alfonso bonafede giuseppe conte

DI PIÙ NON BOSS - BONAFEDE ALLA CAMERA: ''NESSUNA PRESSIONE SULLE NOMINE AL DAP O SULLE SCARCERAZIONI, NON ACCETTO ALLUSIONI''. LA PROVA CHE I RENZIANI SONO STATI MESSI A CUCCIA DA CONTE, NELLE PAROLE DELLA ANNIBALI: ''SE QUESTA VICENDA FOSSE AVVENUTA A UN NOSTRO ESPONENTE IL M5S AVREBBE RICHIESTO LE DIMISSIONI CON MANIFESTAZIONI DI PIAZZA. NOI SCEGLIAMO LA SERIETÀ". OVVERO L'INSABBIAMENTO? - ALMENO RAFFAELE CUTOLO RESTA IN CARCERE…

 

Sandra Fischetti per l'ANSA

 

nino di matteo alfonso bonafede

Nessuna pressione subita per la nomina del capo del Dap nel 2018, nè al contrario esercitata sui giudici che in un mese e mezzo hanno scarcerato quasi 400 detenuti, ora agli arresti domiciliari. Davanti alla Camera dei deputati il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è chiamato a chiarire con un'informativa la vicenda della mancata nomina due anni fa al vertice del Dipartimento che amministra le carceri di Nino Di Matteo, il pm allora icona dell'antimafia e oggi consigliere del Csm.

 

Ma coglie l'occasione anche per escludere qualunque sua responsabilità nelle scarcerazioni che hanno interessato anche boss di mafia, camorra e 'ndrangheta, al centro delle polemiche: sono state disposte "in piena autonomia dai magistrati competenti, nella maggior parte dei casi per ragioni di salute" e "non c'è stato alcun condizionamento da parte del ministero o del governo", dice, assicurando che ora grazie ai decreti approvati dal governo ci sarà una "stretta". Il passaggio viene accolto da brusii dell'opposizione.

 

alfonso bonafede francesco basentini 1

Ma poche ore dopo arriva la notizia che le porte del carcere non si apriranno per uno dei più noti mammasantissima della camorra: si tratta di Raffaele Cutolo che si è visto rigettare dal magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia l'istanza dei domiciliari per ragioni di salute. Bonafede è da tanti giorni sulla graticola, raggiunto da una mozione di sfiducia presentata dalla Lega e sostenuta anche da FdI e FI, in attesa di calendarizzazione e che si teme possa essere votata anche da Italia Viva.

raffaele cutolo 2

 

E al primo appuntamento parlamentare di una settimana di fuoco (con un'audizione già fissata in Commissione Giustizia alla Camera e un'altra in via di convocazione da parte dell'Antimafia), passa al contrattacco. Il caso Di Matteo è scoppiato dopo che l'ex pm di Palermo ha dichiarato in tv che il ministro prima gli propose la guida del Dap - prospettiva invisa ai mafiosi come era emerso da alcune intercettazioni - e 48 ore dopo fece marcia indietro, preferendogli Francesco Basentini, che si è dimesso per le polemiche sulle scarcerazioni e che è stato sostituito alla guida del Dap dal Pg di Reggio Calabria Dino Petralia. Bonafede ripete "una volta per tutte" che "non vi fu alcuna 'interferenza'" nella nomina del capo Dap. Dice che non intende "tollerare più alcuna allusione", lamentando che si sia superato il limite, con offese alla sua "onorabilità" e al rispetto che si deve alle vittime delle stragi di mafia".

 

giuseppe conte alfonso bonafede

Un passaggio sostenuto dagli applausi di una parte della maggioranza. Delle intercettazioni dei boss il ministro spiega di essere stato a conoscenza prima ancora di parlare con Di Matteo, ribadendo ancora una volta di non essersi fatto "intimorire o condizionare da qualcuno". Alla fine ritenne che per il pm del processo Trattativa fosse meglio il ruolo di capo degli Affari penali, che gli aveva proposto sin dall'inizio come alternativa al Dap, al cui vertice indicò poi Basentini per "l'ottima impressione" che gli aveva fatto. Fu una scelta discrezionale, "secondo la legge". Il ministro parla 45 minuti di fila. Ma alla fine non convince l'opposizione, che torna a reclamare le sue dimissioni, e nemmeno Iv.

lucia annibali

 

"Se questa vicenda fosse avvenuta a un nostro esponente il M5S avrebbe richiesto le dimissioni con manifestazioni di piazza. Noi scegliamo la serietà", dice Lucia Annibali, secondo cui il caso è stato gestito "in modo non trasparente". Il ministro ha fatto una "vergognosa difesa d'ufficio", ora "tolga subito il disturbo", chiede Andrea Delmastro, responsabile Giustizia di Fdi. E dalla Lega l'ex sottosegretario di via Arenula Jacopo Morrone ricorda che la scarcerazione di boss "in altri tempi avrebbe fatto cadere ministri e governo". Critiche anche da Forza Italia. Enrico Costa invoca un patto sulla giustizia contro gli estremisti e a Bonafede dice: "ci divide tutto da lei, ma fatichiamo a considerarla colluso con la mafia". (

lucia annibali raffaele cutolo 1

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...