giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini

PROMESSE ELETTORALI: I CONTI GIA' NON TORNANO - DAI MILLE EURO DI PENSIONE MINIMA ALLA FLAT TAX: LA CAMPAGNA ELETTORALE SI RIEMPIE SUBITO DI PROMESSE SENZA COPERTURA DI SPESA - LA PROPAGANDA FEROCE PARE DESTINATA A CREARE UN PERICOLOSO FRONTE #FORZADEBITO. LE BATTAGLIE DI SALVINI SULLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE FISCALI (CHE COMPORTANO MENO ENTRATE PER LO STATO) E SULLA RIDUZIONE DELL’ETA’ PENSIONABILE (“MISURA COSTOSISSIMA”)- E NEL CENTROSINISTRA...

Marco Zatterin per “la Stampa”

 

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

Silvio Berlusconi sa sempre regalare un buon titolo. «Pensione minima a mille euro», ha promesso in caso di vittoria a chi voterà Forza Italia e non si porrà tutta una serie di domande, come «ma davvero?», «lordi o netti?», «a tutti, o solo a chi ne ha bisogno?» e, alla fine, «quanti miliardi costa e chi paga?». Un esperto di cose Inps taglia corto e risponde che «occorre un botto di soldi che non ci sono», ma poi si arrende alla consolidata legge della campagna elettorale: l'impegno di spesa prevale sulla copertura. La lotta per il consenso già in queste prime ore di propaganda feroce pare destinata a creare un pericoloso fronte #ForzaDebito. Non che se ne preoccupino molto, soprattutto alcuni. Si vuole il governo e poi si vedrà.

 

Nell'attesa, annotiamo che la pensione a mille euro - spannometricamente, per carità - riguarda il 32% degli ex lavoratori, ovvero 5-6 milioni di uomini e donne. Il che, in numeri, equivale a una spesa previdenziale aggiuntiva tra i 20 e i 27 miliardi l'anno. Cioè 100 miliardi per un'intera legislatura se il cavaliere si afferma e mantiene la parola.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Non che sia tempo di ampliare la voragine del passivo repubblicano che veleggia oltre il 150% del pil. La congiuntura è sfavorevole, ci sono la guerra e la pandemia, l'inflazione rovente e il gas ristretto, i tassi stanno crescendo e, nonostante il lavoro del Tesoro nell'allungare le scadenze, il servizio del debito è destinato a salire rapidamente e presto.

Oltretutto, qualora finissimo in una tempesta da alto spread, la pur mite linea della Bce per aiutarci richiederebbe il rispetto dello status quo, dunque conti aggiogati e rispetto degli impegni del Pnrr.

 

Scostamento zero, insomma.

La strada consigliata è questa.

 

salvini meloni berlusconi

Da Calenda a Salvini Ce l'ha in testa Carlo Calenda quando scrive nel Patto repubblicano che «nessun taglio di tasse può essere fatto ricorrendo a deficit aggiuntivo» e che il bilancio «va tenuto sotto controllo». È un piccolo conforto per chi teme le deviazioni dei conti pubblici e ne immagina gli effetti, una sensibilità che porta il leader di Azione in sintonia con il Pd di Enrico Letta, per il quale la stella polare resta l'agenda virtuosa di Draghi. I dem vogliono il taglio del cuneo fiscale (6,4 miliardi il costo che stimano nel 2023) e lavorano a un salario minimo che combini l'estensione del Tec (Trattamento economico complessivo) e la definizione di soglie minime per le fasce più povere e deboli. A sentire loro, l'equilibrio di cassa è garantito.

 

Non è la stessa cosa se si scorre il taccuino di Matteo Salvini. Lo sbarbato leghista, che due settimane fa auspicava 50 miliardi di extradeficit da distribuire agli italiani, si vincola a un azzeramento delle cartelle fiscali. Un condono, a dirla col suo nome. Quanti soldi? Il signore del Carroccio si riferisce almeno ai 34 milioni pratiche congelate causa pandemia che, poco alla volta, hanno ripreso a partire da marzo.

