antonio patuelli

PERNA INFILZA IL PATUELLI - RITRATTO AL VELENO DEL PRESIDENTE ABI, TRAPASSATO INTATTO DALLA PRIMA ALLA SECONDA REPUBBLICA, TRASFORMANDOSI DA POLITICO A BANCHIERE - ERA SOPRANNOMINATO GIMMY, IL PIÙ FURBO DEI TRE PORCELLINI -  VICESEGRETARIO DEL PARTITO LIBERALE NEGLI ANNI OTTANTA, USCÌ DI SCENA INSIEME CON UN AVVISO DI GARANZIA PER UN CONTRIBUTO DA 30 MILIONI DI LIRE POI RIVELATOSI REGOLARE - DA SEI ANNI È NUMERO UNO DELLA CONFINDUSTRIA DELLE BANCHE, CHE LASCERÀ GIOCO FORZA NEL 2020 ... O PENSAVA DI PROSEGUIRE?

Giancarlo Perna per “La Verità”

 

pier carlo padoan antonio patuelli ignazio visco

Nessuno come Antonio Patuelli è trapassato intatto dalla prima alla seconda Repubblica, reinventandosi. Noto come politico negli scorci del secolo scorso, è tuttora personaggio di prima grandezza ma nel campo della finanza. Gli antipodi. Sicuramente, è il notabile del passato che si è meglio imposto nel presente, rinascendo come la fenice dalle ceneri di una stagione morta. Ieri, fu deputato e vicesegretario del Pli, oggi è presidente dell' Abi (la Confindustria delle banche). Ma i due Patuelli non si parlano.

 

antonio patuelli 15

Lasciata 25 anni fa la Camera, cupamente immersa nelle inchieste di Tangentopoli, Antonio l' ha cancellata come un incubo, tagliando con la scure le due fasi della sua vita. Se oggi parla di sé, è unicamente per indossare la marsina del banchiere o per dire che è un appassionato agricoltore delle sue tenute emiliane. Se proprio si dilunga, accenna ai suoi studi sul Risorgimento e all' attività di editore (parsimonioso) di Libro aperto, rivista fondata da Giovanni Malagodi, icona del liberalismo politico novecentesco.

antonio patuelli 3

Mai fa però parola sui trascorsi montecitoriani. Eppure, non avrebbe nulla da nascondere.

 

Era, Patuelli, tra i deputati più attenti ai rapporti con la stampa. Aveva una specialità: guardare continuamente le telescriventi e ispirarsi alle notizie di agenzia per una dichiarazione. Sprizzata l'idea, correva in Transatlantico e la confidava al primo cronista, sperando di essere citato nell'articolo dell'indomani. All'epoca, 1983, IX legislatura, Antonio era un ragazzone, alto e allampanato, di 32 anni. Aveva spiccato accento romagnolo - vive a Ravenna - e una voce da contralto, con una erre rasposa, che ne faceva l' emulo maschile di Rosa Russo Jervolino. Ma chi era veramente lo sveglio giovanotto liberale dai modi accattivanti?

 

antonio patuelli 2

Di colta famiglia emiliana proprietaria di terre, nato a Bologna, Antonio si era laureato a Firenze in Legge. Colà, si legò al repubblicano, Giovanni Spadolini, senza perciò avere la tentazione di lasciare il Pli, a cui si iscrisse in fasce. Già nel 1976, venticinquenne, il ragazzo era segretario nazionale dei giovani liberali. Altro suo estimatore di livello e di altro partito, era il dc, Francesco Cossiga, che di lì a poco sarebbe diventato presidente della Repubblica. Patuelli militava nella sinistra liberale che faceva capo a Valerio Zanone, il segretario. A Bologna però era un oppositore interno, poiché nella regione comandava il moderato Agostino Bignardi. Con lui, ebbe un braccio di ferro al momento di candidarsi nel 1983. Già astuto come una faina, Antonio chiese di essere testa di lista, per assicurarsi l' elezione. Bignardi optò invece per l' ordine alfabetico e la P, come si sa, è piuttosto in fondo. Il Pli, inoltre, non era al suo meglio e al massimo poteva sperare in un solo eletto nel collegio: il leader locale. Ma 15 giorni prima delle urne, Bignardi morì improvvisamente, lasciando voti e posto ad Antonio.

VALERIO ZANONE

 

Durante la legislatura, Zanone perse la segreteria contro lo sfidante di destra, Alfredo Biondi. Patuelli, che si era riposizionato tempestivamente, divenne vicesegretario del nuovo venuto. Ma non fu l' unico poiché Biondi, salomonicamente, ne voleva di tutte le tendenze. Così, ad Antonio, affiancò il toscano di sinistra, Raffaele Morelli, e il messinese, Enzo Palumbo, di altra sfumatura che mi sfugge. Il trio fu detto dei «3 porcellini». Patuelli, che era alto e filiforme e del porcello non aveva nulla, semmai del lungo salame, non si adontò del soprannome, precisando però che lui non era «né Timmy, né Tommy ma Gimmy, quello furbo».

