gli Stati Generali servivano proprio a questo. A dare l'idea ai leader europei che il governo italiano sia molto affaccendato nel decidere misure concrete e riforme travolgenti. Un teatrino con qualche ripresa sui giornali stranieri per convincere gli elettori olandesi e austriaci che l'Italia non sta qui a cazzeggiare ma è pronta a ricevere i soldi del Recovery Fund perché ha fatto i compiti a casa, triste espressione montiana che resta però validissima.

GIUSEPPE CONTE INCONTRA BEPPE GRILLO

 

Il problema di fondo non cambia: prima di erogare i quattrini del RF, che tanto arriveranno non prima del 2021, l'Italia deve mettere la sua firmetta sotto al Mes. I tempi sono un elemento cruciale: ciascuna parte proverà a chiudere il suo accordo prima dell'altro per portare a casa il trofeo. Conte dalla sua ha Merkel e Macron, che stanno lavorando ai fianchi Rutte affinché faccia da mediatore con gli altri paesi ''frugali''.

 

La base di partenza del nuovo negoziato vede la quota a fondo perduto del Recovery Fund, o meglio Plan, passare da 500 a 350 miliardi, mentre i restanti 400 miliardi sarebbero in prestito. La proporzione tra le due voci viene così ribaltata, per la gioia dei paesi ostili, ma la somma totale resterebbe la stessa, per non far incassare a Gentiloni e agli altri un'altra umiliazione (il fondo proposto dai commissari italiano e francese partiva da 1500-1600 miliardi).

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

Torniamo al Consiglio europeo, che si terrà il 17 luglio, nel compleanno e ''a casa'' di Angela Merkel, visto che la Germania il 1 luglio avrà la presidenza di turno dell'Unione. Se non si dovesse trovare un accordo sul Recovery Fund in quella sede, la prima de visu dopo mesi di videoconferenze, Angelona non esclude di convocare un altro consiglio straordinario dopo due settimane, per portare a casa una proposta definitiva prima della pausa agostana.

 

matteo salvini e francesca verdini in spiaggia a sabaudia 14

Cosa che permetterebbe a Conte di rimandare a settembre il voto sul Mes, forse addirittura dopo le elezioni amministrative, dove scommette su un ridimensionamento leghista.

 

Infatti, se Salvini portasse a casa le due regioni blindate (Veneto e Liguria), ma non riuscisse a strappare nessuna delle altre (Puglia, Campania, Marche, Toscana), sarebbe un durissimo colpo per l'ala riottosa del Movimento, convinta che appiattirsi a Bruxelles porti voti alla Lega. Se Salvini non vince pur mantenendo l'opposizione al Mes, vuol dire che al grosso degli italiani non frega niente di questa battaglia, e la fronda grillina avrebbe in mano un'arma spuntata.  

 

giuseppe conte rocco casalino emmanuel macron

Ma c'è un ma: se il Parlamento, con scatto patriottico, decidesse di saltare la consueta e lunga pausa estiva, per dare il messaggio al Paese di voler recuperare il tempo perduto durante la pandemia, sarebbe difficile far slittare ancora il voto sul Mes.

 

Quindi Conte e Casalino devono capire cosa conviene: dare l'immagine di una politica che si rimbocca le maniche, rischiando la scissione grillina, oppure  di una politica in braghe di tela e racchettoni, che però tiene in piedi la traballante maggioranza.

 

Casalino di Battista

A proposito di scissione: uno scenario sempre più concreto (immaginato dall'ex guru grillino Paolo Becchi un anno fa) vede lo sdoppiamento come unica strada per la sopravvivenza dei 5 Stelle. Il ragionamento fila: l'attuale classe dirigente, da Di Maio alla Taverna, da Fico a Crimi, è al secondo mandato e dunque da statuto dovrà andare a casa alla fine della legislatura. Se non lo facesse, ripresentandosi alle urne in modalità ''casta incancrenita'', perderebbe buona parte del suo appeal, trascinando nel baratro pure il ''puro'' Di Battista e il furbo Casaleggio.

 

mimmo paresi, davide casaleggio, alessandro di battista, virginia raggi

Questo duo invece, se si staccasse temporaneamente dai 5 Stelle governisti, per tenere vivo un movimento ''extraparlamentare'' fedele alle origini e non sverginato dalle trame di Palazzo, potrebbe ripresentarsi alle prossime politiche offrendo di nuovo la fuffa anti-sistema che gli altri hanno venduto per un ricco piatto di lenticchie (i rimborsi non più rendicontati).

 

LA LOTTA TRA SALVINI E GIORGIA PER LA LEADERSHIP DEL CENTRODESTRA

Infine, il centrodestra. Mentre Berlusconi è più contiano di Casalino (e nel prossimo articolo vi spiegheremo perché), l'opposizione imita Rutte e chiede a Gualtieri come intende spendere i soldi per l'extra-deficit che sarà costretto a chiedere al Parlamento. In mancanza di Mes e di Recovery Fund, i soldi sono finiti e il ministro del Tesoro sta già scrivendo una Finanziaria 2021 tutta sangue e deficit e senza coperture.

ANTONIO TAJANI, MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

 

Il centrodestra vuole partecipare ai lavori (finché ha i presidenti di commissione è più facile), e mettere alle strette il ministro del Tesoro. L'obiettivo è mostrare alla parte produttiva del paese quale nuovo e mirabolante tipo di assistenzialismo sta congegnando l'alleanza giallo-rossa, grazie alle tasse che gli imprenditori stanno per versare in barba alla pandemia.

 

matteo salvini e giorgia meloni alla foiba di basovizza per il giorno del ricordo

Conte, per seminare zizzania, ha ricevuto i leader separatamente. Ma l'obiettivo non è tanto dividere i tre, Berlusconi, Salvini e Meloni, quanto gli ultimi due. Il Capitone ripete di essere lui il capo del centrodestra, avendo ricevuto più voti degli alleati alle ultime elezioni. Giorgia invece, forte dei sondaggi in ascesa, lo rintuzza: "vedremo poi chi è il capo". I due non hanno una vera strategia in realtà, vanno di tattica: giorno per giorno cercano l'occasione buona per portare a casa qualche punto, e ci si buttano.

matteo salvini luca zaia e le ciliegie

 

Lo stesso vale nella Lega: Zaia che ripete di non volere il comando del partito dice una cosa ovvia, perché non può certo tentare il colpo di stato prima del voto regionale. Gli serve la conferma elettorale per andare – con l'appoggio di Giorgetti – all'assalto di Salvini, magari indebolito da un risultato non eccezionale nelle altre regioni.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana

I due hanno il sostegno dei leghisti in Veneto, ovviamente, ma anche in Lombardia, dove Attilio Fontana è totalmente in quota Salvini, che gli ha messo al fianco la sua ex Giulia Martinelli (capo segreteria) e il fedelissimo Davide Caparini. Il flop di Fontana (anche solo comunicativo, visto che quello politico è stato ingigantito) si può dunque addossare alla fazione salviniana, elemento in più in mano a Zaia per dare l'assalto al partito. Al momento giusto.

matteo salvini a cervia con l'ex compagna giulia martinelli

 

SUL COLLE PIU' ALTO

Amoreale della fava: in tale caos, chi gode è solo il Conte Casalino. E ne ha bisogno visto il rapporto gelido che ha con Mattarella. L'unico che ancora lo sta a sentire è Ugo Zampetti, il segretario generale del Quirinale. Ma, dicono, sempre meno convinto delle doti di salvatore della patria del devoto di Padre Pio (tutto).

mattarella conte zampetti

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”