matteo salvini giorgia meloni

IL PIU GRANDE RIVALE DI GIORGIA MELONI? IL SEDICENTE ALLEATO MATTEO SALVINI – L’IRONIA DEL CAPITONE SULLA RIFORMA PRESIDENZIALE: “SE NE PARLO MI INSEGUONO COL BASTONE, PER ME LA PRIORITÀ SONO LE BOLLETTE. QUALCUNO PARLA DI RIFORME COSTITUZIONALI. COI NEGOZI CHIUSI NON È UNA GRAN SODDISFAZIONE” E POI, SEMPRE IN CONTRASTO CON LA “DUCETTA-DRAGHETTA”: “SI PARLA DI UN IPOTETICO MINI SCOSTAMENTO DI BILANCIO, MA QUA SERVONO ALMENO 30 MILIARDI” – LA POLEMICA MELONI-NARDELLA SU MANDELA

Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

 

CASA VIANELLO - BY ANNETTA BAUSETTI

La sfida al cuore della Regione che non ha mai cambiato colore, la Toscana, Giorgia Meloni la lancia dalla rossa Firenze. E, dal Mandela Forum apparecchiato a lume di candela con tavoli tondi che riempiono di oltre duemila persone la platea (cena a pagamento, da 30 euro in su a seconda della distanza dalla leader di Fratelli d'Italia), manda a dire al Pd: «Le roccaforti non esistono più».

 

Doveva farlo in piazza Santa Croce il comizio, ma «la possibile pioggia ce lo ha sconsigliato» dice Giovanni Donzelli, deputato e padrone di casa.

 

Giorgia Meloni arriva. E liquida subito l'attacco del sindaco Dario Nardella, che su Facebook ha rimarcato il valore simbolico del Palazzetto dedicato alla lotta all'apartheid e a principi «contrari» ai suoi. Dagli spalti, davanti a una ressa di microfoni, telecamere e sguardi appuntiti di cronisti internazionali che la scrutano incuriositi, la leader FdI dice: «Nardella è ridicolo, perché è la seconda volta che facciamo una cena qui e la prima volta il referente del Pala Mandela, nominato da lui, mi ha consegnato la chiave della cella di Mandela. Nardella non se ne era accorto? Oppure quello che non pensava ieri fa finta di pensarlo ora per ravanare due o tre voti per il Pd in grande difficoltà?». Da sotto l'applaudono e scandiscono: «Gior-gia, Gior-gia».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI 66

Poi scende. Cena e ripropone alla platea «il post surreale» di Nardella. Si levano fischi.

Lei chiede la calma. Ma manda a dire al sindaco: «Per me razzismo è favorire la tratta degli schiavi del terzo millennio e far arrivare qui centinaia di migliaia di persone lasciate agli angoli delle strade a spacciare droga o magari a prostituirsi. Mentre la sinistra nei suoi salotti fa finta di non vedere».

 

MELONI E SALVINI COME SANDRA E RAIMONDO - ANNETTA BAUSETTI

Lamenta una campagna elettorale «aggressiva, perché loro sono buonisti. Ma poi l'odio che ti buttano addosso», sottolinea attribuendo la «paura della sinistra» al fatto che «costruiamo un'Italia dove per andare avanti non devi essere di sinistra, un'Italia del merito». Batte e ribatte, sulla sinistra. Pensa che dopo Pistoia andata a un sindaco di FdI i muri rossi possano essere infranti. Ma intanto deve preoccuparsi anche di casa sua.

 

Dopo aver sfidato il centrosinistra sul presidenzialismo, proponendo «qualsiasi strumento, inclusa la Bicamerale pur di fare le riforme», si ritrova di fronte, oltre al no del Pd, l'ironia di Matteo Salvini. «Se parlo agli allevatori di Bicamerale - dice il leghista - mi inseguono col bastone, per me la priorità sono le bollette. Qualcuno parla di riforme costituzionali. Coi negozi chiusi non è una gran soddisfazione».

 

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI A CERNOBBIO

E poi: «Si parla di un ipotetico mini scostamento di bilancio, ma qua servono almeno 30 miliardi», aggiunge Salvini in contrasto con la leader di FdI. Che chiede invece una norma «di buon senso», cioè «azzerare gli oneri dello Stato sulle bollette che sono aumentate». Meloni torna ad attaccare il reddito di cittadinanza (sempre ottenendo il plauso della folla): «Dicono che io lo combatto perché odio i poveri. È l'esatto contrario, non salvi qualcuno dalla povertà se lo mantieni ma se gli trovi un posto di lavoro.

salvini meloni letta calenda cernobbio

 

Vogliamo un'Italia in cui venga riconosciuto il lavoro, non la sua tessera. Il mio mantra è non disturbare chi vuole fare. Perché la povertà non si abbatte per decreto, ditelo a Di Maio. La abbattono le aziende. Quello che deve fare lo Stato è non rompergli le scatole». Spiega come fare la croce sul simbolo, avvertendo: «Questa legge elettorale fa schifo. Ce lo ha detto anche Enrico Letta. Sì, sì. Te fanno ride : se la sono scritta, l'hanno votata e poi dicono fa schifo». E chiude mettendo in guardia dai «poteri forti»: «Io ho fatto nuoto e ho le spalle larghe. Ma se ci mettiamo tutti in fila non c'è potere più grande di quello del popolo».

SALVINI MELONIsalvini meloniMATTEO SALVINI GIORGIA MELONI BY VUKIC

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