IN PIAZZA A SAN GIOVANNI PROVE DI ULIVO-BIS - RONCONE: “C’E’ IL PD SCHIERATO, PEZZI DI ITALIA VIVA (NOBILI, MIGLIORE, BELLANOVA: CHISSÀ COS'HA IN TESTA RENZI), CI SONO IL VERDE ANGELO BONELLI E ROBERTO SPERANZA, SEGUITO DA TUTTA LA TRUPPA SINISTRORSA. DA FRATOIANNI A FASSINA. DA UN SUV BLINDATO SCENDONO DI MAIO E BONAFEDE. CHE GELO CON CONTE - GUALTIERI INVECE È VENUTO MA RESTA MUTO, RISPETTA LE REGOLE, METTE SU UNA SMORFIA FISSA, TRA RAMMARICO E IRONIA. FOTOGRAFO: ‘A GUALTIÉ, TE LO DICO: PARE CHE TE FA MALE UN DENTE”

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Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 2 manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 2

Lo sguardo scorre sulla folla. Massiccia, forte ma non nervosa, e però consapevole, ostinata, questo sì. Nel cielo limpido centinaia di palloncini (rossi, verdi e azzurri, come i colori dei tre sindacati) galleggiano allegramente su una scena piena di striscioni e bandiere arcobaleno, pugni chiusi e Bella Ciao, Resistenza, i metalmeccanici sono venuti con la tuta, i disoccupati con i loro cartelli, le mamme con i bambini, i giovani accanto agli anziani che raccontano di quando lassù c'era Enrico Berlinguer, molta tenerezza, molta luce.

 

manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 10 manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 10

Piazza San Giovanni: un pomeriggio di antifascismo martellante, vivo, attuale; in dissolvenza, da qualche parte nella mente e nel cuore di tutti, le immagini delle squadracce nere, del canagliume che, sette giorni fa, esattamente a quest' ora, assaltò la sede della Cgil, indifesa. Nel dubbio, nonostante il Viminale stavolta abbia organizzato le cose per bene, agenti e carabinieri in quantità, e i blindati, e gli elicotteri che volano bassi, è tornato a schierarsi anche il leggendario servizio d'ordine della Fiom. Transenne. Sottopalco.

 

maurizio landini e nicola zingaretti maurizio landini e nicola zingaretti

Capire chi c'è. Ecco Enrico Letta. Il segretario del Pd arriva a piedi e cerca subito Maurizio Landini. Fotografi e cameraman, eccitati, in semicerchio: tra i due un abbraccio lungo, sinceramente affettuoso; poi si aggiunge Pier Luigi Bersani, dicendo una cosa nell'orecchio di Landini. («Anche negli anni Settanta, in una stagione ben più dura di questa, era il sindacato che toglieva tutti dall'imbarazzo delle bandiere. E infatti, in alcune manifestazioni, c'era sempre una certa destra liberale, costituzionale - riflette Bersani - Mi chiedo allora dove sia quella attuale. Lo sanno o no che questa è una Repubblica fondata sull'antifascismo?»).

manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 4 manifestazione dei sindacati contro tutti i fascismi 4

 

Arrivano pizzette calde e pasticcini nel gazebo della Cisl. I compagni della Cgil, più sobri, vanno di pizza con la mortadella. Arrivano anche i sindaci di Palermo e di Firenze, Leoluca Orlando e Dario Nardella. Vigili urbani in alta uniforme con i gonfaloni della Campania, dell'Emilia-Romagna, della Puglia («Michele Emiliano non è potuto venire, ma è qui con il cuore», dice un tipo in ghingheri come un generale napoleonico). Gira voce che laggiù ci sia Massimo D'Alema. Molto intervistata Susanna Camusso.

 

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Sergio Cofferati, noto anche come «il Cinese» (che parlò davanti a un milione di lavoratori): «Osservo la risposta democratica che mi aspettavo». Sugli appunti, dopo mezz' ora, c'è scritto: Pd al completo, visti i ministri Franceschini e Orlando, cercare di parlare con Orlando, Franceschini tanto non ti dirà niente, molto a suo agio - in quest' atmosfera operaista/militante - il vice-segretario Provenzano, Nicola Zingaretti è con l'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato (ricordare che è merito suo se, da queste parti, ad un certo punto, ci siamo vaccinati tutti con ordine e rapidità), non dimenticarsi di citare Valeria Fedeli, sottolineare la lucidità e la rara sobrietà politica di Walter Verini che, essendo tesoriere del partito, potrebbe anche tirarsela.

 

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Nessuno degna Carlo Calenda, grande assente, di mezza parola. Calenda s' è sfilato dicendo che in questa piazza unitaria non si fa solo antifascismo, ma politica. Ruvido: però, forse, un po' ci ha preso. Prove di Ulivo bis, di Unione bis? Fate voi. Ci sono pezzi di Italia Viva (Nobili, Migliore, Bellanova: chissà cos' ha in testa Renzi), ci sono il verde Angelo Bonelli e Roberto Speranza, seguito da tutta la complessa truppa sinistrorsa.

 

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Da Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, a Stefano Fassina. Nichi Vendola semplifica il dubbio: «Come si traduce, politicamente, la potenza di questa piazza?». Vendola va via incrociando Roberto Gualtieri, che per diventare sindaco di Roma deve giocarsela al ballottaggio con Enrico Michetti (il quale si conferma un personaggione: ignorando il divieto assoluto di Meloni e Salvini, aveva espresso il desiderio di venire. «Scusate: ma quale occasione migliore per dimostrare che sono davvero antifascista?»; l'hanno incenerito con due sguardi).

 

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Gualtieri invece è venuto ma resta muto, rispetta le regole, mette su una smorfia fissa, tra rammarico e ironia. Fotografo: «A Gualtié, te lo dico: pare che te fa male un dente». Poi, all'improvviso, sotto la Basilica, compare un corteo di auto blu. Al centro, un grosso suv blindato. Vetri neri. Guardie del corpo. Stupore. Curiosità. Chi sarà? Una della Uil: «È Draghi!».

 

Cameraman: «Ma no! Draghi ha solo due macchine di scorta. Questo sembra Biden». «Escluso - fa un delegato Cisl - Biden mica è a Roma». Lo sportello del suv, dopo lunghi minuti, finalmente si apre. E compare la testa di Luigi Di Maio. «E meno male che nun te piaceveno le auto blu!», gli grida una signora con i capelli ricci aggrappata alle transenne. Di Maio la ignora e incede nel mischione dei fotografi, nel groviglio di microfoni e telecamere (intanto, dall'ultima auto, è sceso Alfonso Bonafede, ignorato da tutti).

 

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Un tipo forzuto dello staff soffia a Di Maio: guarda che c'è pure Conte. I due si osservano da lontano. Gelo? Gelo. Segue foto di gruppo con Paola Taverna (solito meraviglioso fotografo: «Aho', e mica v' hanno condannato a morte!»).

 

Enrico Letta capisce che l'aria s' è fatta appiccicosa, si fa aprire le transenne e va a mischiarsi con la folla (dove trova le due capogruppo di Camera e Senato, Serracchiani e Malpezzi). Grida di evviva, selfie, pacche sulle spalle, accoglienza notevole. Intanto Landini sta per cominciare il suo intervento. Tra gli alberi, tirano su uno striscione: «Noi con i fascisti abbiamo finito di parlare il 25 aprile del 1945».

 

 

 

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