andrea scanzi mattia santori

IL PRINCIPINO AZZURRO DELLE BANALITÀ - SCANZI SU SANTORI: '' DOPO LA FOTO ILARE CON BENETTON, IL FLOP A SCAMPIA E LE TORTOIATE PRESE DA SALLUSTI E SENALDI, È TORNATO A SPRON BATTUTO IN TIVÙ. RIDE SEMPRE. LO TRATTANO CON UN MIX DI INDULGENZA E DEFERENZA. FA BATTUTE DA ASILO. LE SARDINE SONO UN BEL MOVIMENTO SPONTANEO, MA HANNO SCELTO COME FRONTMAN QUELLO (FORSE) PIÙ FOTOGENICO, MA (SICURAMENTE) PIÙ RESPINGENTE E MENO EFFICACE''

 

Andrea Scanzi per ''il Fatto Quotidiano''

 

 

mattia santori e le sardine si buttano in mare davanti al papeete

Mattia Santori, dopo la foto ilare con Benetton, il flop a Scampia e le tortoiate prese da Sallusti e Senaldi (avessi detto Frazier), è tornato a spron battuto in tivù. Fa piacere. Lo ha fatto come ospite di Merlino e Formigli, puntando sulle one to one per non correre il rischio di qualche ospite impazzito che lo mettesse in difficoltà anche solo chiedendogli "Pizza o calzone?".

 

In tivù, e non solo in tivù, Mattia ride sempre. Fa piacere pure questo, sebbene di tutta questa ilarità non se ne capisca granché il motivo. Nelle interviste lo trattano spesso con un mix di indulgenza e deferenza, e se la prima è naturale la seconda suona surreale, perché se Santori induce deferenza allora Cacciari va eletto seduta stante Imperatore delle Galassie. Santori dice che i grillini ce l' hanno con le Sardine perché "rappresentano quello che loro non sono più", e ci prende il giusto. Sentenzia che "non bisogna vergognarsi di essere di sinistra", e lo fa con la gravità definitiva di chi ha raccolto l' eredità morale di Bobbio.

 

mattia santori a che tempo che fa 1

Fa battute da asilo nido, asserendo - in uno dei suoi frequenti crolli contenutistici - che "Salvini è un erotico tamarro e noi un erotico romantico" (eh?). Propone (parola grossa) idee da liceale che occupa la palestra per far colpo sulla compagna di classe in prima fila, tipo "un Erasmus tra nord e sud" (autentica urgenza del Paese: altro che Reddito di cittadinanza!). E arriva a rivelare che per incontrare Conte bisogna "far coincidere le nostre agende", quasi che la sua Smemoranda avesse di colpo acquisito il peso granitico dei quaderni di Gramsci (che chiaramente Santori mai ha letto).

 

MATTIA SANTORI E LE ALTRE SARDINE A ROMA PER INCONTRARE PROVENZANO

Siam sempre lì: le Sardine sono uno splendido movimento spontaneo (sì, spontaneo), eterogeneo e per questo impossibile da tramutare in partito. Strepitose come catalizzatrici democratiche di indignazione, al momento (legittimamente) afasiche nel complicato passaggio da protesta a proposta. Va bene tutto: non puoi chiedere la Luna a una Sardina.

 

Solo che hanno scelto come frontman quello (forse) più fotogenico, ma (sicuramente) più respingente e meno efficace. Siano benedette le piazze che hanno riempito e riempiranno: lo siano un po' meno le nenie laiche espettorate dal principino azzurro delle Sardine.

Santori passa il tempo a criticare tutto quello che non gli somiglia, e questo va benissimo, ma non si capisce a nome di chi parli: se di se stesso va bene, se di tutte le Sardine allora è un problema.

ANDREA SCANZI

 

Sì, perché il Santori bastona (per quel che può) leghisti, fascisti e grillini, che per lui più o meno pari sono. E poi Conte, colpevole di avere avallato quegli obbrobri dei due decreti Sicurezza (dei quali, va da sé, Santori conosce giusto i bignami pubblicati dall' Espresso).

 

Il principino azzurro delle Sardine, con la sua voce vezzosamente in slow motion e l' aria di chi al ristorante ordina per ultimo per esser certo di distinguersi dalla massa, si dimentica però sempre di criticare con analoga nettezza colui che più di tutti sta facendo il gioco dell' odiato Salvini: ovvero Renzi. E perché mai non lo critica?

Facile: perché Santori era (era?) renziano.

Gli piaceva (piaceva?) il nulla ammantato di nulla del renzismo.

 

Votò convintamente "sì" il 4 dicembre 2016. E ancora adesso, quando parla, somiglia più a un Calenda impreparato che non alla bravissima Elly Schlein (che vale 187 mila volte Santori).

SCANZI

Ecco, quasi-compagno Mattia, va bene tutto. Le banalità un tanto al chilo, l' entusiasmo credo sincero e persino quel buonismo posticcio da Benigni mai stato Cioni Mario. Va bene perfino la tua idea di "cambiamento", così annacquata da risultare graditissima a quello stesso sistema che dici di voler - più o meno - scardinare.

 

Però, di grazia, prima di rampognare gli altri dall' alto di un piedistallo immaginario, fai una bella cosa: scendi dal pero, esci dal favoloso mondo di Santorì e combatti anche chi sta consegnando il Paese a Salvini. Ovvero quel Matteo che votavi fino all' altroieri e che già sogna - spero invano - di cederti un giorno il posto da vicecapitano nella bad company chiamata "Italia Viva".

 

elly schlein

Tra uno strale moscio e un' invettiva stitica, quasi-compagno Mattia, trova il tempo per criticare quel che eri e forse ancora sei. Dicci che su Renzi sei stato come minimo un bischero. Che hai sbagliato tutto. E che solo oggi hai compreso (se lo hai compreso) che in fondo tra lui e Salvini l' unica differenza è il cognome.

 

santori

Fallo, una volta per tutte. Solo a quel punto, forse, le tue intemerate disinnescate potranno sembrare veramente convincenti. Altrimenti, e perdonami la mezza grevità, resterai sempre l' ex rappresentante di Liceo che faceva il politicizzato per conquistare le fighe. In classe lo abbiamo avuto tutti, ed era proprio uguale a te.

santori sardine benetton toscani

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?