UN PIEMONTE DI CONTAGI - LA REGIONE È NEL GRUPPO DI TESTA DELLE REGIONI DOVE IL VIRUS CONTINUA A CORRERE. IL MOLISE È AL PRIMO POSTO MA PER COLPA DEGLI 80 INFETTATI AL CAMPO ROM DI CAMPOBASSO - NEI QUINDICI GIORNI PASSATI CI SONO STATI 13.168 NUOVI CASI DI CONTAGIO IN TUTTO IL PAESE. LA LOMBARDIA NE HA AVUTI 7 MILA, IL 55% DEL TOTALE. IL PIEMONTE 2.117, VALE A DIRE PIÙ DEL 16%

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Lodovico Poletto per “la Stampa

 

Il Molise è al primo posto, ma è un caso a parte nel panorama nazionale, e il cluster di contagi al campo rom di Campobasso (80) ha drogato le analisi, facendo balzare la regione in testa a tutte le classifiche. Ma sono altri i numeri che preoccupano.

ALBERTO CIRIO CON LA MASCHERINA ALBERTO CIRIO CON LA MASCHERINA

A due settimane dall' allentamento del lockdown, il Piemonte permane nel gruppo di testa delle regioni dove il virus continua a correre. Per capire cosa sta succedendo bisogna dare un' occhiata ai numeri di questi quindici giorni di lenta apertura, elaborati da Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera. Eccoli.

 

In Piemonte ha contagi in crescita del 7,2 per cento meglio solo di Liguria (9,57), Lombardia (9,44), e Lazio (9,36).

Numeri alti? Sì, specialmente se si pensa che a livello nazionale la crescita media è del 6,25 per cento.

 

ospizi piemonte ospizi piemonte

Detto così, può apparire complesso comprendere la gravità della situazione. E allora è meglio affidarsi ai numeri assoluti. Eccoli. Nei quindici giorni passati ci sono stati 13.168 nuovi casi di contagio in tutto il Paese. La Lombardia ne ha avuti 7 mila, il 55 per cento del totale. Il Piemonte 2.117, vale a dire più del 16 per cento. Ed è la seconda regione. L' Emilia ne ha mille in meno (1.216 ) ed è terza. Il Veneto, che ha sofferto le pene dell' inferno a marzo e aprile, ne ha soltanto 623 ed è in sesta posizione.

 

«Alla luce dei dati delle prime due settimane dopo la fine del lockdown, appare condivisibile la scelta del presidente Cirio e della giunta piemontese di procedere a una apertura progressiva delle attività commerciali», dice Fornaro. «Siamo ancora in emergenza sanitaria e il Covid non è battuto».

 

coronavirus torino coronavirus torino

Il Piemonte, dunque, è in una situazione sospesa. Ieri ha incassato un buon risultato. Secondo l' Unita di crisi ci sono stati soltanto 164 casi in più del giorno precedente. Ma sono stati processati soltanto 4.296 tamponi contro i 6.225 di venerdì. E non è finita. I risultati più che buoni di questi giorni sono frutto del periodo di lockdown. Delle chiusure strette, delle riaperture con il contagocce. Di contro, sempre ieri, il Piemonte ha fatto registrare una capriola nei numeri dei ricoveri. Niente di spaventoso. Ma dopo giorni di terapie intensive che si svuotavano, ieri ci sono stati 8 nuovi ricoveri nei reparti di degenza sub-intensiva e uno in terapia terapia intensiva. Un caso? Forse.

 

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Se ne riparlerà a metà settimana. Fornaro non ha dubbi: «È bene aver riaperto dopo le attività produttive anche quelle commerciali, ma sono necessari la massima responsabilità e il rispetto delle prescrizioni di sicurezza». Motivo? Se il quadro epidemiologico dovesse peggiorare la Regione sarebbe costretta ad innestare la retromarcia. Che tradotto significa non riaprire i confini della Regione il 3 giugno. O, peggio, serrande che si abbassano di nuovo. Posti di lavoro ancora sospesi. E ricadute pesantissime per quanto riguarda l' economia. Se i numeri invece vanno bene bar e ristoranti dal prossimo weekend possono tornare alla quasi normalità.

 

torino deserta 2 torino deserta 2

La ripartenza delle attività commerciali, legata ad una drastica diminuzione di nuovi contagi mette anche al riparo l' economia. In caso contrario il rischio di infiltrazioni criminali nel tessuto economico locale è altissimo. Lo dice anche il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, che proprio ieri è tornato a parlare della questione. Spiegando che: «Le istituzioni devono stanziare rapidamente fondi a favore degli imprenditori colpiti dall' emergenza Covid, i quali in mancanza di liquidità e senza potere accedere al credito "formale", rischiano di piegarsi all' usura». L' allarme era già stato lanciato dal Procuratore generale di Piemonte e Valle D' Aosta, Francesco Saluzzo che aveva sottolineato come la 'ndrangheta sia pronta ad allungare le mani sulle attività in affanno.

ALBERTO CIRIO CON LA MASCHERINA ALBERTO CIRIO CON LA MASCHERINA

 

 Come? Offrendo quella liquidità di cui hanno bisogno e diventando poi i veri padroni delle imprese. De Matteis riprende il ragionamento. Chiede aiuti e promette sorveglianza, secondo le direttive del capo della Polizia, Gabrielli. E dire che usura ed estorsione in questi anni non sono stati nel torinese un problema criminale di primo piano. Per dire: nel 2019 la polizia si è occupata di 336 casi di estorsione e 8 di usura. Nei primi tre mesi del nuovo anno le estorsione denunciate sono già 73, mentre sono 3 i casi di usura. «Numeri che rischiano di aumentare - aggiunge il questore - insieme alla Lombardia il Piemonte è tra le realtà più interessate dalla crisi di liquidità». E la 'ndrangheta soldi ne ha. E sa come farli fruttare.

 

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