pnrr recovery giorgia meloni ursula von der leyen - le frasi di osho

IL PROBLEMA NON È QUANTO SI SPENDE, MA COME – FEDERICO FUBINI: “LA PRIORITÀ PRINCIPALE DEL PNRR È NELLE RIFORME CHE DOVRANNO ACCOMPAGNARE LA SPESA NON SOLO SULLA CARTA MA NELLA REALTÀ QUOTIDIANA” – “IL PROBLEMA NON È CHE RISCHIAMO DI PERDERE I FONDI.  È CHE SPENDERLI SARÀ COME VERSARE BENZINA IN UN MOTORE DIFETTOSO, SE NON GUASTO. AL GOVERNO LA RESPONSABILITÀ DI SPIEGARE LE RIFORME. A TUTTI GLI ALTRI QUELLA DI CAPIRE CHE NON È SUL PNRR CHE SI FA L’ETERNA SCARAMUCCIA NAZIONALE FRA GUELFI E GHIBELLINI: QUI VINCIAMO — O PERDIAMO — TUTTI INSIEME…”

FEDERICO FUBINI

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

Le dimensioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono tali che mettere a fuoco i punti salienti diventa difficile per tutti. Lo è per il governo, per l’opposizione […], per chi vive nelle istituzioni o chi guarda da fuori. Una delle sfide […] è fare il punto di volta in volta sulle priorità reali o solo apparenti.

 

Quanto a questo, non è vero che il primo grande imperativo sia spendere, spendere il più in fretta possibile perché siamo già in ritardo e nel 2026 scatta la ghigliottina di Bruxelles.

raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 6

Questo è un modo vecchio di vedere gli investimenti pubblici e i fondi europei. In primo luogo, quel che conta di più non è quanto si spende o quanto velocemente ma i risultati che si ottengono con quei soldi: è su di essi che l’Italia, come tutti gli altri Paesi europei, è tenuta d’occhio a Bruxelles.

 

Per esempio, il numero dei posti in asilo-nido non è sceso da 264 mila a 150 mila con l’ultima revisione perché siamo in ritardo con le opere: è sceso perché si era pensato all’inizio del Pnrr di risistemare anche dei posti già esistenti, non solo di crearne di nuovi; ma questa scelta era incompatibile con quanto indicato: il Pnrr serve per aprire posti in asilo-nido in più. Il concetto, semplice ma rivoluzionario per l’Italia, è che conta l’efficacia dei progetti più della quantità di spesa.

 

PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO

Ci sono però altri due motivi per respingere la tirannia delle fatture. Uno di essi è che potremmo anche scoprire che in questo non siamo indietro come credevamo. Alle ultime previsioni disponibili, ormai di un anno fa, il governo immaginava di aver speso 61 miliardi su 191,5 entro la fine di quest’anno.

 

Siamo sotto, ma forse non in maniera catastrofica: forse fra due terzi e tre quarti della strada che si era previsto di coprire […]. Chi ha cercato di fare i conti nota infatti che pagamenti per molti miliardi sono stati già fatti dalle amministrazioni — Comuni inclusi — ma non ancora rendicontati dalla Ragioneria.

 

MODIFICHE AL PNRR

[…] Terza ragione per angosciarsi sì, ma non troppo, è che nel 2026 la ghigliottina europea sui fondi del Pnrr non calerà. Non c’è neanche bisogno che i governi europei si accordino per concedere una proroga: a certe condizioni essa esiste già nelle regole attuali. […]

 

Dunque la priorità principale del Pnrr, checché se ne dica, non è lì. È, sempre di più, nelle riforme che dovranno accompagnare la spesa non solo sulla carta ma soprattutto nella realtà quotidiana degli italiani. Le difficoltà nel governo e nel Paese sul passaggio al mercato libero delle forniture di energia — con l’ipotesi del ministro Raffaele Fitto di chiedere la «cortesia» di una proroga a Bruxelles — sono emblematiche di una certa impreparazione collettiva in Italia su questo aspetto del Piano.

 

RAFFAELE FITTO E GIORGIA MELONI

È come se fossimo tutti colti di sorpresa da un’imposizione calata dall’alto. Ma non è: le riforme sono indicate dall’Italia stessa e accettate a Bruxelles. E il rischio di farsi sorprendere non riguarda solo il governo, ma l’intera classe politica, le (legittime) rappresentanze di interessi, gli apparati dello Stato.

 

Esempi? Gli «obiettivi» e i «traguardi» del Pnrr da raggiungere entro la fine di quest’anno erano 69 nel piano originario, in cambio di 20,6 miliardi. Dopo la recente revisione gli «obiettivi» e «traguardi» sono scesi a 52 e le erogazioni della quinta rata sono scese a 12,1 miliardi. Questo non vuol dire che perderemo i fondi, ma che alcune novità importanti slittano perché non siamo pronti: fra tutte, otto riforme per ridurre o annullare i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese, rimandate a metà del 2025.

 

I NUMERI CHIAVE DEL PNRR - LA STAMPA

Eppure decine di migliaia di imprese che forniscono comuni, ministeri, strutture sanitarie sanno quanto sia vitale per loro. Questo non è un caso isolato. È tipico di un Paese e di uno Stato che da decenni faticano ad accettare il cambiamento. Eppure riuscirci diventa ora fondamentale per il prosieguo del Pnrr.

 

Nel 2024 dovremo non tanto fare riforme nero su bianco, ma mostrare risultati concreti delle riforme sui temi che più toccano gli italiani: la riduzione concreta dell’arretrato nei tribunali e nelle corti d’appello civili; la semplificazione e digitalizzazione di duecento diverse procedure amministrative per cittadini e imprese; il raggiungere risultati concreti di lotta all’evasione e riduzione del contenzioso fiscale tramite le lettere di conformità dell’Agenzia delle Entrate; un’altra legge di concorrenza su settori nevralgici come farmaceutico, distribuzione al dettaglio, assicurazioni, reti del gas, porti, aperture d’impresa.

raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 7

 

Senza tutto questo il problema non è che rischiamo di perdere i fondi.  È che spenderli sarà come versare benzina in un motore difettoso, se non guasto. Al governo la responsabilità di spiegare le riforme ai molti refrattari e preparare il Paese. A tutti gli altri quella di capire che non è sul Pnrr che si fa l’eterna scaramuccia nazionale fra guelfi e ghibellini: qui vinciamo — o perdiamo — tutti insieme.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”