 

antonio patuelli 14

Nel 1987 non fu rieletto ma nessuno se ne accorse perché Antonio continuò a circolare per Montecitorio e tutti lo credevano ancora deputato. Una volta che dissi, non so più a che proposito: «Bisognerebbe chiedere a Patuelli di presentare un' interrogazione» saltò fuori, approfondendo, che non poteva farlo perché non era più onorevole. Nelle more, aveva trovato rifugio come impercettibile consigliere comunale di Bologna. Nel 1992, XI legislatura, tornò a Montecitorio, senza che a quasi nessuno venisse in mente che c'era stato un intervallo.

mario draghi carlo azeglio ciampi

 

La mattanza di Mani pulite stava però cambiando il mondo politico. Patuelli assaporò brevemente la sua promozione a sottosegretario alla Difesa del governo di Carlo Azeglio Ciampi. Appena insediato, si vantò di sedere alla stessa scrivania che fu di Italo Balbo. Altri, nello stesso tocco d' anni, raccontavano di avere rifiutato la sedia di Benito Mussolini o ripescato in cantina il portaombrelli di Palmiro Togliatti.

 

Giocava in costoro un bisogno di legittimazione da contrapporre agli arresti continui. Anche a Patuelli arrivò un avviso di garanzia. Gli si rimproverava di avere preso 30 milioni di lire - 15.000 euro - da una società farmaceutica. E qui si vide la tempra liberale: pur affermando la piena regolarità del contributo, Antonio si dimise dal governo. Poco dopo fu prosciolto e restò immacolato. Ma, scaduta in anticipo la legislatura nel 1994, non volle ripresentarsi nella successiva, nonostante l' amichevole minaccia dell' amico Cossiga di prenderlo a pedate se rinunciava. Chiuse così per sempre con la politica, irremovibilmente, non volendo neppure tentare, come molti del suo partito, la ripartenza con Silvio Berlusconi, trionfante nuovo venuto.

 

antonio patuelli 7

Ricco di famiglia, Patuelli prese a occuparsi dei beni di casa. Aveva dal padre una quota della Cassa di risparmio di Ravenna di cui era primo azionista privato. Espugnò la banca con la caparbietà del fante sull' Adamello e la guida ormai da decenni, tanto che la sua presidenza è parte del panorama cittadino come il Mausoleo di Galla Placidia. Intessé la nuova vita di onorificenze, tube e tight. Divenne membro di diverse accademie, Agricoltura, Georgofili, Incamminati, e altre vetustà rinascimentali. Ha brigato a lungo per ottenere nel 2009 la spilla di Cavaliere del lavoro, chiedendo appoggi a destra e manca. Poi, però, non muove un dito se sono altri a chiedergli un favore.

 

GIUSEPPE MUSSARI

Patuelli ha raggiunto i vertici del mondo bancario con la nomina, 6 anni fa, alla presidenza dell' Abi. Per conquistare la poltrona e mantenerla, ha utilizzato i magheggi appresi negli anni della politica. Fu lui, semplice delegato della sua provinciale Cassa di risparmio, a suggerire di alternare, nella presidenza dell' associazione, un rappresentante delle grandi banche con uno delle piccole. Il lodo Patuelli, come fu chiamato, tornò utile allo scoppio dello scandalo che covava da tempo: il crac del Monte dei Paschi.

Così, quando nel 2013, Giuseppe Mussari, che era presidente dell' Abi e del Monte, dovette mollare di corsa, Antonio, che aveva previsto tutto, ne prese il posto. Fu eletto per acclamazione, come un approdo sicuro dopo un drammatico naufragio.

maria elena boschi con antonio patuelli e moglie

 

Sulla sua gestione, non ho titolo per pronunciarmi. Certo, è successo molto: dai fallimenti bancari, alla rissa tra Bankitalia e Consob, al bail in. Patuelli si è barcamenato con la dignità del Cavaliere del lavoro, socio di accademie. Tirate però le somme, il timoniere dev' essere piaciuto poiché il suo secondo mandato è stato prolungato di un biennio grazie a un ritocco allo statuto. Ora, se tutto va come pianificato, nel 2020 lascerà l' incarico con pifferi e tamburi. Pronto a iniziare la sua terza vita.

antonio patuelli 10antonio patuelli 11antonio patuelli 9ANTONIO PATUELLI GIOVANNI TRIA GIUSEPPE GUZZETTI IGNAZIO VISCOsalvatore rossi antonio patuelliantonio patuelli e consorteantonio tajani antonio patuelliantonio patuelli carlo messinaantonio patuelli 12antonio patuelli 4antonio patuelli 13

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?