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 8

Si tratta di atti che, se cancellati, comporterebbero minori entrate per lo Stato e le amministrazioni locali (cioè noi) pari a 75 miliardi l'anno, con un totale che supera i 110 miliardi visto che la prospettiva è di 18 mesi. Denari svaniti e un segnale preciso per chi le cartelle deve onorarle: ora potrà anche valutare di non farlo e aspettare la sospensione dell'onere.

 

Salvini promette poi la riduzione dell'età pensionabile, ponendo "quota 41" per gli anni di contribuzione e caricando un ulteriore fardello sulle spalle dell'Inps. «Costosissimo», assicura l'esperto dell'Ente. Come il vitalizio alle mamme immaginato da Berlusconi. Per poterselo permettere occorrerebbero maggiori entrate, montagne di entrate. Invece il capitano leghista insegue la leadership da sondaggio di Giorgia Meloni rintavolando la Flat Tax, i cui effetti sul bilancio sono noti. Secondo la stima dell'economista Carlo Cottarelli una vera e propria imposta piatta «costerebbe circa 57 miliardi allo Stato di cui 46 andrebbero a favore del Centro-Nord e solo 11 al Sud». Senza contare che i benefici sarebbero percentualmente più ricchi per i redditi alti. Più Sceriffo di Nottingham che Robin Hood, in breve. E Tesoro coi forzieri più leggeri.

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 5

I programmi Giorgia Meloni sta scrivendo un programma di migliori intenzioni. Sul sito c'è il vecchio che andrebbe considerato "ufficiale"; eppure, si capisce che non lo è più così tanto. Quello era per l'opposizione, ora si pensa al governo. «Vogliamo concentrarci sulle cose che si possono fare», ha detto alla Stampa, precisando di voler mantenere gli impegni del Pnrr, salvo provare a convogliare risorse dove l'Italia è più competitiva degli altri, cosa che non le pare stia succedendo. Centrali, per FdI, gli aiuti a chi assume, il taglio del cuneo, l'azzeramento del reddito di cittadinanza, una flat tax incrementale oltre i 100 mila euro di reddito. Si ritroverà con Salvini e azzurri nel garantire tassisti e balneari, il che porta voti, ma costa in benefici allo Stato e ai cittadini. Da vedere sarà l'effetto dell'europeismo sovranista. Una tensione con Bruxelles potrebbe colpire il debito. La grammatica dell'euro non è stata chiarita.

 

C'è voglia di spesa pure al centro e a sinistra. Inevitabile.

 

Il Pd si batte fra l'altro per «rafforzare il potere d'acquisto dei salari» con l'estensione dei bonus per le categorie escluse ( 600 milioni annui). Calenda vuole detassare l'assunzione dei giovani sino a 25 anni e cercare gettito nelle transazioni digitali, per alleggerire il fisco da lavoro e produzione: «Ogni euro recuperato dall'evasione deve essere minor tassazione l'anno successivo».

berlusconi flat tax

 

 Sul cuneo fiscale converge Giuseppe Conte, guida dei grillini, che però non esclude l'ipotesi di uno scostamento di bilancio. «Valuteremo ogni opzione», ha ammesso "l'avvocato degli Italiani" alla Stampa. Per il resto, i discepoli di Grillo partono dai nove punti proposti a Draghi per restare al governo, collana di auspici tutti piuttosto esosi, come il reddito di cittadinanza, gli aiuti straordinari per famiglie e imprese, il proseguimento del superbonus al 110 per cento e il cashback anche come strumento di lotta all'evasione. Benefici da valutare; spese sicure. In linea con chi lamentava che le promesse elettorali sono come una vendita all'incanto di merce rubata. Non è sempre così, a ben vedere. Ma questa corsa italiana al voto nell'anno rovente del signore 2022, sinora, sembra offrire più conferme che eccezioni alla nefasta regola.

FLAT TAX

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”