IL PD È DAVVERO ALL’ASILO MARIUCCIA: BOLOGNA SI SPACCA SUI SOLDI PUBBLICI ALLE SCUOLE MATERNE CATTOLICHE

Michele Smargiassi per "la Repubblica"

Un sessantennio di buongoverno val bene una messa? A Bologna il Pd rischia un clamoroso autogol sul fiore più bello al suo occhiello, le scuole dell'infanzia comunali. È un paradosso micidiale: nella terra dove la sinistra ha inventato la cultura dell'educazione infantile gratuita e per tutti, la regione degli "asili più belli del mondo".

E la città dove quasi otto bambini su dieci, tra i tre e i cinque anni, vanno alla scuola pubblica, ebbene proprio qui il Pd viene messo nell'angolo da un referendum "laicista", e si trova costretto a difendere a spada tratta il finanziamento pubblico a un mazzetto di materne private, ovverosia a quelle cattoliche, che sono venticinque sulle ventisette "paritarie" a cui va un milione di euro l'anno, tolto da un bilancio comunale sempre più magro.

Si voterà il 26 maggio su due opzioni: B, lasciare tutto com'è, oppure A, prendersi indietro quel milione e darlo solo alle scuole pubbliche. Non è, come si può immaginare, una semplice questione amministrativa: è già scontro tra massimi sistemi, "scuola di tutti" versus " sussidiarietà". E neppure una questione locale.

Il comitato Articolo 33 (l'articolo della Costituzione che autorizza le scuole private ma «senza oneri per lo Stato») ha alzato al massimo la posta, ha reclutato un plotone di testimonial di gran nome, Andrea Camilleri, Salvatore Settis, Margherita Hack, Angelo Guglielmi, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, Isabella Ragonese, il collettivo di scrittori Wu Ming che sta conducendo un autentico battage su Internet, e soprattutto il "quirinabile" Stefano Rodotà, che appoggia convinto «un'iniziativa rispettosa dei valori della Repubblica».

E il partito di governo, che aveva preso sottogamba la sfida («È un sondaggio del cuore», minimizzava il segretario Pd Raffaele Donini) da qualche giorno è diventato molto, molto nervoso. «Marziani che non sanno nulla della situazione di Bologna», reagiscono al partito contro le intrusioni eccellenti, e rispondono con Massimo Cacciari e l'economista cattolico di punta Stefano Zamagni. Ma scontano anche l'appoggio entusiasta e imbarazzante del centrodestra («Uniti al sindaco Merola nella lotta!»), e il fiato sul collo della Curia, perentoria e ultimativa: «Se dobbiamo morire moriremo, ma ai nostri 1700 bambini chi ci penserà?».

La linea di difesa della giunta assediata, per sfuggire al fuoco ideologico incrociato, punta su considerazioni pratiche: «Con quel milione non riusciremmo a dare un posto nelle scuole comunali a tutti i bambini che lo vorrebbero ma restano esclusi, e le scuola paritarie hanno per legge una funzione pubblica ». Insomma, quei soldi servirebbero a dare una risposta alle famiglie lasciate a piedi dalle graduatorie d'accesso. La realtà non è così semplice. All'inizio di quest'anno, è vero, c'erano 463 bambini esclusi e "in lista d'attesa", ma via via, anche grazie all'apertura di nove classi comunali, sono scesi a 103.

E il paradosso è che ci sono ancora 95 posti vacanti nelle paritarie. A quanto pare molti genitori non vogliono comunque mandare i figli nelle scuole confessionali. Oppure non possono: perché, nonostante i finanziamenti, per "rifugiarsi" nelle private si paga, e non poco. Rette che vanno da duecento a sei-ottocento euro al mese e oltre. Ma il punto in realtà non è l'emergenza posti. Perché quando il sistema del finanziamento alle private fu creato, quasi vent'anni fa, quel problema non c'era affatto: le materne pubbliche davano risposte a tutte le richieste.

Perché allora si decise la generosa dazione? Per ragion politica. Era il ‘94, e a Bologna, incubatore civico dell'imminente Ulivo, stava maturando l'incontro fra exdc ed ex-pci, il sindaco Vitali portava in giunta i cattolici, e l'accordo con la Fism, influente associazione nazionale delle scuole cattoliche, fu il pegno d'amore di quel matrimonio. Che adesso non si può rompere per ragioni analoghe, infatti già i cattolici del Pd scalpitano: «No all'anticlericalismo e al razzismo contro le scuole cattoliche », intima Giuseppe Paruolo, ex assessore, renziano, ma a loro volta i laici mugugnano.

A Roma sono allarmati: non serve proprio un'altra fonte di tensione interna, in questo momento. Così, il gioco si fa duro. La tardiva richiesta del Comune allo Stato perché «faccia la sua parte» non basta più. Piazze e contropiazze sono già prenotate. La Curia scende in campo direttamente, il vicario episcopale Silvagni sprona i parroci a non restare inerti, la giunta cede i suoi spazi istituzionali ai difensori dell'"opzione B", il sindaco accusa i referendari di sprecare ben mezzo milione di euro (tanto costa la consultazione) per risparmiarne uno.

Poi però li fa imbestialire annunciando che, comunque votino i suoi concittadini, per lui non cambierà nulla: «Sono stato eletto per sostenere il sistema integrato pubblico e privato e lo manterremo fino alla fine del mandato». «E allora cancelli i referendum dallo statuto comunale», reagisce inferocito il fronte dell'A. «Non sei più il mio sindaco! », tuona l'attore Ivano Marescotti.

La tensione riesce a spiazzare perfino i grillini, ufficialmente pro-referendum, ma col capogruppo Massimo Bugani che frena: «I finanziamenti potranno continuare, magari ridotti». Un mese ancora di questa escalation promette molto male. E un eventuale disarcionamento della giunta di sinistra dal suo storico cavallo di battaglia non resterebbe senza conseguenze, non solo a Bologna.

 

Virginio Merolareferendum asili privati bolognasalvatore settisStefano Rodota SABINA GUZZANTI PER IL NO CAV DAY jpeg

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…